«Una mattina mia madre ha dovuto lasciarmi un’oretta dalla vicina di casa», dice Caterina Balivo. «Al ritorno, ha notato che qualcosa non andava: camminavo sbandando, ero tutta rossa in faccia. Avevo ingoiato il detersivo. Di corsa in ospedale e subito riempita di tubi per salvarmi la vita».
La conduttrice televisiva racconta a OK della lavanda gastrica subita a nove mesi.
«Ogni volta che mia madre lo racconta quasi si mette a piangere. A nove mesi ho rischiato di morire. I medici mi hanno salvata in extremis con una lavanda gastrica. Da piccola ero una bimba terribile: precoce, mai ferma, pronta a combinarne una. Pensate che a sette mesi e mezzo già camminavo e, un annetto dopo, ero capace di svegliarmi, sgattaiolare fuori dal lettino, accendere le luci (gli interruttori erano posizionati in basso) e mettermi a giocare in piena notte nel salone.
Non stavo mai tranquilla
Abitavamo a Bergamo alta, dove mio padre, Salvatore, aveva trovato un posto di lavoro come insegnante alle scuole medie. Era il 1980. Mia madre, Maria Rosaria, casalinga, non mi perdeva d’occhio un attimo. Sempre. Ero una peste.
Una mattina però, faceva molto freddo, doveva andare a fare la spesa, non voleva portarmi in giro e mi affidò per un’oretta alla vicina di casa.
Al suo ritorno tutto sembrava normale. Ma poco dopo mia madre cominciò a notare qualcosa di strano: camminavo sbandando, ero tutta rossa in faccia. Sembravo ubriaca. Con il passaggio di un’amica, dato che l’ambulanza non veniva, mi portò in ospedale.
Arrivate lì, i medici non persero tempo: “Principio di avvelenamento, serve una lavanda gastrica”. Mia madre a momenti si sentì male. L’idea che sua figlia venisse riempita di tubi e tubicini la fece vacillare, era terrorizzata. In più si sentiva in colpa perché non riusciva a capire cosa fosse successo, perché mi aveva lasciato a qualcun altro, perché non mi aveva controllata. Anche mio padre era spaesato: ero la prima figlia di una giovane coppia, 29 anni lui e 24 lei, in una città che non era la loro (sono originari di Aversa, provincia di Caserta).
Per fortuna, dopo la lavanda gastrica tutto andò a posto. Ma i medici dissero chiaramente ai miei genitori che avevo rischiato la vita. Non ci spiegarono cosa aveva potuto causare quel principio di avvelenamento. Mia madre negli anni ha pensato di tutto: la conclusione plausibile è che nella cucina della vicina avessi ingerito un detersivo.
Da quel momento però, almeno fino alla nascita delle mie sorelle, Francesca tre anni dopo, nel 1983, e poi Sara nel 1988, non mi ha mai mollata un attimo. Ho vissuto praticamente in simbiosi con lei. Il risultato è che adesso io non riesco a fare nulla, neanche ad andare in onda in diretta, se prima non la sento e non ho un suo consiglio.
Mi è rimasto il terrore degli ospedali
Io non posso dire che è una conseguenza di quell’episodio, fatto sta che ho un terrore incontrollato di siringhe, prelievi, ospedali e dottori. Se so di dover andare in clinica, anche solo a far visita a qualcuno, inizio a star male tre giorni prima.
Alla sola vista di una goccia di sangue mi vengono i brividi. L’ultima volta che ho dovuto fare un prelievo, mi sono agitata talmente tanto che il medico mi ha detto: “Neanche una bimba fa tanto chiasso”. Mi ha pure presa in giro. Messa via la siringa, mi ha regalato il certificato delle Winx di “Bambina Coraggiosa”, quello che di solito dà alle piccole pazienti».
Caterina Balivo (testo raccolto da Barbara Rossi nel marzo 2009 per OK La salute prima di tutto)