Disagio psichico, depressione sino alle forme più gravi, tutti concetti e difficoltà che fanno fuggire manager, responsabili delle risorse umane e aziende a solo sentirli nominare. Eppure con le forme più o meno lievi di questo disagio stiamo facendo i conti tutti i giorni per colpa dello stress da lavoro. Una vita frenetica condotta sotto i perenni stimoli del mondo che ci circonda che ci vogliono più alti, più belli, più in… in altre parole diversi da come siamo. E ancor di più dovremmo fare i conti con il passare del tempo, se sono reali i dati diffusi dall’Organizzazione mondiale della sanità secondo cui la depressione, nel 2020, sarà la seconda causa di disabilità al mondo e colpirà il 20% delle persone impiegate nel mondo industrializzato.
Oggi del tema si sta discutendo per iniziativa della Fondazione italiana Accenture e di Progetto Itaca Onlus che hanno indetto il concorso Give Mind a Chance! Per la cronaca ha vinto Job Stations di Monica Anna Perego, che propone un centro di telelavoro per 15 lavoratori con disagio psichico iscritti alle categorie protette, «che utilizza la modalità del cloud computing per permettere ai lavoratori di accedere ai dati e ai materiali necessari allo svolgimento della propria attività».
Ma il progetto è riuscito a fare qualcosa di più: riunire attorno a un tavolo 18 aziende che, insieme ad esperti, istituzioni ed associazioni no profit, hanno avuto l’occasione di confrontarsi e scambiarsi punti di vista. Ne è nato un elenco di buoni principi per una migliore gestione del disagio psichico in azienda e un corretto inserimento lavorativo.
Qui di seguito i 7 principi:
Il disagio psichico e il lavoro: il lavoro non rappresenta solo uno dei possibili fattori scatenanti il disagio, ma può al contempo costituirne una terapia; l’ambiente lavorativo può esercitare un effetto di tutela contro il malessere.
Le variabili culturali e l’orientamento alla salvaguardia: solo l’impresa correttamente orientata verso il disagio psichico potrà mettere a disposizione della persona tutti i possibili strumenti per prevenire stress e disturbi della psiche.
L’impresa, il disagio, la Responsabilità Sociale: nell’ambito delle Risorse umane, è necessario non cercare più la persona giusta per il lavoro giusto, ma il lavoro giusto per la persona così com’è, per poter così garantire alle persone la possibilità di esprimersi al meglio.
Una nuova cultura del lavoro: il tempo, il ritmo, la chiarezza e la continuità delle mansioni, insieme all’attribuzione di differenti task, sono i fattori chiave di una nuova cultura del lavoro che deve trovare spazio nella filosofia organizzativa dell’azienda.
Una nuova cultura d’impresa a tutela del disagio: la conoscenza dei processi mentali legati al disagio è uno skill specifico che deve essere oggetto di formazione in azienda. E’ necessaria la creazione di un percorso di iniziative concrete per sensibilizzare, integrare e costruire un approccio e una progettazione per la prevenzione e l’inserimento della disabilità psichica all’interno delle aziende. Iniziative che chiedono il coinvolgimento e la leadership da parte dell’Alta Direzione.
Vale la pena: la gestione e l’inserimento di una persona con disagio psichico porta un arricchimento, materiale e immateriale, per l’azienda.
Un programma per l’immediato: riconoscere la portata del problema, comprendere la natura e le differenze dei disturbi psichici, sensibilizzare e formare lavoratori e manager, superare i pregiudizi, agevolare i contatti sociali e l’interazione in azienda, gratificare il lavoratore e garantirgli stabilità, favorire un corretto work life balance, ridurre la pressione competitiva, nella convinzione che adottare un comportamento etico e responsabile porti benefici diffusi, devono essere delle priorità.
Che ne pensate?