Ogni persona è unica al mondo, nel vero senso della parola: per questo è tanto difficile trovare un donatore quando si ha bisogno di un trapianto di midollo osseo per guarire da una leucemia, un linfoma o una grave malattia autoimmunitaria. La compatibilità tra donatore e ricevente si verifica in un solo caso su centomila.
I più fortunati sono quei pazienti che possono contare su una famiglia numerosa, perché ogni fratello ha una probabilità del 25% di essere compatibile. Per tutti gli altri c’è la possibilità di rivolgersi al registro internazionale dei donatori, che oggi conta 29 milioni di iscritti nel mondo. In Italia sono poco più di 360mila, una goccia nel mare se si pensa che sarebbero oltre 29 milioni gli italiani tra i 18 e i 55 anni che avrebbero l’età giusta per donare.
Un aiuto può arrivare anche dalla donazione del sangue da cordone ombelicale: questa pratica, ancora poco diffusa nel nostro Paese, offre comunque scarse possibilità, dal momento che produce poche staminali utilizzabili, spesso insufficienti per pazienti di un certo peso corporeo.
Per fortuna la ricerca scientifica sta dando un importante contributo per aumentare le speranze dei pazienti in lista d’attesa. L’Italia è in prima fila, grazie ad una tecnica innovativa, sviluppata all’Ospedale Bambino Gesù di Roma, che permette anche ai genitori (compatibili al 50%) di diventare donatori di staminali per i propri figli: questo è possibile ripulendo il sangue da quelle cellule del sistema immunitario (i linfociti T) responsabili della reazione di rigetto (per saperne di più leggi qui).
Una volta vinta questa “caccia al tesoro” con il donatore, non resta che procedere al trapianto vero e proprio. Come avviene, ce lo spiega in questo video l’ematologo Francesco Onida, che lavora presso il Centro trapianti midollo osseo della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano (per chiedere un consulto, clicca qui).
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