I datori di lavoro che tentano di motivare i dipendenti inneggiando allo stacanovismo fanno doppiamente male: non danneggiano soltanto la salute dei lavoratori, ma perfino il business dell’azienda. A dirlo è una ricerca condotta dai ricercatori britannici della University of East Anglia e pubblicata sulla rivista Work & Stress.
A tutti è capitato prima o poi nella vita lavorativa di avere a che fare con un boss che spinge i collaboratori a superare i propri limiti, dando più del 100% e presenziando sul lavoro anche se malati. Ebbene, questo pressing continuo e la politica del “tutto è possibile”, in realtà, non pagano nel lungo periodo: i ricercatori lo hanno verificato monitorando per tre anni 155 dipendenti delle Poste danesi e i loro manager. Lungi dall’aumentare la produttività, queste strategie motivazionali hanno l’effetto controproducente di stressare all’inverosimile i lavoratori, portando i soggetti più vulnerabili ad accumulare problemi di salute con la conseguenza di far impennare le assenze per malattia, più che i risultati aziendali.
«E’ possibile che l’aspettativa di alte performance rappresenti un rischio sia per i dipendenti sani che per quelli fragili e che alcuni aspetti di questo modo di usare la leadership possano ritorcersi contro l’azienda stessa», fa notare Karina Nielsen, docente dell’ateneo britannico. «Il capo galvanizzatore – aggiunge – può spingere le persone più deboli al sacrificio personale in nome di un bene superiore, quello del gruppo, incoraggiandole a ignorare la loro malattia e a strafare. Nel lungo termine, questo comportamento può portare in realtà ad aumentare il rischio di assenze», assicura l’esperta.
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