Microbioma e sclerosi multipla: anche questa malattia ha origine nell’intestino? A questa domanda ha provato a dare una risposta una ricerca dell’Irccs San Raffaele di Milano, che svela il coinvolgimento del microbiota nell’origine della malattia neurologica. Negli ultimi anni molti studi di Università di tutto il mondo si stanno concentrando sull’analisi dei batteri che vivono nel nostro intestino e sulle conseguenze che hanno sulla nostra vita. Anche per quanto riguarda la sclerosi multipla ci sarebbe un impatto diretto.
In questo articolo
Scoperto legame tra flora batterica e andamento della sclerosi multipla
Il lavoro, finanziato dall’Aism (Associazione italiana sclerosi multipla) e dalla sua Fondazione Fism, è pubblicato sulla rivista scientifica Science Advances. Gli esperti hanno scoperto un legame tra l’anomalia della flora batterica intestinale, l’attività del sistema immunitario e l’andamento della patologia.
Nei pazienti la flora batterica è alterata
Nell’intestino dei pazienti colpiti da sclerosi multipla recidivante-remittente, la forma che alterna crisi e recuperi. Durante le fasi che precedono la riattivazione della malattia si osserva un’alterazione del microbiota e la corrispondente proliferazione di un tipo di globuli bianchi considerati fondamentali nello sviluppo della patologia.
Lo studio è coordinato da Marika Falcone, ricercatrice della Divisione di immunologia, trapianti e malattie infettive del San Raffaele, e Vittorio Martinelli, neurologo del Centro sclerosi multipla diretto da Giancarlo Comi.
Microbioma e sclerosi multipla: cosa dice l’esperto?
«Sicuramente i risultati dello studi ci portano a pensare che alcuni fattori ambientali che agiscono modificando la flora batterica intestinale possano influire anche sulla malattia. Negli ultimi anni c’è stato un aumento drammatico dell’incidenza della sclerosi multipla. Imputiamo questo aumento a fattori ambientali. Molti di loro agiscono sulla flora batterica, come le migliorate condizioni igieniche, l’uso degli antibiotici e l’alimentazione».
In molte malattie ci si sta concentrando sul ruolo della flora batterica
«Si sta capendo – aggiunge Marika Falcone – che la flora batterica modula il sistema immunitario. Tra le sue funzioni, infatti, regola il metabolismo e lo sviluppo cerebrale, ma è decisivo nel sistema immunitario. Può decidere se scatenare risposte infiammatorie o invece spegnere l’immunità. Ha un ruolo in tutte le malattie che vengono regolate dal sistema immunitario. Quindi quelle autoimmuni e anche i tumori».
Microbioma e sclerosi multipla: quanto contano gli stili di vita?
«La flora batterica – spiega Marika Falcone – è determinata anche dai nostri geni. Ad esempio si è scoperto che la ereditiamo dalle nostre madri. È molto importante il parto naturale, perché acquisiamo la flora batterica dalle nostri madri. L’uso degli antibiotici, ma anche condizioni igieniche eccessive: sembra che tutto questo renda l’ambiente troppo sterile e quindi lo deprivi di queste specie batteriche che invece sono positive. La dieta ha ovviamente un’influenza, ma non sappiamo esattamente quale».
La ricerca
I ricercatori hanno analizzato i tessuti dell’intestino di 19 persone con sclerosi multipla recidivante-remittente e di 18 persone sane. Il primo gruppo, a distanza di 2 anni dalla raccolta dei campioni, è stato ulteriormente diviso in 2 sottogruppi. Pazienti con malattia in fase attiva e pazienti in fase di remissione. L’analisi ha permesso di censire le popolazioni di batteri e di cellule del sistema immunitario presenti a livello intestinale e di mettere in relazione questi dati con lo stato di attività della malattia.
Il ruolo dei linfociti
Nell’intestino dei pazienti con malattia in fase attiva si è così osservata una quantità aumentata di un particolare tipo di linfociti T, i TH17, noti per essere le prime cellule del sistema immunitario a superare la barriera ematoencefalica e a raggiungere il sistema nervoso centrale, contribuendo al danno del rivestimento mielinico. Siccome poi una molecola da loro prodotta, l’interleuchina-17 (IL-17), è presente in alte dosi nelle lesioni cerebrali tipiche della malattia, i linfociti TH17 sono fra le cellule immunitarie più fortemente indiziate come responsabili della sclerosi multipla.