Qual è il paziente tipo di emicrania? A dircelo sono i primi dati di I-GRAINE, il Registro Italiano dell’Emicrania. Secondo le informazioni contenute in questo database le persone più a rischio di soffrire di emicrania sono donne, colte, sono sposate con almeno un figlio, lavorano e hanno in media 45 anni. In genere non fanno attività fisica, dormono male o soffrono proprio d’insonnia e spesso hanno anche altre malattie. In genere soffrono di emicrania da tantissimo tempo. In media si parla addirittura di 27 anni. Gli attacchi sono ogni 3 giorni. Significa che più o meno si passa un terzo di ogni mese con questa condizione debilitante.
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Cos’è l’emicrania?
L’emicrania non è altro che una forma di mal di testa ricorrente. In Italia ne sono interessati circa 8 milioni di residenti, una cifra enorme. In genere colpisce una sola parte della testa – ecco perché si dice che è una cefalea unilaterale – dà dolore intenso, che non permette di fare quasi niente, anche perché peggiora se ci muoviamo.
Con e senza aura
Ci sono due forme di emicrania:
- con aura, quando l’emicrania è preceduta da quello che i medici chiamano scotoma scintillante. Si tratta di improvvisi lampi di luce con vista annebbiata, accompagnata da formicolio agli arti, rigidità del collo, difficoltà nel parlare.
- senza aura, quando l’emicrania arriva improvvisamente senza essere preceduta da questi flash di luce.
Paziente tipo di emicrania: cos’è il Registro Italiano per l’Emicrania?
È il primo database disponibile per comprendere meglio la malattie e cercare di fermare questa epidemia. Il progetto è promosso dall’Irccs San Raffaele, ma a questo studio partecipano 38 centri di ricerca.
Quello che colpisce dall’analisi dei dati è che appena il 38,1% di chi soffre di emicrania ha pensato di rivolgersi a un centro cefalee. Questo nonostante più del 10% dei pazienti è costretto a ricorrere alle cure del Pronto Soccorso due volte all’anno.
Ma c’è di più. Solo la metà delle persone che convive con questa cefalea si è rivolto al Servizio Sanitario Nazionale. Spesso il professionista a cui si sono rivolti non è neanche quello giusto. Un altro dato che deve far riflettere è che quasi in 3 casi su 4, il paziente ha scelto autonomamente di rivolgersi a uno specialista, e non perché spinto dal medico curante.
Paziente tipo di emicrania: spesso gli esami diagnostici non sono quelli giusti
Gli esami diagnostici strumentali più usati sono ancora la TAC o la Risonanza Magnetica. Negli ultimi 3 anni, il 77,4% dei pazienti si è sottoposto almeno a uno di questi test. Ma non sempre sono gli esami giusti da fare.
“I dati sino ad ora raccolti dallo studio cominciato nel secondo semestre del 2021 confermano le enormi lacune nella diagnosi e terapia. Ma anche l’imponente spreco di risorse. Identificano però anche strategie di azione per rendere curabile e sostenibile questa malattia neurologica. La riduzione degli sprechi di denaro per esami inutili, può consentire di allocare risorse per i modernissimi farmaci per l’emicrania”. Il professor Piero Barbanti è responsabile scientifico Centro Cefalee e Dolore Neuropatico del San Raffaele.