Sono milioni le persone che ogni anno hanno problemi al collo e alla schiena. Allo scopo di lenirne il dolore, alcuni ingegneri biomedici della Cornell University di Ithaca e un team di medici del Weill Cornell Medical College di New York hanno creato un impianto spinale a base biologica che potrebbe rivelarsi presto un toccasana per chi soffre di questi fastidi.
Lawrence Bonassar, professore di Ingegneria biomedica e ingegneria meccanica, e Roger Hartl, professore di Neurochirurgia presso il Weill Cornell Medical College, hanno creato dei dischi intervertebrali che sono già stati impiantati e testati con successo su cavie animali. La ricerca è stata pubblicata ieri on line nei Proceedings of the National Academy of Sciences. «Abbiamo progettato dischi – ha spiegato Bonassar – che hanno gli stessi componenti strutturali e gli stessi comportamenti dei veri dischi vertebrali. La speranza è che questa promettente ricerca porterà a dischi ingegnerizzati da poter impiantare presto in pazienti affetti da patologie alla schiena».
Ogni anno, una percentuale elevatissima della popolazione statunitense (tra il 40 e il 60%) soffre di dolore cronico alla schiena o al collo. Ai pazienti con diagnosi di grave malattia degenerativa del disco o ernia discale, viene solitamente effettuata una discectomia, ovvero la rimozione del disco spinale, seguita da una fusione delle ossa vertebrali per stabilizzare la colonna. Nonostante l’intervento, la schiena del paziente non riesce a recuperare la sensibilità antecedente all’operazione. «La chirurgia evita il dolore, ma spesso limita la mobilità, o addirittura può comportare la fine della carriera di un atleta professionista», ha dichiarato Hartl, che è anche il neurochirurgo responsabile dei New York Giants.
Il disco spinale umano è simile a uno pneumatico, con la parte esterna, chiamata anello, costituito da un materiale rigido, e il cerchio interno, detto nucleo, costituito da una sostanza gelatinosa che subisce la pressione e regge il peso. Il laboratorio di Bonasar si concentra sul recupero e l’analisi del tessuto muscolo-scheletrico. Invece di produrre protesi artificiali, che degradano nel tempo, gli scienziati americani stanno concentrandosi nella costruzione di impianti a base biologica, inserendo nei dischi cellule in grado di ripopolare le strutture con nuovo tessuto. «Questa tipologia di intervento – conclude Bonassar – si rivelerà meno invasiva, più sicura e avrà un minor numero di effetti collaterali».
Fonte Agi