Annamaria Bernardini de Pace«La mia gioia di vivere è nata subito dopo di me. È la mia compagna più fedele. Cerco e trovo il bello nelle cose. Sono molto ottimista e capace di divertirmi e di far divertire gli altri. Mi piace sorridere, mi piace vedere i sorrisi». Annamaria Bernardini de Pace, l’avvocato matrimonialista più celebre d’Italia, si appresta a compiere 75 anni il prossimo 23 aprile. Un traguardo importante, ma non un’occasione per un bilancio della propria vita, piuttosto una tappa da cui ripartire per pensare con positività al futuro.
Come nutre quotidianamente la sua gioia di vivere?
«Una grande parte della mia gioia di vivere passa dalla mia abilità ai fornelli. Cucino da quando ho sei anni. I miei più grandi amici sono chef, da Davide Oldani a Filippo La Mantia fino a Carlo Cracco. Trovo che il mangiare bene nutra la gioia di vivere. Già solo il pensare al buon cibo rende felici. Fateci caso: un giorno uggioso prende luce da un bel piatto cucinato bene. Se invito gli amici a cena mi preparo una settimana prima. Penso al menù, vado a cercare la verdura migliore, il negozietto dove scovo il formaggio più gustoso, così come la carne o il pesce. Non ordino né online, né al telefono. Devo vedere, toccare, controllare.
L’amore è l’ingrediente segreto. Anche l’amore di coppia passa attraverso il cibo. Io non posso immaginare di far l’amore se non ho mangiato. La seduzione inizia a tavola: adoro rubare dal piatto dell’altro, mi piace gustare un cibo insieme. Il gioco erotico inizia così. Non sono una da sesso senza amore».
Si parla spesso della sessualità femminile anche dopo i 50 anni. Lei cosa ne pensa?
«Cosa vuol dire “anche”? La sessualità fa parte della vita di ognuno di noi. Non è che una persona improvvisamente dice “vabbè, basta”. Il sesso ci rende libere e gioiose. È come se un giorno rinunciassi a vedere, a parlare o a camminare. È impossibile. La mia gioia di vivere si basa molto sulla ginnastica mentale del cuore, perché è una grazia emotiva. Serve per mantenerti bene, per essere felici, per accontentare gli ormoni, per rimanere comunque giovane. Il sogno inesaudito della mia vita è quello di vivere una storia d’amore con uno chef. Non mi è mai successo, sempre uomini mediocri in cucina. Ho sempre fatto da mangiare io. Farmi divertire comunque è la chiave».
Il corpo sicuramente cambia per tutti. Le mancano le attenzioni, gli sguardi degli uomini, o vive serenamente questo cambiamento?
«Ma io sono piena di attenzioni, di sguardi. Magari mi guardano perché mi hanno riconosciuta, però mi guardano. E poi le assicuro che la gioia di vivere si vede e catalizza gli sguardi».
Molti vedono Annamaria Bernardini de Pace come una donna di potere, aggressiva, lontana dalla persona piena di gioia di vivere e di condividere con gli altri. Come vive questo conflitto tra com’è percepita e com’è nella vita di tutti i giorni?
«Questa è una leggenda metropolitana che nasce dal fatto che io sono una tenace e determinata, ma solo in tribunale. Sono aggressiva verso i giudici e non con gli avversari. I magistrati devono risolvere i problemi e io li voglio scuotere. Hanno un compito importante, quello di togliere le persone dall’angoscia e dalla rabbia dell’ingiustizia. Poi sono una donna libera e le donne libere sono sempre viste come delle specie di virago. In realtà io sono una dolcissima, sono sempre stata una geisha, molto accudente verso gli amici. Voglio che si sentano amati».
Sembra che nella sua vita ci sia una vera e propria ricerca della felicità: quindi secondo lei la felicità non capita ma va ricercata?
«Certo, anche nella coppia. Il dettaglio è importantissimo. Quella carezza all’improvviso, la parola giusta al momento giusto, lo scoprire un particolare quando si è insieme e farlo notare. La vita è fatta di dettagli: farsi trovare sempre pronti, belli, profumati, sorridenti. Non essere mai sgradevoli nel parlare, nel fisico, nell’agire. Un urlo, un rimprovero sono dettagli che fanno male, mentre un sorriso al momento giusto scalda il cuore e ci fa dimenticare le scocciature della vita. Vedo tante persone tristi, che si fanno abbattere da qualsiasi cosa. È una situazione che può far ammalare. Allora cerco sempre di migliorare l’atmosfera. Sorridere anche alle avversità ti aiuta fisicamente, non solo psicologicamente».
Fin qui l’anima, ma come tiene in salute il corpo?
«Cascasse il cielo, ginnastica tre volte alla settimana ovunque mi trovi. Pensi che ho un personal trainer di fiducia in tutte le città dove vivo o lavoro. Faccio TRX (un attrezzo fatto di corde che sfrutta la gravità e il peso del corpo), uso le kettlebell (sfere di ghisa con una maniglia), i manubri e gli elastici. Poi cammino ogni volta che posso».
Considera importante la prevenzione?
«Ogni anno da vent’anni programmo un check up completo: dagli esami del sangue all’ecografia addominale fino a quella al collo. Mi sottopongo all’ecodoppler e all’ecocardiografia. Per fortuna ogni volta mi sento dire “è tutto a posto, sembra una ragazza”. So di non essere giovane, ma sono convinta che tutta questa positività incida sul corpo. Controllarsi, però, è molto importante, perché ho 75 anni. L’unico vero problema è il livello di cortisolo, l’ormone dello stress, perché sono molto impegnata. Cerco di tenerlo a bada, ma fa parte del mio carattere».
Lei però fumava…
«Ho smesso di fumare cinque anni fa. È stato un gesto d’amore nei miei confronti. Non è stato facile e non lo è tuttora, ma non fumo più. Ogni volta che mi viene voglia di una sigaretta mi dedico ai giochini sullo smartphone. Mi distraggo e non ci penso più. In particolare utilizzo un’app di burraco, che mi appassiona molto. In questo modo tengo anche allenato il cervello. Io già lo uso molto: scrivo, leggo, parlo, mi confronto.
Ma non è giusto fossilizzarsi sul lavoro, bisogna dedicarsi anche a hobby e passatempi che ci permettano di non pensare troppo. Per fortuna i miei quattro adorati nipoti mi insegnano a essere contemporanea e so usare bene la tecnologia. È anche per questo che lavoro con tutti ragazzi giovani; ne ho avuti nel mio studio, nel corso degli anni, più di 400. Poi, come nelle famiglie, diventano grandi e se ne vanno. Ma è giusto così».
Annamaria Bernardini de Pace potrebbe mai rinunciare al suo lavoro?
«No, pensi che io dico che mi faccio di “lavorina”. È la mia droga, lavoro sempre. Credo che non andrò mai in pensione. Adoro il mio lavoro, sono felice di fare delle cose per gli altri. Io più che un avvocato sono un medico legale, faccio l’autopsia degli amori morti. Le persone vengono da me con i matrimoni finiti, quindi bisogna capirne i motivi. In questo modo cerco di dare l’opportunità al mio cliente di trovare di nuovo la gioia di vivere. Talvolta mi trasformo in un’agenzia matrimoniale. Permetto che si incontrino le persone che secondo me possono stare bene insieme nella sala d’aspetto dei miei studi. È capitato che siano nate delle relazioni. Mi è successo di sposare una coppia che si è conosciuta proprio in ufficio da me».
Lei non è mai ricorsa alla chirurgia estetica, molto in voga tra le sue coetanee. Come ha resistito?
«Io dico sempre che non mi piace far vedere quello che sanno fare gli altri, mi piace far vedere quello che so fare io. Siccome non c’è alcun merito nel rifarsi le labbra o gli zigomi, non mi rifaccio. Non sono una che si cura troppo. Metto una crema una volta ogni tre giorni».
C’è stato un momento in cui ha temuto per la sua vita?
«Mi sono operata 13 volte nel corso della mia vita, quindi ho avuto paura per 13 volte. Anche in questi casi però è stata la gioia di vivere ad aiutarmi. Non mi sono mai crogiolata nel vittimismo. Ho cercato di rimettermi subito in piedi e di tornare presto alla mia vita. Non mi incupisco mai. Mi commuovo spesso, piango tanto, ma mai per rabbia. È un’emozione che non coltivo. Quando t’impunti sulla rabbia, rovini la tua vita e quella degli altri».
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