Testo di Franco Molteni, primario del centro di riabilitazione Villa Beretta
Forza motoria pari a Zero, spasticità Ashworth 1, PROM completo… termini tecnici che pochi possono comprendere ma che sono importantissimi per noi medici. A noi raccontano una storia quella degli arti inferiori della persona, di questa persona, a cui abbiamo misurato la lunghezza delle gambe e poi del corpo intero per trovare e adattare il Rewalk lungo abbastanza. E adesso siamo vicini al primo passaggio, importante. Ma con lui parliamo di mettere in piedi o di mettersi in piedi? La realtà è subito un po’ differente in funzione di quella particella riflessiva del verbo mettere (così dicono gli esperti di grammatica). Si potrebbero tirare in ballo nozioni di cinesiologia (o kinesiologia) oppure di biomeccanica – la meccanica della biologia.
No lasciamole momentaneamente da parte? Con una semplice particella si passa dallo stare in piedi all’essere in piedi. E`la differenza fra “fare lo standing” (leggi il post) e “decidere di alzarsi” con Rewalk. Saltano gli schemi di spiegazione logica, meccanica, di forze-sensori-motori e si impongono, definitivamente, motivazioni, decisioni, emozioni .
Bella responsabilità, come medico, da condividere con la persona che hai davanti e che non ti chiede di “fare” ma di “essere” lì, in piedi. Non è un problema di funzione, di capacità, scordiamocelo questo modello di mondo bio-logico così poco logico per spiegare come e perché ci si incontra per prendersi cura di una persona: questo oggetto chiamato esoscheletro (medical device dicono i tecnici) non ha una funzione. ma un significato: la voglia di provare a cambiare prospettiva, almeno per un po’ e se e quando lo si vuole. A centoottantacinque centimetri di altezza. Ma quel che conta sono gli ultimi 15cm, circa, e in particolare quel pezzo che sta nella scatola cranica dalla parte destra e che elabora, del vissuto, buona parte delle emozioni. Vedremo cosa succede cambiando volontariamente e improvvisamente distanza dal suolo.