Prima l’adduttore sinistro, poi è tornata la sensibilità su un francobollo di pelle della gamba destra. Oggi, a dieci mesi dal ricovero, mi sento come un puzzle umano con un muscolo sì e uno no che risponde ai miei comandi. Il merito di questi progressi va ai fisioterapeuti, Luisa e Giovanni, che mi hanno seguito nella terapia tradizionale. Sì, prima che arrivasse nel reparto dell’unità spinale dell’Ospedale Niguarda di Milano l’esoscheletro (una struttura metallica mossa da pistoni n.d.r.) riabilitativo chiamato Lokomat, sono stati loro che mi hanno fatto consentito di stare in piedi, anche se con tutori e bustino. Sono state le loro mani a guidare i miei primi passi mentre ero aggrappato a un girello. Pochi metri ed ero stremato. Con il Lokomat qualcosa è cambiato.
Al di là della noiosa preparazione in cui mi vengono prese tutte le misure per configurare la macchina, questo robot mi permette, come dicono i medici, una posizione verticale dinamica. Il braccio meccanico che mi solleva infatti è in grado ogni secondo di variare la quantità di peso che appoggia sul tapis roulant così da permettere ai mie muscoli di sopportare solo il carico che riescono. Se così non fosse rischierei di compromettere i miei sforzi. Inoltre quel groviglio di cavi e apparecchiature elettroniche che vedete attorno alle mie gambe sono i bracci meccanici che coadiuvano i miei movimenti. All’inizio li sostituivano del tutto, ma ora che alcuni muscoli si sono attivati questa macchina li allena con dolcezza sapendo sempre quando fermarsi se qualcosa non va.
E così posso farmi la mia passeggiata di un chilometro circa due volte alla settimana prima di tornare seduto sulla carrozzina. Per molti quindi ma non per tutti mi dicevano i medici, il Lokomat è un apparecchio medico che serve a riattivare i centri neurologici che si sono spenti, quindi se io avessi avuto una lesione completa, come accade a molti, non avrei avuto accesso a questo tipo di macchinario. Ora torno al lavoro, non mi chiedete per favore come mi vedo fra tre anni, perché, con realismo, vi rispondo che mi vedo ancora in sedia a rotelle anche se questo robot mi permetterà di fare qualche passo. Quello che vi garantisco è che farò di tutto per vivere la mia vita in tutta la sua pienezza…anche se sarà una vita da disabile.
Maicol Bianchi
(testo raccolto da Simone Fanti)