«Un trentenne che dovesse infettarsi oggi con l’Hiv può contare sulla stessa aspettativa di vita di una persona sana. La chiave è una terapia ottimale, iniziata precocemente e seguita sempre». Lo ha evidenziato Giovanni Di Perri, direttore della Clinica di malattia infettive dell’università di Torino, protagonista alla sessione plenaria della Conferenza internazionale sull’Aids Ias 2011, in corso a Roma.
«Fino a qualche anno fa – dice Di Perri all’Adnkronos Salute – quando si scopriva che un paziente era sieropositivo, si tendeva a rimandare l’inizio della cura antiretrovirale più in là possibile, in funzione della mancanza di sintomi e dei possibili effetti collaterali generati dai farmaci. Oggi abbiamo finalmente i dati per affermare che bisogna iniziare il trattamento il più precocemente possibile, altrimenti i risultati sono peggiori e la spesa per i medicinali aumenta. Tutti i prodotti che abbiamo a disposizione in questo momento sono ugualmente efficaci se assunti regolarmente.
Si inizia con regimi più forti e poi, se si raggiungono determinati obiettivi, si può consentire al paziente di prendere non più tre pillole al giorno, ma due o anche una». Sul fronte della prevenzione «abbiamo oggi una varietà di opzioni – ricorda Di Perri – che vanno dalla forma topica con il gel vaginale antimicrobico, alla prevenzione orale con gli stessi farmaci che si usano per la terapia, alle opzioni vaccinali che, nonostante non siano quello scudo eterno contro la malattia, cosa che la parola vaccino richiama nel nostro immaginario, si stanno dimostrando promettenti».
Fonte Adnkronos
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