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I segnali della dislessia
Di fronte a un bambino che commette molti errori di lettura, impiega più del tempo necessario per leggere e tende a sillabare le parole in modo continuativo, sebbene abbia un’intelligenza assolutamente nella norma, i genitori e gli insegnanti devono insospettirsi e prestare particolare attenzione. Potrebbe essere un problema passeggero, causato da una maggiore lentezza d’apprendimento e destinato a scomparire nel tempo, ma non si può escludere a priori che si tratti di dislessia, un disturbo dello sviluppo neuropsicologico che compromette la capacità di lettura.
Può manifestarsi già intorno ai 4/5 anni d’età ma, come chiarisce Jubin Abutalebi, professore associato di Neuropsicologia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano (puoi chiedergli un consulto qui), la diagnosi dovrebbe essere fatta solo dopo la fine della seconda elementare: «È giusto che mamma e papà monitorino eventuali segnali ma non devono correre da uno specialista quando il figlio è ancora all’asilo. La diagnosi di dislessia, che insieme a disgrafia, discalculia e disortografia appartiene ai disturbi specifici dell’apprendimento (DSA), può avvenire solo quando il processo di acquisizione della lettura è già avvenuto, cioè dopo i primi due anni di scuola elementare».
Dopo questo lasso di tempo, i genitori che sospettano che il figlio soffra di questo disturbo devono rivolgersi al proprio pediatra. «Sarà poi quest’ultimo a indirizzare la famiglia da un neuropsichiatra infantile, da un logopedista o da un neuropsicologo» continua Abutalebi.
In occasione della prima Settimana Nazionale della Dislessia, che è promossa dall’Associazione Italiana Dislessia (AID) e che si svolgerà dal 4 al 10 ottobre, il professore spiega quali sono i campanelli d’allarme da tenere sotto controllo.
Lettura lenta
Uno dei primi segnali da monitorare è la difficoltà ad effettuare una lettura accurata, fluente e sufficientemente veloce anche dopo il normale processo di apprendimento di questa abilità (cioè intorno alla seconda elementare). Ciò non significa che il bambino non comprenda il testo che legge, anzi: chi è dislessico impiega più tempo per leggere un brano ma ne capisce il significato.
Confonde lettere simili
Il secondo campanello d’allarme riguarda i grafemi. Spesso i bambini con dislessia tendono infatti a confondere lettere graficamente simili come ad esempio:
– m/n
– b/d
– a/e
– p/q.
Confonde suoni simili
Il terzo campanello d’allarme riguarda l’incapacità di discriminare i suoni. Chi è dislessico, infatti, può confondere lettere che producono un suono simile, come ad esempio:
– p/b
– f/v
– t/d.
Inverte lettere
Nel processo di lettura può capitare che il dislessico “giochi” con le lettere e le sillabe di una parola, operando delle piccole modifiche. È possibile che il bambino inverta le lettere (legge “trota” invece di “torta”), le ometta (legge “tota” anziché “torta”) e le aggiunga (legge “sacapola” anziché “scapola”).
Non riconosce le parole
Spesso la persona con dislessia individua e legge correttamente una parola all’inizio di un testo ma, una volta incontrata a metà o alla fine dello stesso testo, la rilegge in modo sbagliato (ad esempio: prima legge “coniglio”, poi “corniglio”).
Conclude a caso le parole
Un altro segnale da tener sotto controllo è la lettura scorretta della parte finale di una parola. La persona dislessica, infatti, spesso tende a leggere correttamente una parola per poi concluderla in modo casuale (ad esempio: anziché leggere “fondamenta”, parte dicendo “fond” e poi conclude con “fondazione”).
Salta righe e parole
Durante il processo di lettura di un brano, il bambino si confonde e salta intere righe o qualche parola, rendendo quasi impossibile la comprensione del testo.
Chiara Caretoni
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