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Una spugna marina contro il cancro al pancreas e alle ovaie

Scoperta una molecola capace di uccidere le cellule maligne di due tipi di tumore particolarmente insidiosi

La Latrunculia austini, una spugna che cresce nelle gelide acque che bagnano l’Alaska, si sta dimostrando promettente nella cura del cancro alle ovaie e al pancreas. È una molecola mai scoperta prima. La notizia arriva dal NOAA, la National Oceanic and Atmospheric Administration, che ha condotto lo studio insieme all’Henry Ford Cancer Institute di Detroit e alla Medical University of South Carolina.

La scoperta apre le porte a nuovi farmaci 

I ricercatori hanno scoperto che una molecola contenuta nella spugna è in grado di uccidere in modo selettivo le cellule tumorali in esperimenti fatti in laboratorio.

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«È una grande notizia, perché soprattutto per il cancro al pancreas sono pochi i trattamenti efficaci» ha spiegato Douglas DeMaster, direttore scientifico del NOAA.

Ora occorrono nuovi investimenti per cercare di produrre una versione sintetica di questa molecola e poter passare alla fase della sperimentazione clinica sull’uomo.

Il cancro al pancreas è uno dei più pericolosi 

Il tumore del pancreas è diventato un vero killer seriale: nel 2017 causerà più decessi del tumore della mammella, mentre nel 2030 diventerà probabilmente la neoplasia più letale in assoluto, sia per gli uomini che per le donne. Oggi è al 14esimo posto tra i tumori più diffusi, e in Italia fa registrare circa 12.000 nuovi casi all’anno.

Anche il cancro all’ovaio è un killer silenzioso 

In Italia il tumore dell’ovaio colpisce circa 5.200 donne ogni anno. È un tumore silente, perché non ha campanelli d’allarme specifici e la diagnosi è sempre molto tardiva. A differenza del tumore al seno, per cui le donne possono effettuare vari screening (a partire dai 30 anni, tra i 30 e i 40 anni e poi dopo i 50 anni), il carcinoma ovarico non ha la possibilità di essere individuato in questo modo. Quando viene diagnosticato nelle fasi iniziali la sopravvivenza è di circa il 94%, ma quando la diagnosi è in fase avanzata, la percentuale cala al 40. Si tratta di un tumore molto aggressivo e se all’inizio risponde bene alla chemioterapia, nei casi in cui si ripresenta spesso si innesca un meccanismo di chemioresistenza.

 

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