Certi giorni nascono così. Da un momento all’altro, quasi ci si svegliasse da un torpore e si scopre che qualcosa del tuo mondo non va. Che il lavoro che stai facendo non è quello per cui hai tanto sofferto e combattuto. Che la vita sentimentale non è rose e fiori come invece hai sognato fin da ragazzino. Ecco come descrive quei giorni Eliot
Capita
in certi giorni,
di frugar pensieri,
senza trovar pace,
virtuosismi della mente
arrancante nel vuoto,
ingarbugliata in fili,
passivamente incatenata
ad un presente
che era futuro
ed è già passato.
Sono quei giorni in cui per un evento casuale ci si ferma a fare un bilancio del proprio presente trovandolo distante dall’immaginifica visione che fino a qualche tempo prima si anelava e rincorreva. Ci si sente sbagliati, inadeguati per la via che si è scelta, si prova umiliazione per aver deluso gli altri e se stessi. Alzi un dito chi non ha mai provato una sensazione del genere.
Beato chi l’ha vissuto e peccato per tutti gli altri, mi sento di dire. La vita ha i suoi riti di passaggio e questi giorni sono proprio questo. Sono quei momenti in cui nella lunga scalata a se stessi, si compiono i più grandi passi in avanti: si scende a scandagliare il proprio profondo per risorgere un po’ più forti e consapevoli. Si scopre lentamente che l’ipotetico pensiero di essere superuomini è fallace, tanto quanto può essere fallace il pensiero di aver sbagliato tutto nella vita.
Il bianco e nero del Tao che nella loro rincorsa eterna si mescolano e si completano. Ripensate a quando queste crisi hanno colpito più duro. A quante volte un fallimento ha portato a difficoltà interiori e poi pensate a quando ne siete usciti. L’adolescenza e il primo amore, un forte lutto, forse la perdita del grande amore e il primo insuccesso sul lavoro. Per me uno di questi periodo è di qualche mese fa: ho pensato «mollo tutto, questo non è il mio lavoro». Capita di essere chino su un pezzo e non riuscire a trasmettere le emozioni che l’intervistato ti ha dato e pensi «non sono in grado di fare il mio mestiere con la giusta dovizia».
Rabbia e sfiducia si mescolano in una mistura esplosiva che offusca la vista. Ti guardi dentro e cerchi la scintilla che ti ha spinto verso una scelta che condiziona tutta una vita. La trovi un lumino di luce fioca, soffocato dal grigiore di una società votata alla superficialità, da “un presente che era futuro ed è già passato”. Eppure… eppure c’è e si riscopre solo in questi giorni che paiono bui, ma sono albe di un nuovo giorno che viene. Allora torna la voglia di ridarle ossigeno.
Ha da passa’ a’ nuttata, nulla di più. Consci che domani ci si sveglia più forti.