Ieri ha perso i sensi per qualche secondo. Come può capitare a chiunque si trovi a 5200 metri di quota, sulle pendici della seconda cima più alta del Sud America, nel nord del Cile, nonché sul vulcano attivo più alto del mondo. È rotolato in mezzo alle rocce, in una scarpata. Ne è uscito vivo, dolorante e, al momento, più deciso che mai a continuare la sua impresa sul monte Ojos del Salado. Simone Salvagnin ha ventisette anni, è nato a Schio (Vicenza) ed è affetto da una malattia degenerativa della retina, la retinite pigmentosa. Negli ultimi 10 anni la sua vista si è ridotta fino alla quasi totale cecità, ma nonostante questo oggi è campione mondiale di arrampicata sportiva e portavoce ufficiale della Carta ONU dei Diritti dei Disabili.
Proprio per dare “visibilità” – è il caso di dirlo – alla Carta, lo scorso 12 gennaio Simone è partito (accompagnato da una equipe di professionisti) per la Ojos del Salado – Patagonia 2012 Expedition, viaggio tra Cile e Argentina articolato in due fasi. La prima, è appunto la scalata del famoso vulcano, la seconda una corsa in tandem, mezzo con il quale ha già affrontato numerose avventure tra Europa e Asia.
I suoi fan sono tutti in attesa su facebook, per capire come procederà l’impresa e quali siano le condizioni di Simone dopo l’infortunio. Sul suo sito, infondo, ha già risposto che cercherà con ogni mezzo di affrontare quest’avventura: «Ho bisogno di una continua attività fisica, per sentirmi vivo e pieno di energia positiva. Sotto sforzo i miei pensieri mi appaiono più limpidi e riesco a concentrarmi molto meglio: è una specie di meditazione attiva, che mi aiuta a prendere più coscienza di me stesso nello spazio e a dimenticarmi quasi completamente il mio limite».
Cristina Piotti
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