La sua vita è stata dedicata quasi interamente alla lotta contro il cancro. Dopo la laurea in medicina e chirurgia all’Università Statale di Milano entra all’Istituto Nazionale dei tumori come volontario e ne diventa direttore nel 1975.
Dieci anni prima è stato tra i cofondatori dell’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro, mentre nel 1982 ha fondato la Scuola europea di oncologia.
Tra il 1985 e il 1988 è stato presidente dell’Organizzazione europea per la ricerca e la cura del cancro.
Tre anni più tardi è stato direttore scientifico dell’IEO, l’Istituto europeo di oncologia fino al 2000 e poi dopo una pausa di qualche mese fino al 2014.
Nel 2003 ha creato la Fondazione Umberto Veronesi, con l’obiettivo di sostenere la ricerca scientifica a livello nazionale in oncologia, cardiologia e neuroscienze e promuovere la divulgazione scientifica.
La sua attività è legata a doppio filo all’invenzione della chirurgia conservativa per la cura dei tumori mammari, che ha fatto scuola in tutto il mondo. È stato il primo a teorizzare e a proporre la quadrantectomia, un intervento conservativo, che permette di salvare la maggior parte di seno possibile, che all’inizio degli anni Ottanta ha sostituito la mastectomia, molto più invasiva, visto che prevede l’asportazione totale della mammella.
Questo tipo di operazione chirurgica deve il suo nome al fatto che i chirurghi oncologi generalmente dividono idealmente il seno in quattro aree. In questo modo asportano solo l’area della mammella in cui è localizzato il tumore, talvolta con la cute soprastante e con una parte del muscolo grande pettorale al di sotto della ghiandola.
L’intervento è poi seguito da una radioterapia per proteggere il seno sia dal rischio di recidiva sia dalla comparsa di un nuovo tumore. In genere l’intervento è possibile per tumori di piccole dimensioni, fino a circa tre centimetri.
Umberto Veronesi negli anni Settanta aveva capito che la mastectomia era un intervento troppo aggressivo per tumori molto piccoli le cui cellule si riproducono in maniera poco aggressiva. Nel 1973 fece uno studio su 700 donne, metà delle quali sottoposta alla tradizionale mastectomia totale, mentre l’altra metà sottoposta a quadrantectomia seguita da radioterapia.
Nel 1981 i primi risultati della sua ricerca furono pubblicati sul New England Journal of Medicine e non lasciavano dubbi: le donne dei due gruppi non presentavano differenze nella sopravvivenza né nel tempo trascorso prima di una eventuale ricaduta.
Francesco Bianco
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