Gli ambulatori dei medici di famiglia resteranno aperti 7 giorni su 7. Fine delle telefonate alla ricerca di un dottore di guardia della Asl che non arriva, basta con le corse in ospedale per un mal di testa più forte del solito la domenica pomeriggio. Di giorno e di notte. Si sta disegnando quello che potrebbe diventare il cambiamento più significativo della medicina territoriale degli ultimi anni. Del progetto si parlava da tanto ma la scintilla decisiva l’hanno accesa i problemi dei pronto soccorso romani (e non solo) di un paio di settimane fa.
A metà febbraio esplose il caso delle barelle nei corridoi e nei magazzini, della gente in attesa ore per una visita. Si parlò di carenza dei letti nei reparti ma anche di scarso filtro messo in atto dai servizi sul territorio. L’impossibilità di trovare il proprio medico nel fine settimana e la notte spingeva, e spinge, la gente a rivolgersi in ospedale anche senza averne bisogno. Il ministro alla salute Renato Balduzzi nel pieno delle polemiche spiegò: «È arrivato il momento per una medicina di base 7 giorni su 7». Da allora ha cominciato a riunirsi un gruppo di tecnici del ministero e di sindacalisti. Il secondo incontro si è svolto ieri.
L’idea è quella di disegnare la nuova organizzazione e inserirla nel “patto della salute”, cioè l’accordo tra Regioni e Governo su cui si baserà la sanità dei prossimi anni. «Speriamo di arrivare in tempi molto brevi a chiudere finalmente questo capitolo per avere una medicina di base che sia davvero di base per tutti i cittadini», ha detto sempre il ministro Balduzzi. Come funzioneranno i nuovi ambulatori? Lo schema è stato disegnato già da tempo e si basa sulle cosiddette “aft”, o aggregazioni funzionali territoriali. Si tratta di grandi studi dove lavorano più professionisti, fino a 16, ma anche guardie mediche. Devono essere organizzati per assicurare una presenza continua e non solo dalle 8 alle 20 per cinque giorni alla settimana.
Un paziente che ha bisogno di una visita e non trova il suo medico in ambulatorio, avrà comunque a disposizione un professionista che ha accesso ai suoi dati di salute sul computer e lavora fianco a fianco con il suo dottore. Questo anche di notte e nel weekend grazie all’impiego della guardia medica. Non solo, in futuro dentro questi super ambulatori potrebbero entrare anche i pediatri e alcuni specialisti. Alla fine diventeranno l’unica struttura sanitaria a cui rivolgersi, salvo in caso di emergenze e ricoveri. «Siamo d’accordo con il ministro e ci sembra che il modello delle aft sia quello giusto». A parlare è Giacomo Milillo, segretario del più importante sindacato dei medici di famiglia, la Fimmg. Non si tratta dell’unica sigla presente al tavolo del ministero, ce ne sono anche altre contrarie al cambiamento. Per introdurre la novità dovrà essere modificata la convenzione che lega questi professionisti al sistema sanitario.
«È fondamentale in tutto questo sistema il ruolo dei colleghi della guardia medica, che verranno rilanciati da questa impostazione – spiega Milillo – Del resto non possiamo pensare che il collega sessantenne faccia le notti o venga a lavorare nelweekend. Dobbiamo puntare sui giovani e su chi havoglia di impegnarsi fuori dagli orari consueti. Così i medici di guardia entreranno nei nostri gruppi». La novità non dovrebbe costare molti soldi alle casse della Asl. «Intanto risparmieranno perché avranno i reparti di emergenza alleggeriti – spiega sempre Milillo-Inoltre un’attività più intensa del territorio serve a sollevare gli ospedali anche da alcuni ricoveri, ad esempio di persone anziane con più malattie che hanno spesso ricadute. Infine, le “aft” puntano su una nuova organizzazione e non su un allungamento dell’orario di lavoro dei professionisti per migliorare l’assistenza. I soldi potrebbero servire per aspetti come l’acquisto di attrezzature diagnostiche o per pagare una segretaria».
Fonte La Repubblica