Quel dolore sordo e bruciante tra sterno e ombelico, che compare perlopiù a digiuno ma talvolta anche in seguito all’assunzione di cibo, ti crea non pochi fastidi e – ti duole ammetterlo – ti spaventa anche un po’? Prima di farti strane idee, sarebbe meglio consultare il medico di famiglia: a scatenare questa sintomatologia, infatti, potrebbe essere l’ulcera peptica. «Si tratta di una lacerazione a carico della parete interna dello stomaco o del duodeno, cioè la prima parte dell’intestino tenue, che interessa anche gli strati più profondi della sottomucosa e, una volta guarita, lascia sempre una cicatrice» spiega il professor Pier Alberto Testoni, direttore dell’Unità di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano. «Queste caratteristiche differenziano l’ulcera dall’erosione, una lesione che colpisce solo la mucosa superficiale e non lascia alcun segno visibile dopo la guarigione».
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Quali sono le cause dell’ulcera peptica
«Nel 90% dei casi l’ulcera allo stomaco (gastrica) o al duodeno (duodenale) è causata dall’infezione da Helicobacter pylori. Si tratta di un batterio che colonizza il tratto gastrico dopo aver ingerito cibo o acqua contaminati o dopo essere entrati in contatto diretto con feci, vomito o saliva di persone infette» continua Testoni. Solitamente questo germe vive indisturbato nell’uomo determinando un quadro di gastrite cronica molto spesso senza sintomi specifici. Invece, nel caso in cui ci fosse un calo delle difese immunitarie e l’organismo non fosse perfettamente in equilibrio, le sostanze dannose prodotte dall’Helicobacter pylori possono determinare un danno più importante alla mucosa. Questo a lungo andare, si traduce in gastrite cronica e, per l’appunto, in ulcera peptica.
Attenzione anche ad alcuni farmaci
«Tuttavia l’ulcera gastrica e l’ulcera duodenale sono frequenti anche in pazienti che assumono farmaci antinfiammatori non steroidei (i cosiddetti FANS) senza “mettere al sicuro” lo stomaco con un gastroprotettore. Questi medicinali, infatti, inibiscono la produzione di muco, lasciando le pareti di stomaco e duodeno esposte all’aggressione dell’acido gastrico. Infine esistono casi, anche se questi sono rari, in cui l’ulcera peptica è causata da altre patologie. Esempi classici sono la sindrome di Zollinger-Ellison, caratterizzata da un’iperproduzione di acidi gastrici che danneggiano le mucose interne, la malattia di Crohn o il linfoma».
Lo stress può favorire l’insorgenza dell’ulcera?
Ma se a causare l’ulcera peptica, che interessa circa il 4% della popolazione italiana, sono l’infezione da Helicobacter pylori, l’assunzione di farmaci antinfiammatori non steroidei e la presenza di altre patologie, che ruolo gioca lo stress? Anch’esso è un fattore di rischio importante? «Questo è un luogo comune che aveva un certo credito negli anni Novanta, prima che si scoprisse l’Helicobacter pylori. In realtà non esistono studi che confermino che ansia e stress scatenino questo disturbo, anche se queste condizioni possono certamente aggravare una sintomatologia già in atto».
Quali sono i sintomi
Come si diceva all’inizio, in presenza di ulcera peptica il paziente avverte un dolore localizzato alla bocca dello stomaco, che non si irradia verso altre zone del corpo. «Quella duodenale è caratterizzata da una sensazione dolorosa che insorge a digiuno e si risolve con l’assunzione di cibo o di un farmaco antiacido. In quella gastrica, invece, il dolore può farsi sentire anche dopo i pasti». Questo sintomo può essere accompagnato anche da
- difficoltà digestive,
- nausea,
- vomito,
- eruttazioni frequenti,
- gonfiori addominali,
- inappetenza,
- sazietà precoce.
Come si fa la diagnosi di ulcera peptica
Questo disturbo si può diagnosticare tramite l’esofagogastroduodenoscopia (la cosiddetta gastroscopia). Si tratta di un esame endoscopico che, attraverso l’introduzione di un tubicino con trasmissione elettronica dell’immagine nel cavo orale, esamina l’esofago, lo stomaco e il duodeno, rilevando eventuali lesioni a carico degli stessi. Inoltre questo strumento consente di prelevare (biopsia) frammenti di mucosa per verificare la presenza di infezione da Helicobacter pylori e per la valutazione della gastrite. Quest’ultima può essere confermata anche dall’urea breath test. È un esame che consiste nel soffiare in una provetta dopo aver assunto urea con carbonio marcato, e dall’esame delle feci.
Come si cura
«Per l’ulcera peptica si opta per un trattamento antisecretivo, in grado di bloccare la produzione di acido da parte dello stomaco. Per questo si intraprende sempre un ciclo di inibitori di pompa protonica (omeprazolo, esomeprazolo, lansoprazolo, pantoprazolo, rabeprazolo) della durata di 2/3 mesi. Nel caso di ulcera duodenale questa terapia solitamente è sufficiente. Se non c’è un’infezione da Hp sottostante e il paziente non assume FANS, il disturbo si risolve velocemente senza recidivare. Nel caso di ulcera gastrica gli inibitori di pompa protonica costituiscono solo una parte della cura. A questi, infatti, si possono aggiungere i protettori di mucosa, come il sucralfato, che favorisce la cicatrizzazione della lesione. In presenza di infezione batterica si procede anche con una terapia antibiotica per eradicare l’infezione».
Consigli per attenuare i sintomi
Parallelamente alla terapia farmacologica, è più che mai necessario mettere in atto alcuni accorgimenti che possano attenuare la sintomatologia. «Quando c’è un’ulcera allo stomaco o al duodeno bisognerebbe evitare:
- le spezie,
- il caffè,
- gli alcolici e i cibi piccanti, che sollecitano ulteriormente la lesione,
- gli alimenti ricchi di grassi, che rallentano ulteriormente la digestione» suggerisce lo specialista.
«Il consiglio sempre valido, anche come forma di prevenzione generale, è quello di non fumare assolutamente».
L’ulcera può essere “maligna”?
«L’ulcera duodenale è sempre benigna, mentre quella gastrica ha un potenziale di malignità. Quest’ultima, infatti, insorge spesso in un quadro di gastrite cronica, cioè di danno permanente della mucosa, che è correlata a una maggior incidenza di cancro allo stomaco. È per questo importante monitorare l’evoluzione dell’ulcera presente, anche dopo il termine della terapia, per verificare che non sia una lesione cancerosa, piuttosto che una ulcera peptica benigna».
L’ulcera può dare complicanze?
L’ulcera non adeguatamente trattata può dare delle complicanze. «In entrambe le tipologie, infatti, la lesione può erodere i vasi della parete di stomaco e duodeno, dando luogo a sanguinamento. In quella duodenale si può verificare anche la perforazione della parete (in quella gastrica l’evento è piuttosto raro) che costituisce sempre un’emergenza chirurgica» conclude Testoni.
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