C’è sicuramente chi mi invidierà, ma quest’oggi in occasione della conferenza stampa di Nutrilite, ho visitato Milanello. Mutuando l’espressione di una nota pubblicità, per qualcuno entrare nel santuario o nella tana del Diavolo non ha prezzo. Non essendo un grande appassionato di calcio ammetto invece che non mi ha fatto né caldo né freddo, mentre mi sono goduto l’espressione dei fan al cancello del centro sportivo intenti a guardar dentro la mia macchina nella speranza di vedere il campione desiderato. E invece era solo un povero giornalista invitato alla presentazione di un progetto interessante.
Da alcuni anni il Milan ha attivato un laboratorio che va ad indagare il comportamento del fisico degli atleti per migliorarne le performance, per ridurre i tempi di ripresa dalle competizioni e per cercare di diminuire gli infortuni. Nulla di illecito, anzi: ogni giocatore è seguito e analizzato per capire se il suo corpo funziona alla perfezione. Che i campioni siano seguiti dal punto di vista alimentare è noto anche ai sassi. Ma che venissero seguiti a livello genetico e cellulare, mi era personalmente sconosciuto.
Milan Lab e Nutrilite, azienda americana di integratori, stanno studiano le funzioni metaboliche dei vari giocatori per capire quali difficoltà incontrano corpi superallenati nella varie situazioni della vita di atleti: dagli allenamenti alle fasi post traumatiche. Il tentativo, fra gli altri, è quello di individuare possibili varianti del Dna che possono influenzare la gestione di determinate sostanze, come certe vitamine e i meccanismi che portano alla produzione di energia all’interno delle cellule.
Un programma personalizzato che permette a ciascun player di far funzionare il proprio strumento di lavoro, il fisico, al 100%. Un esempio concreto: se il giocatore X non sintetizza correttamente la vitamina Y è sufficiente integrarla nel pasto per avere l’effetto desiderato: migliori performance e migliore salute del giocatore. Un esempio è il tennista Djukovic che dopo aver scoperto di soffrire di intolleranze al glutine non smette di vincere.
Ma la riflessione che scaturisce da quello che ho visto va un po’ oltre: quanto queste ricerche, questa personalizzazione dell’alimentazione e conseguente integrazione di vitamine e sostanze alimentari resterà relegato alla nicchia di supersportivi o poi porterà benefici un po’ a tutti? Accadrà quello che tuttora succede in formula uno in cui pezzi e tecnologie sviluppati per le competizioni lentamente filtrano e arrivano nelle vetture che guidiamo tutti i giorni?