Sono quasi quattro milioni gli italiani che soffrono di emorroidi, ma in realtà il numero, secondo gli esperti, è decisamente più alto. Considerando le vendite dei prodotti da banco in farmacia, il numero di connazionali colpiti è molto più consistente, tanto che si calcola che almeno una volta nella vita ne soffra la metà della popolazione adulta. Se, infatti, quando si è giovani sono piuttosto rare – eccezion fatta per le donne durante la gravidanza – dai 45 ai 65 anni sono frequenti.
Quando si parla di emorroidi, il primo problema da superare è la vergogna, che spinge ad andare dal medico solo quando la situazione diventa grave. È un errore perché, soprattutto se curate subito nel modo corretto, si può stare bene abbastanza velocemente e senza soffrire troppo.
In questo articolo
Che cosa sono le emorroidi
Nell’ano ci sono piccoli cuscinetti vascolari – le emorroidi, appunto – nei quali si intrecciano molti vasi sanguigni. Questo insieme di arterie, di capillari e soprattutto di vene, è ancorato alla parte finale del retto grazie ad alcuni legamenti fibrosi che lo mantengono nella corretta posizione consentendo la chiusura del canale anale. Il «compito» delle emorroidi è infatti quello di aiutare l’apparato sfinteriale sia nell’evacuazione sia nella continenza attraverso il deflusso e l’afflusso di sangue: nel primo caso aumentano la continenza chiudendo l’ano, nel secondo favoriscono l’emissione delle feci.
Le vene si dilatano troppo
Quando le pareti di questi gavoccioli si dilatano eccessivamente danno problemi: per i medici si tratta di malattia emorroidaria, anche se nel gergo comune di parla di emorroidi. Possono essere interne (si formano appena sopra lo sfintere) o fuoriuscire all’esterno, più in basso, ai bordi dell’orifizio anale. Generalmente sono visibili e il loro colore è rosso-bluastro.
«Le cause più frequenti sono essenzialmente due: lo stile di vita e il peso della gravidanza», spiega Maurizio Gentile, responsabile dell’ambulatorio di colon-proctologia all’Università Federico II di Napoli (puoi chiedergli un consulto qui). «La dieta è alla base del meccanismo fisiopatologico per cui le feci che si induriscono, generando la stipsi, fanno fuoriuscire questi noduli emorroidali».
«Invece il peso della gravidanza in realtà non coinvolge solo le emorroidi, bensì tutto l’ultimo tratto al di sopra del canale anale: è una spinta verso il basso che si trasmette a tutti gli organi dello scavo pelvico. Per la frequenza della patologia e per gli stili alimentari comuni possiamo dire che esiste una certa predisposizione familiare». Bisogna anche evitare di stare a lungo seduti sul water e di spingere eccessivamente per evacuare.
Tanta frutta e verdura
«In genere la dieta occidentale è povera di fibre, che invece andrebbero assunte mangiando frutta, verdura, legumi e cereali integrali», spiega Gentile. «È poi fondamentale bere almeno un litro e mezzo di acqua al giorno per idratare le feci. Anche l’attività fisica è molto importante, perché aiuta a combattere la stitichezza. L’esercizio diventa cruciale per le donne in gravidanza e per gli anziani: uno stile di vita attivo con ginnastica regolare favorisce la tonicità dei muscoli pelvici». Ecco dei consigli su cosa mangiare e cosa evitare.
«Il meccanismo che scatena la malattia emorroidaria, infatti, riguarda anche il tessuto di sostegno dei noduli, che si indebolisce gradualmente e fa fuoriuscire le emorroidi. Dare tonicità a questi muscoli significa mantenerle elastiche. Sono quindi efficaci tutti gli esercizi per il controllo pelvico, che prevengono anche altri problemi come il rettocele e il cistocele. Il primo è lo scivolamento del retto dalla sua normale sede anatomica fin dentro la vagina, dovuto proprio a un indebolimento del pavimento pelvico e la discesa della vescica, mentre il secondo è lo scivolamento della vescica dalla sua sede verso la vagina per lo stesso motivo. Attività molto utili in questo senso sono lo yoga e il pilates». Molto importante anche non indugiare troppo sul wc e assumere la posizione corretta. Può essere utile assumere dei farmaci vasoprotettori.
Le indagini del proctologo
Come accorgersi del problema? Le emorroidi possono dare dolore diffuso, bruciore, prurito intenso, sanguinamento, perdita di muco. «Quando la malattia è in stato avanzato», continua Gentile, «può diventare difficile anche semplicemente stare seduti. In genere sanguinano quando sono piccole e infiammate, perché subiscono maggiormente l’attrito delle feci, mentre le emorroidi più grandi ed esterne sanguinano solo occasionalmente».
In presenza di questi segnali è necessaria una visita dal proctologo. «I sintomi sono infatti comuni ad altre malattie», spiega Gentile. «Si può avere prurito o sanguinamento per motivi diversi, come ragadi o fistole anali. La visita consiste in un esame ispettivo generale, un’esplorazione rettale e una proctoscopia, che si esegue introducendo un rettoscopio o un proctoscopio nell’apertura anale, dopo averlo lubrificato. Nei casi più particolari si procede anche a una rettosigmoidoscopia, che è più invasiva, utilizzando una sonda rigida che ha all’estremità una fonte luminosa e/o una telecamera. Viene inserita passando dall’orifizio anale in modo che il proctologo possa verificare lo stato di salute direttamente su un monitor».
Emorroidi: efficaci le legature elastiche
A seconda dell’entità del problema, lo specialista prescriverà la cura più adatta. Per prima cosa consiglierà una dieta adeguata con aggiunta di ammorbidenti fecali (come blandi lassativi) per correggere un’eventuale stipsi.
Fra i trattamenti non chirurgici funzionano molto bene le legature elastiche: sono una procedura ambulatoriale fatta dal proctologo, sono poco fastidiose e garantiscono risultati di buona durata.
Il ghiaccio, che spesso viene erroneamente usato, allevia i fastidi, ma ha un effetto controproducente perché provoca una sensazione di spasmo della muscolatura che può essere anche più dolorosa.
Le pomate sono abbastanza efficaci sui sintomi, non sulla riduzione effettiva dei noduli. Per chi soffre spesso di emorroidi sono più indicate le legature elastiche o un intervento chirurgico, soluzioni che consentono di evitare conseguenze anche gravi.
«Ogni tanto», avverte il proctologo, «uno di questi noduli si può rompere. È una sindrome molto fastidiosa, che pulsa e dà un estremo dolore. Entro le prime 48 ore si può fare un drenaggio, quindi incidere e fare uscire questi coaguli che si sono formati. Dopo le 48 ore la terapia è a base di antiedemigeni cortisonici e farmaci per la circolazione».
In una settimana il recupero dall’intervento di emorroidi
Ci sono diversi interventi chirurgici, che però possono essere ricondotti a due tipi: un intervento classico che asporta i noduli e un intervento con una suturatrice meccanica che riposiziona all’interno i cuscinetti. I tempi di convalescenza sono oggi molto ridotti. Si utilizza uno strumento a radiofrequenza, per cui le ferite sono molto limitate.
La degenza in ospedale è praticamente azzerata: al massimo una notte di sorveglianza. Si resta poi a casa per quattro-cinque giorni, quindi si può ritornare alla vita normale, stando ovviamente attenti alla zona per ancora qualche giorno. C’è una percentuale di recidiva, ma è molto bassa.
La Dearterializzazione Doppler guidata
C’è un intervento che permette una ripresa molto veloce. Si chiama Dearterializzazione Doppler guidata e permette un recupero velocissimo. Grazie al doppler, che non è altro che un ecografo a ultrasuoni, si individuano le arterie che forniscono sangue alle emorroidi. A questo punto il chirurgo chiudi i vasi con punti di sutura. Mancando il sangue, i gavoccioli si sgonfiano e scompaiono le perdite, il prurito e il dolore.
L’igiene intima
Le zone anale e perianale sono tra le più a rischio di infezioni per il passaggio delle feci. Anche se da sola non garantisce di non sviluppare emorroidi, una corretta igiene intima è comunque essenziale. Il detergente non dev’essere aggressivo, quindi si raccomanda di usare quelli specifici per l’igiene intima e non un sapone generico. L’acqua dev’essere tiepida: se calda danneggerà la mucosa, mentre se è fredda provocherà degli spasmi muscolari. Ci si deve lavare almeno dopo ogni volta che si va in bagno.
Dopo l’intervento chirurgico l’igiene intima diventa importantissima, perché bisogna cercare di ridurre la contaminazione batterica in modo che nelle ferite non ristagni materiale fecale. Il detergente in questo caso dev’essere antibatterico, ma specifico per le zone intime. Ci si può lavare anche molte volte al giorno, ogni qual volta si avvertano fastidi.
Emorroidi: i rimedi naturali
Nei casi meno gravi, si può provare con alcuni rimedi naturali. Se non sono efficaci bisogna rivolgersi il primo possibile al proprio medico. Non ci sono prove scientifiche che dimostrino la loro efficacia nella cura delle emorroidi. L’aloe vera ad esempio possiede però proprietà anti-infiammatorie, che potrebbero aiutare a ridurre l’irritazione. Naturalmente bisogna usare solo il gel puro. Volendo lo si può anche raccogliere direttamente incidendo le foglie della pianta di aloe. Alcuni usano anche l’amamelide, un altro antinfiammatorio naturale, che combatte il prurito e il dolore.
Francesco Bianco
Leggi anche…
None found