«Accetto di raccontarvi la mia storia perché potrebbe aiutare tante persone a capire l’importanza della prevenzione per tutelare la propria salute»: Toto Cotugno inizia così la sua confessione su OK di novembre a proposito del suo tumore alla prostata.
«Non ne ho mai parlato prima su un giornale in quanto è un fatto intimo che tocca non solo il corpo ma anche la mente, il cuore. Il 7 gennaio 2007 al San Raffaele di Milano ho subito un intervento per un tumore maligno alla prostata. Il chirurgo era Patrizio Rigatti, il primario di urologia che ha operato Silvio Berlusconi, tanto per intenderci. Mi ha salvato la vita, avevo già le metastasi.
Ma prima di lui un’altra persona è stata come un angelo: Al Bano, che per me è come un fratello, l’uomo che amo di più al mondo dopo mio figlio Nico. Fu lui, Al Bano, a convincermi a sottopormi a un controllo.
Io non ne sentivo la necessità, non ne avevo voglia. A questo punto Al Bano prese l’iniziativa, contattò lui stesso il professor Rigatti e fissò un appuntamento per me. Come non essergli riconoscente? Il risultato delle analisi fu immediato e la diagnosi sconvolgente.
Fino a quel momento non avevo neppure l’idea di che cosa fosse una malattia (e quella malattia!). Mi reputavo sano, facevo sport, tenevo concerti.
Dunque, l’operazione. Tutto sembrava andare bene, ma dopo ho avuto una ricaduta. Sono stato ricoverato in ospedale e ci sono rimasto sei mesi: dal gennaio al luglio 2009. È stato un periodo difficile e molto pesante.
Le operazioni e la chemio
Mi sono dovuto sottoporre a cicli di chemioterapia (mi pare di aver fatto una decina di sedute) e di tomoterapia (per quattro mesi), che mi hanno aiutato molto ma mi hanno indebolito. Per cui mi è venuta un’infezione al pube. Scusate se non uso i termini medici appropriati, parlo da incompetente, da “muratore”.
Sono finito di nuovo sotto i ferri, operato con una tecnica speciale, per cui mi hanno richiuso senza darmi i punti di sutura. Quest’anno ho persino partecipato al Festival di Sanremo. Allora potete farvi l’idea di come ho affrontato tutto con grinta e tanta voglia di riprendermi.
Il canto è il simbolo del piacere di vivere, e io ho vissuto per il canto. Come individuo sono una roccia e ho sempre visto azzurro. Però ho avuto paura, nonostante l’amorosa presenza di mia moglie Carla e di mio figlio, nonostante il sostegno del mio amico Al Bano, e di Guido, Fabio e Franco.
Detesto suscitare compassione, ecco perché in un primo momento avrei preferito non rilasciare questa intervista. Poi mi sono convinto che la mia testimonianza è importante per la prevenzione. È una raccomandazione che voglio rivolgere soprattutto agli uomini: sottoponetevi a un controllo sullo stato di salute della prostata. Basta un semplice esame del sangue.
Sono stato un cretino, un deficiente a non pensarci! Se si interviene in tempo, ci si cura e si può anche guarire. Come mi sento adesso? Abbastanza bene, direi. Ma nonostante quello che mi sta capitando continuo a pensare che la vita sia bellissima. E io, voi, abbiamo il dovere di viverla al massimo, con gioia e con coraggio. Io ce la metto tutta. Poi alla fine è il Padreterno che decide».
Toto Cutugno (testo raccolto da Maria Cristina Giongo per OK La salute prima di tutto di novembre 2010)