Due antropologi dell’Università di Oxford sono partiti alla scoperta dei meccanismi del cervello che ci spingono a passare ore con persone da cui probabilmente non riceveremo mai un aiuto concreto.
«C’è un meccanismo nel nostro cervello che è separato dagli stimoli sessuali o dal legame genitori e figli. Si occupa di facilitare e mantenere legami meno intensi ma più stabili», scrivono Robin Dunbar e Anna Machin sulla rivista di neuroscienza Behaviour. Il lubrificance delle nostre amicizie, scrivono i due ricercatori inglesi, è un neurotrasmettitore prodotto dai neuroni nel cervello che fa parte degli oppioidi endogeni. Si tratta di sostanze che siamo abituati a considerare come stupefacenti. E dimostrano che degli amici gli uomini non possono farne a meno.
«E’ la conferma di quello che sosteneva il filosofo Jon Elster: la passione romantica e la tossicodipendenza seguono meccanismi comuni», commenta Alberto Oliviero, che insegna neurobiologia all’università La Sapienza di Roma. «Gli oppioidi sono neurotrasmettitori in grado di darci senso di benessere. Servono a rafforzare quei determinati comportamenti che l’evoluzione vuole premiare. Non è un caso che tutti gli elementi atti alla sopravvivenza siano accompagnati da una sensazione di soddisfazione, in primis il cibo e il sesso».
Fonte Repubblica
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