Sono rientrata dalle vacanze poco prima della fine di agosto. Stavo bene, ero abbronzata e rilassata, quando verso sera ho iniziato ad avvertire dei sintomi di spossatezza e mi è salita la febbre a 38. Ho pensato alla stanchezza: dopo il viaggio non mi ero fermata un attimo e in città faceva molto più caldo della zona in cui ero stata. Invece la mattina dopo ho avuto una brutta sorpresa: la zona esterna dei miei genitali si era gonfiata e arrossata iniziando a provocare un discreto fastidio. Ovviamente, non ho pensato al Fuoco di Sant’Antonio nelle zone intime.
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Pensavo fosse colpa della lametta
La situazione poteva essere causata dal fatto che, per la fretta, mi ero depilata con una lametta e subito dopo avevo fatto il bagno in mare ed ero andata in bicicletta. Tutte situazioni che avrebbero potuto provocarmi una forte irritazione. Purtroppo nonostante la prima applicazione di una crema allo zinco, la malattia ha fatto il suo corso: i genitali si sono gonfiati ancora di più e si sono ricoperti di vescicole facendo quindi pensare ad altre diagnosi.
Il mio medico pensava fosse un fungo
Mi sono recata dal medico curante – ormai avevo difficoltà anche a camminare bene e a urinare – il quale non mi ha visitato ma mi ha prescritto dei farmaci antimicotici per via orale più un detergente antimicotico per uso esterno. Era convito che fosse un fungo. Dopo due giorni di cura – che non avevano portato nessun miglioramento – stavo talmente male che i miei genitori hanno deciso di portarmi al pronto soccorso. Era domenica mattina. Purtroppo dopo avermi misurato la pressione ho dovuto attendere quattro ore in quanto classificata come un codice bianco.
Al pronto soccorso
In seguito sono stata visitata da due dottoresse che mi hanno diagnosticato una leucorrea. Finalmente mi hanno permesso di recarmi nel reparto adeguato, ginecologia. Ho dovuto aspettare in lacrime che il ginecologo di turno terminasse le visite di controllo alle gestanti. Quando mi hanno controllato nessuno ha saputo dirmi nulla, tanto meno una parola di incoraggiamento. Spiego la situazione e mostro i farmaci che avevo assunto. Dopo un po’ di silenzio mi dicono di continuare con gli stessi antimicotici e di aggiungere un detergente intimo e una lavanda vaginale.
La situazione peggiora
La fortuna ha voluto che nella farmacia di turno la lavanda non fosse disponibile. Ho iniziato a usare il detergente ma non ho ottenuto nessun sollievo. In seguito ho scoperto che tutto quello che avevo assunto fino a quel momento non solo non era servito a nulla, ma non aveva fatto altro che peggiorare la situazione. Così i miei genitori, preoccupati e affranti dalla situazione, decidono di contattare una ginecologa privata specializzata nel campo delle malattie genitali.
Finalmente mi prescrivono i medicinali giusti
Finalmente ho trovato qualcuno che ha saputo curarmi e mettere fine al mare di lacrime che avevo versato, non solo per il dolore ma anche perché per la prima volta ho sperimentato cosa vuol dire soffrire per una malattia. Il mio cuore è vicino a tutte le persone che soffrono e spero che questa storia possa aiutare qualcuno. Dopo aver esposto ancora una volta i fatti e i sintomi, la ginecologa mi ha prescritto delle analisi urgenti e dei farmaci antivirali compresa una pomata.
La diagnosi di Fuoco di Sant’Antonio
Ho iniziato subito a stare meglio e con le analisi abbiamo avuto conferma della sua diagnosi: un herpes zoster, localizzatosi nella zona intima in quanto mi aveva colpito nella zona del bacino. Nel giro di una settimana quelle terribile vesciche sono scomparse facendo tornare tutto come prima. Mi sembra un miracolo. Purtroppo ho dovuto anche pagare la prestazione medica del pronto soccorso che a quanto pare non era servita a nulla. Adesso sono guarita, con la consapevolezza che in alcuni periodi della mia vita il fuoco di Sant’Antonio potrebbe tornare a colpire ma l’importante, adesso, è sapere come combatterlo.
Dalila Campanile, Foggia
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