Già in passato alcuni ricercatori avevano dimostrato che specifiche zone del cervello delle persone che praticavano la meditazione in modo regolare erano più sviluppate e contenevano maggiori quantità di materia grigia rispetto ai soggetti non coinvolti in alcuna attività.
Studi successivi hanno poi dimostrato che le persone che meditano hanno anche un numero maggiore di connessioni tra i neuroni e mostrano segni meno evidenti di atrofia cerebrale legata all’età.
Avere maggiori connessioni significa trasmettere segnali in modo più rapido ed efficiente attraverso il cervello e per questo gli effetti preventivi della meditazione sembrano coinvolgere molte più zone cerebrali di quello che si ipotizzava in passato. Questi studi indicano come forme antiche di cura del sè abbiano impatti molto profondi a livello fisiologico e biochimico.
Mettere in pratica le tecniche di meditazione non è semplice e spesso all’inizio occorre essere guidati. Ma se oltre a ridurre lo stress e ad aumentare il benessere complessivo della persona la meditazione può aiutare il cervello a non invecchiare, è auspicabile che sempre più persone si avvicinino a tale pratica.
Filippo Ongaro
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