Vitamina D e sclerosi multipla. Tenere sotto controllo i livelli di vitamina D nel proprio sangue può aiutare a prevedere se si sarà a rischio di sviluppare sclerosi multipla. È questa, in estrema sintesi, la conclusione di uno studio pubblicato sulla rivista Neurology e condotto presso la Harvard T.H. Chan School of Public Health, a Boston, con la guida della dottoressa Kassandra Munger, prima autrice della ricerca.
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Vitamina D e sclerosi multipla: da cosa è partita la ricerca?
La dottoressa Munger e il suo team hanno esaminato i dati degli esami del sangue di più di 800.000 donne finlandesi e li hanno incrociati con le diagnosi di sclerosi multipla che queste donne hanno ricevuto (o meno) durante un periodo di nove anni. Di tutto il campione studiato, circa 1.092 donne hanno sviluppato la patologia nove anni dopo che il loro sangue era stato esaminato. I ricercatori hanno comparato i dati di queste donne con quelli di tutte le altre che non avevano sviluppato la sclerosi multipla, rilevando dei livelli di vitamina D più bassi nelle prime rispetto alle seconde.
Qual è la razione giornaliera ideale?
Ma cosa significa avere un deficit di vitamina D? Il team ha definito la carenza di vitamina D come:
- sotto i 30 nanomoli per litro;
- livelli insufficienti, compresi tra 30 e 49 nanomoli per litro;
- livelli normali, 50 nanomoli per litro e superiori.
- Concludendo, le donne con carenza hanno il 43% di rischio in più di sviluppare sclerosi multipla rispetto alle donne che hanno livelli normali di vitamina D,
- mentre hanno il 27% di rischio in più rispetto a quelle con livelli insufficienti di vitamina D.
- Inoltre, i ricercatori sottolineano che per ogni aumento di vitamina D di 50 nanomoli per litro, il rischio di sclerosi multipla diminuisce del 39 per cento.
Il limite dello studio su vitamina D e sclerosi multipla
L’ampio campione esaminato e l’utilizzo di registri medici sono sicuramente i punti di forza dello studio. Tuttavia, la ricerca presenta anche un punto debole: nel campione troviamo solo donne bianche: i risultati potrebbero essere quindi diversi se si analizzassero persone o uomini di altre etnie.
Le cause e l’incidenza della SM
Le cause della sclerosi multipla, una patologia neurodegenerativa che negli Stati Uniti riguarda 400.000 persone (in Italia circa 68.000, dati Epicentro), non sono ancora conosciute. Quello che si sa, invece, è che la possibilità di sviluppare la malattia è più alta nelle donne rispetto agli uomini. La ricerca americana, condotta su donne finlandesi, ha individuato proprio nei bassi livelli di vitamina D un fattore di rischio.
Qual è il rischio?
La comunità scientifica già sapeva della correlazione tra alti livelli di esposizione al sole, il modo più efficace per fare il pieno di questa vitamina, e un rischio più basso di sviluppare sclerosi multipla. Un dato evidente, ad esempio, tra le persone che vivono lontane dall’equatore, popolazioni in cui l’incidenza della patologia neurodegenerativa è molto alta.