Che cosa avevano in comune Galileo Galilei, Giacomo Casanova e Winston Churchill? Scienziato il primo, seduttore il secondo e statista il terzo, tutti e tre hanno convissuto con la gotta. Considerata, un tempo a ragione, la malattia dei ricchi e dei potenti, perché in qualche modo legata a una dieta ricca di carne che i poveri non potevano permettersi, la gotta oggi è la forma di artrite più frequente negli adulti, con una prevalenza che oscilla tra lo 0,9% in Italia e il 3,9% negli Stati Uniti. I casi di gotta stanno aumentando nel nostro Paese, soprattutto a causa di un’alimentazione scorretta e sbilanciata
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Gotta: non è più una malattia per ricchi
«La sua incidenza è infatti in aumento. Se un tempo colpiva prevalentemente gli uomini, oggi sempre più anche le donne, dopo la menopausa, hanno a che fare con dolori articolari causati da un eccesso di acido urico». Maurizio Cutolo è direttore della divisione di reumatologia dell’Università di Genova e del Policlinico San Martino. «Oggi, però, si è invertita la tendenza nelle classi sociali. Colpisce di più, infatti, le fasce della popolazione con minori possibilità economiche e minore consapevolezza dei fattori di rischio e in cui dilagano abitudini alimentari scorrette». Non a caso, infatti, la gotta si accompagna tendenzialmente ad altri disturbi metabolici, quali per esempio diabete, obesità, ipertensione. Inoltre le fasce di popolazione più debole economicamente mangiano peggio.
Cos’è la gotta?
«La gotta è una malattia infiammatoria delle articolazioni con attacchi ricorrenti di artrite che provocano dolore intenso, arrossamento e gonfiore locale». Carlo Selmi è responsabile di reumatologia e immunologia clinica dell’Humanitas e docente all’Università degli Studi di Milano. «Le più colpite sono tipicamente le articolazioni periferiche. In particolare il primo dito del piede nella cosiddetta podagra».
Il ruolo dell’acido urico
Di fatto, è una malattia del metabolismo causata da livelli elevati di acido urico nel sangue (iperuricemia). «L’acido urico», spiega Selmi, «è un prodotto di scarto dell’organismo. Si accumula essenzialmente per due motivi. Può essere prodotto in eccesso, oppure non essere adeguatamente smaltito dai reni attraverso l’urina. Per questo, per favorirne una corretta espulsione, è importante bere molta acqua. Oltre due litri al giorno».
L’infiammazione articolare, caratterizzata da attacchi che possono essere estremamente dolorosi, si innesca quando, a causa dell’alta concentrazione di acido urico nel sangue (si parla di iperuricemia in presenza di livelli di acido urico nel sangue superiori a 6,8 mg/dL), si accumulano nelle articolazioni depositi di cristalli di urato monosodico.
Gotta: troppa carne nella dieta
Insomma, l’iperuricemia è la condizione predisponente necessaria allo sviluppo della gotta, «perché più alto è il livello di acido urico nel sangue, più alto è il rischio che si depositi in forma di cristalli nelle articolazioni», precisa Cutolo. «L’iperuricemia può essere determinata da
- malattie ereditarie
- certi tipi di tumore
- insufficienza renale
- ipertensione arteriosa
- alcuni farmaci
- alimentazione. L’acido urico, infatti, è in parte un rifiuto della digestione delle purine, che sono sostanze presenti nelle nostre cellule e in diversi alimenti, come carne, frattaglie, pesce azzurro, birra.
I dolori colpiscono soprattutto di notte
Se l’iperuricemia è del tutto asintomatica, la gotta è invece molto dolorosa. I reumatologi, a tal proposito, avvisano: è davvero difficile sottovalutare il dolore intenso e spesso improvviso causato dall’artrite gottosa. «Di solito si presenta a intermittenza, con attacchi dolorosi seguiti da lunghi periodi di remissione», illustra lo specialista dell’Humanitas.
«L’esordio è rapidissimo e spesso avviene nel corso della notte, perché anche le infiammazioni hanno un ritmo circadiano. Di notte il sistema immunitario è particolarmente vigile e nelle condizioni migliori per lavorare e combattere», puntualizza il reumatologo di Genova.
I sintomi
Le articolazioni colpite si arrossano, si gonfiano, diventa difficile muoverle. Di solito la situazione migliora spontaneamente dopo un paio di giorni. Con il passare del tempo, però, si intensificano la frequenza e la durata degli attacchi che coinvolgono via via sempre più articolazioni. E così, il disagio e il dolore, partiti dall’alluce, finiscono con l’interessare anche le articolazioni di polsi, caviglie, talloni, ginocchia, dita delle mani, gomiti. A lungo andare, poi, ai segni dell’infiammazione si aggiungono anche danni irreversibili all’osso e alla cartilagine.
Attenzione alle purine
Ecco perché è fondamentale attenersi ai consigli alimentari dei reumatologi, riducendo al minimo i cibi ad alto contenuto di purine (carne rossa, pesce azzurro e frattaglie) che possono favorire l’uricemia e il consumo di alcolici (la birra in particolare) e di bevande contenenti fruttosio. Sono invece consigliati il latte e i suoi derivati a basso contenuto di grassi, il caffè e i cibi ricchi di vitamina C, perché potrebbero addirittura avere un effetto protettivo.
Il ghiaccio allevia i sintomi
Come indicato nelle Raccomandazioni della Società italiana di reumatologia, il trattamento ottimale della gotta richiede strategie farmacologiche e dovrebbe essere personalizzato in base a:
- specifici fattori di rischio (livelli di uricemia, attacchi precedenti, alterazioni radiologiche)
- fase clinica (gotta acuta, ricorrente…)
- fattori di rischio generali (età, sesso, obesità, consumo di alcol, farmaci che possono indurre iperuricemia, interazioni farmacologiche e comorbidità).«In caso di artrite gottosa acuta, quella che colpisce le articolazioni più periferiche soprattutto la notte, si ricorre agli antinfiammatori non steroidei (i Fans) come farmaci di prima scelta per alleviare i sintomi», spiega Selmi. «In caso di insufficienza renale, gastriti, ulcere gastriche, o allergia ai Fans, si prescrive invece la colchicina. Un’alternativa è ricorrere ai cortisonici sistemici per spegnere l’infiammazione». L’applicazione di ghiaccio sulle articolazioni interessate, anche più volte al giorno, può contribuire ad alleviare i sintomi.
Nuovi farmaci per ridurre l’acido urico
«Solo dopo aver placato l’attacco acuto si punta ad abbassare, con opportuni farmaci, il livello di acido urico circolante per prevenire nuovi attacchi e ridurre il rischio di complicazioni», continua Cutolo.
«Insomma, la scelta dei farmaci per placare prima l’attacco acuto e contrastare poi l’iperuricemia dipende da vari fattori che devono essere considerati caso per caso dal reumatologo», sottolinea Selmi, ricordando che oggi ci sono diverse opzioni farmacologiche (e nuove sono in arrivo) utili per normalizzare i livelli di acido urico nel sangue:
- l’allopurinolo e il febuxostat, che ne limitano la produzione
- il probenecid che invece migliora la capacità dei reni di smaltirlo attraverso le urine
- il lesinurad che combina entrambi i meccanismi d’azione
farmaci biologici che contribuiscono a spegnere l’infiammazione in maniera efficace
Abbiamo perso la capacità di distruggere l’acido urico
«Di fatto dobbiamo ricorrere a farmaci che inibiscono la sintesi dell’acido urico. A differenza degli altri mammiferi che hanno un enzima che lo distrugge, noi umani abbiamo perso questa capacità enzimatica. Quando vivevamo ancora nelle caverne, al freddo e con poco cibo a disposizione, un suo accumulo costituiva un fattore di sopravvivenza, come per lo zucchero, del resto. Un tempo, un suo accumulo nel sangue ci consentiva di resistere meglio alla carenza di cibo, al freddo… oggi invece causa il diabete», afferma Cutolo.
Come evidenzia l’European League Against Rheumatism, nonostante i trattamenti efficaci disponibili, la gotta è ancora spesso non gestita a dovere. «Per questo va ricordata ai pazienti l’importanza di seguire la terapia consigliata anche se, tra un attacco e l’altro di artrite gottosa, hanno la sensazione di stare bene», conclude il reumatologo di Humanitas. «Solo seguendo i trattamenti prescritti si possono ridurre i livelli di acido urico e prevenire nuovi attacchi sempre più invalidanti, quindi stare davvero meglio».