Dopo un arresto cardiaco l’uso di particolari liquidi, ricchi di fluoro, potrebbe proteggere e salvare gli organi vitali dalla mancanza d’ossigeno. Ricercatori francesi dell’Inserm hanno infatti sviluppato, su animali da laboratorio, una nuova tecnica per raffreddare l’organismo quando il cuore si ferma, in modo da evitare danni se non si riesce a rianimare rapidamente il paziente.
Il metodo sperimentale – descritto sulla rivista Circulation – consiste nel somministrare liquido al fluoro nei polmoni, abbassando così rapidamente la temperatura dell’organismo per limitare le conseguenze negative della mancanza di afflusso sanguigno per cervello, fegato, reni. In pratica, spiegano i ricercatori, attraverso il fluido arricchito di fluoro si crea «una sorta di respirazione bastata sui liquidi e non sui gas»: i polmoni possono continuare a funzionare nonostante i cuore in arresto, mentre la temperatura, scendendo fino a 23 gradi, garantisce una ipotermia terapeutica.
«Per il momento – spiegano gli scienziati – siamo solo nella fase degli studi preclinici, ma le prospettive cliniche di questo lavoro sono importanti». L’arresto cardiaco, infatti, blocca la circolazione del sangue e se questa non viene riattivata entro 3 o 4 minuti gli organi vitali vanno in debito di ossigeno, danneggiandosi. E questo provoca invalidità gravi, gli effetti più temuti dell’evento.
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