Nella lista dei Paesi in cui è rinvenuta la contaminazione dell’acqua potabile da microfibre di plastica, l’Italia non c’è. Ci sono Gran Bretagna, Francia e Germania, Stati Uniti, Ecuador, Libano, India, Indonesia e Uganda. Di tutti questi, però, nessuno è escluso: né il grattacielo del centro di New York, negli Stati Uniti, né la palazzina nel bel mezzo dell’Ecuador. A rivelare la contaminazione dell’acqua potabile di tutto il mondo è uno studio condotto dalla Orb Media, un’organizzazione non profit di Washington, che ha condiviso i risultati con la rivista Guardian. Lavorando in collaborazione con i ricercatori dell’Università statale di New York e dell’Università del Minnesota, la Orb Media ha infatti testato 159 campioni di acqua potabile di grandi e piccole città.
Il primato è americano
Le percentuali di contaminazione non “salvano” nessuno: il primato spetta all’America, con microfibre che sgorgano dal 94% dei rubinetti (compresi quelli del Congresso degli Stati Uniti, della sede dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente, a Washington, e quella del ristorante Trump Grill nella Trump Tower, a New York). Seguono Libano, sempre al 94%, e India, all’82 per cento. La contaminazione più bassa, invece, spetta all’Europa (72%) e in particolare a Regno Unito, Germania e Francia.
Una nuova evidenza scientifica
Secondo quanto emerso dallo studio di Orb Media, il numero medio di fibre rinvenute ogni 500 ml di acqua oscilla tra il 4,8% degli Usa all’1,9% dell’Europa. Grazie ad altri studi, si era già consapevoli della presenza di queste micro particelle di plastica nelle acque degli oceani e in quelle dolci, oltre che nel suolo e nell’aria. Tuttavia, questo è il primo a dirci che la contaminazione della plastica arriva fino all’acqua corrente, e quindi potabile, di tutto il mondo.
Contaminazione e salute
Che implicazione ha questa rivelazione per la nostra salute? Se l’acqua corrente è contaminata da microfibre di plastica, di conseguenza potrebbero esserlo anche tutti gli alimenti che si preparano con l’acqua (pane, pasta, zuppe) e che noi, di conseguenza, mangiamo. Dopotutto, come riportato dal quotidiano Repubblica, il mondo sforna ogni anno 300 milioni di tonnellate di plastica. Oltre il 40% di questa quantità viene usata e poi gettata subito. Ma anche se noi la usiamo per pochi minuti, la plastica rimane nell’ambiente per secoli. Secondo un recente studio, dagli anni Cinquanta a oggi sono stati prodotti in tutto il mondo oltre 8,3 miliardi di tonnellate di plastica e, stando ai ricercatori, migliaia di miliardi di pezzettini di questo materiale sono disseminati sulla superficie dell’oceano, oltre che essere stati trovati nello stomaco di pesci, uccelli marini, tartarughe e cetacei.
Mancano studi e i campioni sono pochi
Il fatto che queste residui possano arrivare nel nostro organismo attraverso l’acqua del rubinetto di casa, considerata sicura, è un brutto colpo. Secondo gli esperti, però, è ancora presto per capire quali siano i rischi per la salute perché non si sa quanto, e in quali quantità, le microplastiche facciano male. Tuttavia, è il caso di dire che, per essere uno studio che ha coinvolto il mondo intero, 159 campioni di acqua potabile possono apparire non esaustivi, così come il numero di Paesi indagati (in tutto 12). Proprio per questo, in Italia (che non compare tra le nazioni in cui sono stati prelevati campioni), Repubblica si è già impegnata nel prelievo di tre campioni di acqua dalle fontane pubbliche del Colosseo, di San Pietro e di Piazza Navona, a Roma, e gli ha spediti all’Istituto di ricerca sulle acque (Irsa), dove un metodo più sofisticato rispetto a quello usato dall’Università del Minnesota nello studio di Orb Media, non ha trovato fibre di microplastica.
Giulia Masoero Regis
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