«Una mattina mi sveglio e la mia mascella è a pezzi», racconta Andrea Montovoli. «Ho la sensazione che se aprissi la bocca la parte sotto si staccherebbe. Colpa dei denti del giudizio, penso. E invece il dentista tira fuori una parola strana: bruxismo».
Ecco la confessione dell’attore a OK.
«La prima volta l’ho messo un anno fa. Intendo il bite, quell’aggeggio fatto su misura che ti infili tra i denti e che ti fa parlare come se avessi delle patate in bocca, con la S tipica del Jovanotti anni Ottanta.
E io che credevo che gli apparecchi per i denti fossero una cosa da bambini o al massimo da preadolescenti. Invece a 23 anni suonati mi sono ritrovato dal dentista che non mi ha lasciato scelta. O bite o sofferenza.
Tutto ha inizio in una giornata come le altre, tra un set e una prova. Mi alzo con la mascella a pezzi, come bloccata, e la faccia che tira. Ho la sensazione che se aprissi troppo la bocca la parte inferiore del volto e il mento si scardinerebbero.
Quel giorno ci passo sopra ma il fastidio si ripresenta nelle mattine successive. In più, avverto un indurimento anche a livello della cervicale e mi prende un leggero mal di testa che non mi abbandona per tutta la giornata, anche perché di antidolorifici preferisco non sentir parlare.
“Sarà lo stress”, penso. Del resto in quel periodo sto lavorando moltissimo: magari patisco i ritmi convulsi o l’ansia da prestazione. Ma quando mia sorella mi fa notare che sono settimane che mi alzo dal letto con una faccia tremenda, della serie “ho visto un film dell’orrore per tutta la notte”, allora mi decido a indagare.
Vado dritto dal mio dentista a Bologna, perché penso che sia colpa del dente del giudizio. Ma ancora prima di vedere la lastra lui smentisce: “Si tratta di bruxismo. Andrea, digrigni i denti di notte. Senza che tu te ne accorga, sfregano l’uno contro l’altro e il risultato è che ti alzi alla mattina con dolori alla bocca e la mascella bloccata”.
Su una cosa ci ho azzeccato, però: ha tutta l’aria di essere un disturbo da stress.
Una protezione da pugile contro il mio bruxismo
La soluzione sta in quattro lettere: bite. Il dentista prende il calco delle mie arcate dentali e dopo qualche giorno mi consegna questo affarino di resina bianco, come i paradenti dei pugili, che devo portare di notte, stringendolo come se lo mordessi leggermente.
Così si ristabilisce il corretto allineamento delle arcate, si proteggono i denti dall’erosione e si eliminano le tensioni sulla mandibola e sul collo. Comincio la terapia e il fastidio si riduce nel giro di un mese.
Per mettere a tacere la cervicale e tenere buono lo stress mi iscrivo anche a un corso di yoga, e presto i risultati si sentono a livello di spalle e collo.
I primi tempi non riuscivo ad addormentarmi
I primi tempi vivo scene piuttosto comiche: ci impiego mezz’ora prima di addormentarmi con quel coso in bocca, durante la notte a tratti mi sento soffocare, girandomi tra le lenzuola lo perdo e la mattina devo rovistare come un segugio per recuperarlo.
Poi me lo scordo di continuo e dappertutto: allora lo infilo nella trousse che mi porto sui vari set, come le donne si portano lo specchietto in borsa.
Ogni tre-quattro mesi circa devo tornare dal dentista per aggiornare il calco e adattarlo alle arcate. Sto impegnandomi a portarlo tutte le notti, e so che alcuni consigliano di tenerlo il più possibile anche di giorno. Ma io non ce la faccio proprio!
Non so fino a quando sarò bite-dipendente: il dentista dice che più mi sforzo meglio è. Del resto ora non avrebbe senso smettere: mi sono abituato e i benefici hanno davvero migliorato la qualità della mia vita.
Andrea Montovoli (testo raccolto da Francesca Gambarini per OK La salute prima di tutto di gennaio 2010)