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Boom di donazioni di organi e di trapianti in Italia nel 2023

Ottime notizie anche per le donazioni di tessuti e di midollo osseo. Stabilito il record di donatori per ogni milione di abitanti. Restano però differenze tra Nord e Sud del Paese

Una crescita record per i trapianti di organi in Italia nel 2023. Dal punto di vista meramente numerico nel nostro Paese ci sono stati 4.462 trapianti di organi. In percentuale significa un balzo del 15% rispetto al 2022, quando se ne fecero 3.876, dato tra l’altro già in crescita rispetto agli anni precedenti. Mai così alto anche il dato relativo ai donatori: battuto il record storico dei 28,2 donatori per milione di abitanti. Non dobbiamo, però, sederci sugli allori. In Spagna sono 48,9 ogni milione di abitanti i donatori.

I dati arrivano direttamente dal ministro della Salute, Orazio Schillaci, e dal direttore del Centro nazionale trapianti, Massimo Cardillo in occasione degli Stati generali della Rete trapianti.

Gruppo San Donato

Quali sono gli organi del corpo umano con gli aumenti di trapianto maggiori?

Gli aumenti più importanti li abbiamo avuti per:

  • i trapianti di cuore che sono aumentati di un ragguardevole 46,2%,
  • di quelli del polmone con un +33,8%.
  • Al terzo posto per crescita ci sono i trapianti di fegato (+14,7%),
  • seguiti da quelli di rene (+10,4%) e pancreas (5,3%).
  • Ottime notizie anche dalla donazione di tessuti (14.912, + 21%) e il loro trapianto (24.949, +16,7%).

Crescita record per i trapianti anche per midollo e tessuti

Ottime notizie come si diceva anche per le donazioni dei tessuti. Sono stati fatti 14.912 prelievi (+21%) e 24.949 trapianti (+16,7%). La crescita più importante sia sulle cornee, sia sul tessuto muscolo-scheletrico.

Record per le cellule staminali emopoietiche. Nel 2023 in Italia di sono state 399 donazioni di midollo osseo (+21,3%) e1.023 trapianti (+6,5%).

Come si è arrivati a questa crescita record per i trapianti di organi?

Secondo il presidente Massimo Cardillo, molto lo si deve a una organizzazione più efficiente. «Il dato più significativo – spiega – è l’aumento delle segnalazioni dei potenziali donatori. Vuol dire che gli ospedali stanno sempre più migliorando la capacità di identificare i soggetti deceduti che possono essere potenziali donatori».

Molto in questo senso si deve anche al Programma nazionale delle donazioni di organi redatto nel 2018. Il documento contiene le linee guida per rendere più efficiente tutto il sistema.

L’Italia resta tra i Paesi più garantisti per l’accertamento della morte

L’aumento si deve ancora alla donazione da pazienti deceduti. Non decolla ancora la donazione da donatori viventi. Ricordiamo che l’Italia è tra i Paesi più severi nell’accertamento di morte. È più lungo anche il periodo di tempo per l’arresto cardiaco che serve a certificare la morte di un paziente.

Massimo Cardillo spiega che i 20 minuti previsti dalla legge per definire la morte, accertata con arresto cardiaco, sono un tempo che in passato veniva ritenuto troppo lungo per mantenere una buona funzione degli organi. L’arresto del cuore determina un danno anche a livello degli organi che poi devono essere trapiantati.

L’ostacolo dei 20 minuti ha generato nuove tecniche di conservazione degli organi

«I nostri centri hanno messo a punto tecniche che consentono di superare queste criticità, come i sistemi di perfusione degli organi. Con queste tecnologie, gli organi vengono ossigenati e “nutriti” in modo tale che non subiscano danni legati all’assenza di circolazione sanguigna. In questo modo, è possibile valutare la funzione degli organi prima del trapianto, ma in alcuni casi anche migliorarla».

Il ruolo della perfusione degli organi

«La perfusione degli organi – continua Cardillo – ha consentito lo sviluppo del programma di donazione a cuore fermo. Per molti anni non era stato significativo. Quest’anno siamo arrivati a trapiantare più di 400 organi da questa tipologia di donatori. Quasi il 10% dell’attività di trapianto è stata ottenuta grazie a organi da donatori a cuore fermo. Ora è perciò possibile utilizzare organi che in passato venivano considerati non trapiantabili».

Crescita record per i trapianti di organi, ma restano criticità

I dati sembrano buoni in quasi tutte le regioni. Resta però un divario tra il Settentrione e il Meridione dell’Italia. La crescita non è uniforme. Ci sono ancora grandi differenze tra le regioni, anche se in alcune regioni del Centrosud abbiamo assistito a un sostanziale aumento.

Qui pesano ancora problemi di carattere organizzativo. Diverse regioni non hanno ancora messo in pratico il Piano nazionale delle donazioni.

Il 30% degli italiani resta contrario alla donazione degli organi

Quasi un italiano ogni tre resta contrario alla donazione degli organi. Rispetto all’importante aumento delle segnalazioni, non c’è stato un corrispondente miglioramento in chi si oppone che resta appunto intorno al 30 per cento.

Non c’è limite di età per la donazione

I più restii sono gli anziani. Tra i giovani c’è grande apertura verso la donazione. Pesa anche la mancanza di conoscenza. In tanti sono convinti che non si possa essere donatori una volta raggiunta la terza età. Naturalmente è falso.

Resiste anche la paura completamente infondata che gli organi possano essere prelevati quando una persona non sia ancora deceduta. Altri temono che i medici non curino in modo appropriato e adeguato una persona se questa ha dichiarato il suo consenso alla donazione. Anche in questo caso, tutto falso.

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Francesco Bianco

Giornalista professionista dal 1997, ha lavorato per il sito del Corriere della Sera e di Oggi, ha fatto interviste per Mtv e attualmente conduce un programma di attualità tutte le mattine su Radio LatteMiele, dopo aver trascorso quattro anni nella redazione di Radio 24, la radio del Sole 24 Ore. Nel 2012 ha vinto il premio Cronista dell'Anno dell'Unione Cronisti Italiani per un servizio sulle difficoltà dell'immigrazione. Nel 2017 ha ricevuto il premio Redattore del Gusto per i suoi articoli sull'alimentazione.
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