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Insufficienza cardiaca: “incriminati” i batteri dell’intestino

La malattia si associa ad una flora batterica intestinale più povera: resta da capire se sia causa o conseguenza

Ci risiamo, ancora una volta. Un nuovo capo d’accusa pesa sui batteri dell’intestino. Dopo essere stati sospettati di “fiancheggiamento” a malattie come il diabete, l’Alzheimer e la sclerosi multipla, ora finiscono nuovamente sul banco degli imputati per lesioni ad una “vittima” eccellente: il cuore.

Il nuovo capo d’accusa

L’ipotesi accusatoria è che un’alterazione della flora batterica intestinale possa essere corresponsabile dell’insufficienza cardiaca. A suggerirlo è il fatto che i pazienti colpiti da questa malattia hanno un microbiota intestinale più povero e sguarnito rispetto alle persone sane. Lo hanno scoperto gli esperti del Centro tedesco per la ricerca cardiovascolare (DZHK) con uno studio pubblicato sulla rivista ESC Heart Failure.

Gruppo San Donato

L’asse cuore-intestino

Che ci fosse un filo diretto tra cuore e intestino lo si era capito da tempo. Ricerche precedenti avevano infatti mostrato che nei malati di insufficienza cardiaca l’intestino è particolarmente sofferente. Scarsamente nutrito dall’afflusso di sangue, ha pure pareti più spesse e permeabili a tossine e batteri. Considerando poi che il microbioma intestinale è alterato in molte condizioni patologiche, come il diabete di tipo 2, i ricercatori tedeschi hanno pensato di approfondire questo aspetto esaminando i batteri presenti nelle feci dei pazienti con insufficienza cardiaca.

Dati realistici

Per rendere l’analisi più realistica, hanno selezionato un campione di pazienti che assumevano i farmaci che vengono normalmente prescritti per lo scompenso. Per evitare poi fattori confondenti, hanno escluso dallo studio pazienti con diete particolari, come quella vegana, che finiscono per alterare i batteri intestinali.

Cuore insufficiente, intestino povero

I risultati dimostrano che nei malati con insufficienza cardiaca la flora intestinale è più povera. Presenta infatti una minore varietà di microrganismi e soprattutto uno sbilanciamento tra i batteri “cattivi” e quelli “buoni” che riducono l’infiammazione, come quelli del genere Blautia. Siccome lo scompenso cardiaco si accompagna ad una condizione di infiammazione cronica, è possibile che sia proprio la flora batterica a favorirla.

Causa o conseguenza?

Finora si pensava che l’alterazione del microbiota intestinale fosse una conseguenza dell’insufficienza cardiaca, ma i ricercatori tedeschi non escludono il contrario: l’alterazione del profilo batterico intestinale potrebbe essere un fattore di rischio o addirittura un segnale della patologia cardiaca. Il dibattito resta aperto, nell’attesa che nuovi studi svelino se è nato prima l’uovo o la gallina.

Elisa Buson

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