La malattia da pneumococco è un’infezione causata da un batterio e può provocare patologie gravi anche negli adulti, come infezioni nel sangue, polmoniti e meningiti. Esistono più di cento tipi diversi di batteri pneumococcici e molti di questi possono colpire gli adulti in modo diverso rispetto ai bambini. Le popolazioni di pazienti adulti particolarmente vulnerabili alle infezioni includono gli anziani e le persone fragili, con patologie cardiache, malattie respiratorie e diabete, che provocano immunodepressione. Per per tutte queste persone è consigliabile la vaccinazione.
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Pneumococco: in arrivo il primo vaccino progettato per proteggere gli anziani
Attualmente è in sviluppo un nuovo vaccino, chiamato V116. È il primo specificatamente progettato per gli adulti e ha mostrato risposte immunitarie significative in questa popolazione. «Avere dei sierotipi diretti verso lo pneumococco non contenuti normalmente nel vaccino pediatrico permette una protezione maggiore nei confronti dei ceppi responsabili di malattia severa nell’anziano e nell’adulto con condizioni di rischio» spiega Caterina Rizzo, Professore di Igiene Generale e Applicata all’Università di Pisa.
Il vaccino V116 contiene 21 sierotipi, che hanno determinato una risposta immunitaria molto efficace, senza dare interferenze tra loro, e coprono l’80% delle patologie pneumococciche dell’anziano. Tra i 21 stereotipi sono presenti 8 ceppi esclusivi che proteggono questa popolazione da circa un quarto delle patologie invasive causate dal pneumococco.
«La novità del vaccino V116 è rappresentata dagli 8 ceppi che sono contenuti solo in questo vaccino e sono proprio quei ceppi responsabili fino al 30% della malattia dell’adulto. Gli studi hanno dimostrato che la presenza degli 8 ceppi che non sono presenti nei vaccini per l’infanzia forniscono quella protezione aggiuntiva ed esclusiva per l’adulto a rischio e per l’anziano» conferma Pier Luigi Lopalco, Professore di Igiene all’Università del Salento. il vaccino V116 dovrebbe essere approvato a giugno di quest’anno dalla FDA ed entro quest’anno anche dall’Agenzia Europea del Farmaco.