L’ultimo focolaio del quale i mezzi di comunicazione si sono occupati è quello del 2020, scoppiato in provincia di Bergamo. Ma di meningite si continua a parlare e, purtroppo, morire, come testimoniano spesso i casi di cronaca. Questa, infatti, è una patologia caratterizzata dall’infiammazione delle meningi, cioè le membrane che avvolgono il cervello e il midollo spinale. La meningite può essere causata da virus, batteri e funghi ma esistono anche forme non infettive scatenate da fattori irritativi, come alcuni particolari farmaci, tumori o malattie sistemiche.
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Meningite virale
La forma virale, chiamata anche meningite asettica, è la forma più comune e di solito non ha conseguenze gravi, con una guarigione nel giro di 7-10 giorni senza necessità di alcuna terapia specifica. Gli agenti virali che possono causare questa forma di meningite sono:
- Herpes virus. Questi hanno la peculiarità di non abbandonare più l’ospite infettato. La loro presenza è latente a meno che non sia “riattivata” da fattori scatenanti. Quello maggiormente associato a meningite è l’herpes simplex virus.
- Enterovirus. Possono causare infezioni intestinali e diffondersi attraverso tosse, starnuti e contatto diretto con superfici contaminate.
Meningite batterica
La forma batterica è più rara, ma estremamente più grave, con conseguenze anche letali. Il periodo di incubazione va da 2 ai 10 giorni. Nella gran parte dei casi, a scatenare questa forma è il meningococco del ceppo C, considerato dagli esperti come il più aggressivo. I batteri che più frequentemente causano la meningite, però, sono:
- Meningococco (o Neisseria meningitidis). Alberga nelle alte vie respiratorie (naso e gola) di portatori sani e asintomatici, ma la sua presenza non è correlata a un aumento del rischio di meningite o di altre malattie gravi. La principale causa di contagio (generalmente si diffonde attraverso le minuscole gocce di liquidi provenienti dalla gola e dal naso) è rappresentata dai portatori sani del batterio: solo nello 0,5% dei casi la malattia è trasmessa da persone affette dalla malattia. Esistono diversi sierogruppi di meningococco, ma solo sei causano meningite: A, B, C, Y, W135 e X (in Italia e in Europa sono i ceppi B e C i più frequenti). Nel 10-20% dei casi la malattia è rapida e acuta, con un decorso fulminante che può portare al decesso in poche ore anche in presenza di una terapia adeguata. Il meningococco può dare origine a focolai epidemici.
- Pneumococco (o Streptococcus pneumoniae). Oltre a questa patologia, può causare anche la polmonite o infezioni delle prime vie respiratorie come l’otite. Tramite il sangue può arrivare alle meningi, determinando la loro infiammazione. Si trasmette per via aerea.
- Emofilo (o Haemophilus influenzae). Fino alla fine degli anni Novanta era la causa più comune di meningite, ma con l’introduzione della vaccinazione praticamente quasi tutta la popolazione ha sviluppato difese immunitarie contro di esso, ad eccezione di chi è immunodepresso. È proprio a causa del calo dei vaccini, però, che questo batterio può “risorgere”.
- Listeria. È l’agente della listeriosi, una malattia infettiva trasmessa solitamente da alimenti contaminati. Può tradursi in meningite batterica in neonati, donne in gravidanza e anziani, che presentano una sistema immunitario più fragile del resto della popolazione.
- Streptococco beta emolitico di gruppo B. Risiede nella flora batterica umana e, in condizioni di salute ed equilibrio, è innocuo per l’organismo. Costituisce un pericolo per neonati, bambini e anziani.
- Escherichia coli. Anch’esso abita nella flora batterica intestinale dell’uomo e, proprio come il precedente, è innocuo. Si rivela essere potenzialmente pericoloso nei neonati.
Meningite: quali sono i sintomi?
I sintomi della meningite sono indipendenti dall’agente o dal fattore che causano la malattia. I più tipici sono:
- mal di testa
- irrigidimento della parte posteriore del collo (rigidità nucale)
- febbre alta
- vomito o nausea
- alterazione del livello di coscienza
- convulsioni.
Nei neonati alcuni di questi sintomi non sono evidenti e la meningite si può manifestare con pianto continuo, irritabilità, sonnolenza e scarso appetito. A volte si nota l’ingrossamento della testa, soprattutto nei punti non ancora saldati completamente (le fontanelle). Qui puoi trovare i consigli dell’esperto per difendere il tuo bambino dalla meningite.
Come si fa la diagnosi?
Riconoscere tempestivamente la meningite è piuttosto complicato perché, almeno inizialmente, i sintomi possono essere confusi con quelli relativi a condizioni più frequenti nella popolazione, come l’influenza. È fondamentale che il medico visiti il paziente, informandosi della natura dei sintomi e dell’insorgenza di essi. A un esame obiettivo, in caso di sospetta meningite, deve seguire l’analisi del liquido spinale attraverso una puntura lombare, che permette di individuare le alterazioni del liquor tipiche delle infiammazioni alle meningi, ma anche il batterio coinvolto nel processo infettivo. Utili anche un prelievo di sangue e test radiologici, come la tac al cervello, per verificare l’entità di eventuali danni collaterali.
Meningite: qual è la terapia?
Per impostare una corretta terapia è fondamentale conoscere l’agente che ha causato la meningite: virus, batterio o fungo.
In caso di meningite virale
Nella maggior parte dei casi la meningite virale si risolve spontaneamente, al massimo con l’assunzione di analgesici e antiemetici. Il paziente deve stare a riposo, la guarigione avviene nel giro di 5-14 giorni e non lascia strascichi.
In caso di meningite batterica
I pazienti con meningite batterica devono sottoporsi a una cura antibiotica, somministrata per via endovenosa. La scelta dell’antibiotico più adatto varia a seconda dell’agente batterico che ha scatenato la patologia. Spesso agli antibiotici vengono aggiunti farmaci corticosteroidi, in grado di ridurre l’infiammazione delle meningi, e analgesici, per alleviare il dolore, ma anche integrazione di liquidi e ossigenoterapia.
In caso di meningite fungina
Chi contrae la meningite fungina deve sottoporsi a una cura con farmaci antifungini per via endovenosa, come la flucitosina, il fluconazolo e l’amfotericina B.
Possibili complicanze
La meningite batterica è quella più pericolosa, che può portare a gravi e talvolta letali complicanze. Tra queste ci sono:
- Setticemia. La setticemia (o sepsi) è un’infezione diffusa in tutto l’organismo, causata dal passaggio di agenti patogeni nel sangue, che in precedenza erano localizzati in un unico focolaio.
- Encefalite o mielite. La prima indica infiammazione a carico degli elementi che costituiscono l’encefalo; la seconda un’infiammazione ai danni del midollo spinale.
Prevenire la meningite con le vaccinazioni
I vaccini attualmente disponibili sono:
- Emofilo B: il vaccino è incluso nel vaccino esavalente (che offre protezione anche contro difterite-tetano-pertosse, poliomielite ed epatite B). Il Ministero della Salute, con il decreto del 7 Giugno 2017, ha reso obbligatoria la somministrazione del vaccino a tutti i nuovi nati e prevede 3 dosi di vaccino insieme a quelli menzionati poco fa nel primo anno di vita. La vaccinazione è raccomandata anche negli adulti immunodepressi e affetti da patologie e condizioni particolari.
- Pneumococco: la vaccinazione è raccomandata dal Ministero della Salute a tutti i nuovi nati al terzo, quinto e undicesimo mese di vita, insieme alla vaccinazione esavalente. La vaccinazione è raccomandata anche negli adulti immunodepressi e affetti da patologie e condizioni particolari.
- Meningococco: esistono tre tipi di vaccino:
– Vaccino coniugato contro il meningococco di tipo B. Raccomandato a tutti i nuovi nati nel primo anno di vita, ne vengono somministrate 3 o 4 dosi, a 3 mesi, 5 mesi, 6 mesi e poi a 13-15 mesi.
– Vaccino coniugato contro il solo sierogruppo C (MenC) e vaccino coniugato contro i sierogruppi A, C, W135 e Y. Il Ministero della Salute raccomanda la somministrazione del vaccino coniugato contro il solo sierogruppo C (MenC) a tutti i nuovi nati tra il tredicesimo e il quindicesimo mese di vita. Tuttavia spesso viene sostituito dal vaccino contro i sierogruppi A, C, W135 e Y, anch’esso raccomandato a tutti i nuovi nati tra il tredicesimo e il quindicesimo mese di vita. La dose di richiamo è negli adolescenti a partire dagli 11 anni.
Chi non è stato vaccinato da piccolo contro il meningococco può ricorrere alla vaccinazione rivolgendosi alla ASL o facendosi prescrivere il vaccino dal proprio medico di base. È fortemente raccomandato per chi è affetto da alcune patologie (come talassemia, diabete, malattie epatiche croniche gravi, immunodeficienze congenite o acquisite) o per chi vive particolari situazioni (alloggia in collegio o in dormitori, frequenta spesso discoteche, è una recluta militare o deve recarsi in regioni del mondo dove la malattia è comune, come ad esempio alcune zone dell’Africa).