Coito e sesso non è un binomio indissociabile come spesso si osa affermare. Questa convinzione, luogo comune fra i tanti luoghi comuni della sessualità, porta adolescenti e non a considerare tutto quanto vi è al di fuori della penetrazione come qualcosa di ascrivibile ai famosi preliminari, e se questo è vero, non è però vero che questi attimi, spesso molto più piacevoli dell’atto penetrativo in sè, non meritino di godere di una propria dignità. Difficilmente vengono considerati essi stessi quali opportunità sessuali in grado di suscitare un’esperienza appagante.
Donne e uomini raccontano con stupore di non aver mai dimenticato esperienze sessuali caratterizzate da forte intensità passionale, soddisfacente godimento, affiatamento, sorpresa complicità, scambi di piacere molto elevato ma senza penetrazione. Ciò che spesso si racconta con fermo stupore è dunque la constatazione del fatto che il piacere e la sua intensità, nella sessualità, frequentemente non sono legati al solo coito.
Il discorso varia a seconda dell’idea primaria di sessualità che ognuno di noi possiede e a seconda del precipuo desiderio che in un dato momento di vita incombe. Se alla sessualità viene riconosciuta primariamente una funzione riproduttiva, è chiaro che il coito diventa prioritario se non l’unica possibilità di fare sesso; se alla sessualità si riconosce, invece, una funzione di dare e ricevere piacere e di mettere in relazione, allora l’accoglimento del pene maschile nella vagina femminile appare come una delle possibilità, non l’unica.
L’uscita dalla logica della divisione in classifiche ridarebbe più spazio al desiderio sessuale individuale e di coppia. Se il coito viene, dunque, considerato come fine ultimo del rapporto sessuale, entra nel regno dell’obbligatorietà e come tale espone al rischio del calo del desiderio, dell’abitudinaria routine sessuale, del limitato arricchire il rapporto sessuale della coppia.
Cultura o religione, educazione o inibizioni portano spesso a distinguere il sesso di serie A, quello che comprende la penetrazione, dal sesso di serie B, che gode di minor considerazione non includendo il coito. È tutt’oggi difficile cercare di pensare alla sessualità come una esperienza che tiene conto dell’intera corporeità e non solo delle componenti genitali unite nell’atto della penetrazione.
Post di Annarita Argento, studentessa del corso di laurea in psicologia clinica – indirizzo Sessuologia dell’Università degli Studi dell’Aquila (coordinatore: prof.Emmanuele A. Jannini).
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