La cistite è causata dalla risalita verso la vescica di alcuni patogeni di origine fecale, vaginale o uretrale. Si tratta di batteri Gram negativi. In almeno il 70% dei casi il responsabile è l’Escherichia Coli. È un batterio che si trova normalmente nel nostro intestino e fa parte della flora batterica. Nella maggior parte dei casi è innocuo, ma in alcune forme può provocare seri problemi alla nostra salute.
Lo Staphilococcus saprophyticus è invece presente nel 5-19% dei casi. Altri patogeni quali lo Streptococcus faecalis o altre Enterobacteriaceae come il Proteus o la Klebsiella sono identificati solo occasionalmente.
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In questo articolo
I fattori di rischio
- Frequenti rapporti sessuali. (Gli effetti meccanici della penetrazione durante un rapporto sessuale favorirebbero l’ingresso di batteri a livello vescicale). Ecco le regole di igiene intima dopo il rapporto per ridurre al minimo le possibilità di infezione.
- Utilizzo di sistemi contraccettivi come la crema spermicida e/o il diaframma (che generano alterazioni dell’ecosistema vaginale).
- Cattiva igiene intima.
- Uso di tamponi vaginali durante il ciclo mestruale.
- Uso di lingerie e pantaloni troppo aderenti e fatti con tessuti non traspiranti.
- Un’alimentazione “disordinata”.
- Uso indiscriminato di antimicrobici. (L’uso spropositato di alcuni antimicrobici altera la normale flora batterica vaginale costituita da lactobacilli, comportando una persistente colonizzazione vaginale da parte di uropatogeni come per esempio l’Escherichia Coli).
- Familiarità (la mamma ha sofferto/soffre di cistiti ricorrenti). Clicca qui per approfondire l’argomento.
- Distanza fra uretra e ano. Più è breve, più aumenta il rischio. In genere la distanza media è di 5 cm: basta che si di 4,8 per favorire la cistite.
Fattori tipici delle donne in post menopausa quali il deficit estrogenico che altera il normale trofismo vaginale. - Diabete: nei diabetici sono più frequenti le infezioni. È quindi più facile “prendere” la cistite.
- Stress: favorisce l’insorgenza di episodi di “cistite psicosomatica”, oppure ne peggiora i sintomi. Ecco perché lo stress è un fattore di rischio per la cistite.
Quali sono i sintomi?
Dipendono dall’età, ma di solito i sintomi più frequenti sono la necessità impellente di fare pipì e il bruciore.
Nel dettaglio, nelle donne quelli principali sono:
- l’aumento della necessità e urgenza di fare pipì durante le 24 ore (chiamata pollachiuria). In pratica è l’aumento della frequenza della pipì nell’arco della giornata senza che aumenti necessariamente anche la quantità totale dell’urina emessa. In alcuni casi la pollachiuria può essere accompagnata da altri sintomi come dolore e bruciore soprattutto all’atto della minzione.
- La difficoltà nell’urinare. Si impiega molto tempo a fare pipì e se ne fa poca, nonostante il grande sforzo. I muscoli appaiono contratti e il getto può risultare modificato nel volume o nella forma (deviato, tortuoso, ecc.) o arrestarsi improvvisamente e involontariamente (chiamata disuria).
- Si percepisce bruciore o dolore mentre si fa la pipì. A volte si sentono anche brividi e freddo (chiamata stranguria).
- Spasmo doloroso seguito dall’urgente bisogno di urinare (si chiama tenesmo vescicale).
- Urine torbide, a volte maleodoranti.
- Presenza di sangue e pus nelle urine (chiamati ematuria o piuria).
- Febbre: generalmente non c’è. Quando però la temperatura sale oltre i 38 gradi con brivido e dolore lombare è possibile che l’infezione si sia propagata alle alte vie urinarie.
La sintomatologia della cistite cronica è simile a quella della cistite acuta, ma caratterizzata da sintomi più lievi.
Cistite nei bambini
Nei bambini più piccoli i sintomi possono essere molto generici: il piccolo può sembrare irritabile, mangiare poco o vomitare. A volte l’unico sintomo è una febbre che sembra comparire senza ragioni e non va via (per saperne di più sulle infezioni urinarie dei bambini leggi qui).
La prevenzione
Per evitare infezioni ricorrenti le raccomandazioni generali per prevenire la cistite sono:
- bere almeno due litri d’acqua al giorno;
- evitare di trattenere l’urina;
- evitare il consumo di cibi e bevande che possono irritare l’intestino;
- fare la pipì prima di andare a dormire e dopo i rapporti sessuali;
- mirtillo rosso: a scopo preventivo si possono assumere per alcune settimane degli
- integratori a base di mirtillo rosso, che impediscono l’adesione dei batteri alla vescica. Il mirtillo è ritenuto potente come un farmaco per la cistite;
- indossare biancheria intima in fibre naturali (cotone);
- curare eventuale stipsi e utilizzare probiotici (la stipsi favorisce la contaminazione del tratto urinario; per saperne di più sui benefici dei probiotici leggi qui);
- l’attività fisica regolare, dolce, rilassante, aiuta il movimento intestinale, tra le discipline consigliate il Pilates è efficace per il basso tratto urinario ed è preferibile a una corsa forsennata. Anche lo yoga può essere estremamente utile. Qui puoi veder alcune posizioni che possono aiutarti;
- praticare una regolare igiene intima evitando l’utilizzo di detergenti troppo energici; sì invece a prodotti a base di acido ialuronico, che apporta sostanze benefiche. Qui puoi sentire i consigli dell’esperto riguardo all’uso dell’acido ialuronico come trattamento della cistite.
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La diagnosi
La diagnosi si basa sull’esame fisico-chimico delle urine, sull’esame del sedimento urinario e sull’urinocoltura.
- Esame delle urine: dimostra la presenza di batteriuria (presenza di batteri nelle urine) associata a leucocituria (presenza di leucociti nelle urine) e talvolta a microematuria (tracce di sangue nelle urine).
- L’esame del sedimento urinario consente la dimostrazione dell’infezione con l’identificazione dell’agente infettante, la determinazione della carica batterica e l’esecuzione dell’antibiogramma.
Nel sospetto di infezione delle basse vie urinarie l’urinocoltura non è indispensabile in quanto i potenziali patogeni e la loro suscettibilità agli antibiotici sono prevedibili e i tempi di esecuzione dell’esame sono più lunghi della fase acuta della malattia. - L’urinocoltura, invece, è indispensabile nelle forme ricorrenti delle basse vie urinarie o in caso di sintomi che possono far sospettare pielonefrite (infezione renale). Dopo un episodio di cistite non è necessario eseguire uno studio morfologico delle vie urinarie mentre, in caso di episodi ricorrenti, uno studio ecografico dell’apparato urinario può risultare molto utile. In caso di pielonefrite l’esame ecografico potrebbe svelare la presenza di ostruzione delle vie urinarie.
La cura
Curare correttamente la cistite sin dal primo episodio può fermare il circolo vizioso delle ricadute.
- La prima regola è di non utilizzare mai antibiotici, se non in presenza di febbre. I farmaci utilizzati nel trattamento della cistite sono antimicrobici, come la fosfomicina trometamolo, da somministrare due volte al giorno per almeno quattro o cinque giorni o comunque fino alla scomparsa dei sintomi.
- Non dimenticarsi di bere molta acqua per pulire il tratto urinario. Si può ricorrere a tisane a base di malva e uva ursina. Quest’ultima, in particolare, agisce come un vero antibiotico naturale.
- Di recente si utilizza con successo un nuovo antibatterico, il D-Mannosio, che ha la proprietà di formare un film sull’apparato urinario che impedisce ai batteri di muoversi e di risalire, attraverso la vagina, in vescica. Leggi qui per avere tutti i consigli dell’esperto sull’uso del D-Mannosio per trattare la cistite.
- Attualmente molto efficace nel ridurre le recidive delle cistiti e per trattare le forme più gravi è l’utilizzo di sostanze quali l’acido ialuronico e il condroitinsolfato, sia per via endovescicale diretta con instillazioni o per via orale associati a farmaci tradizionali. Queste sostanze danno ottimi risultati nella ricostituzione della mucosa danneggiata dai processi infettivi ed infiammatori con possibilità di guarigione.
- In caso di trattamento con antibiotici, i più utilizzati sono quelli appartenenti alla classe dei fluorochinolonici (levofloxacina, ciprofloxacina, norfloxacina, fleroxacina, ecc). È fondamentale scegliere un antibiotico che associ all’efficacia terapeutica il rispetto della flora batterica vaginale, che è la difesa naturale contro l’acquisizione di un’infezione urinaria.
Occhio agli ormoni
Anche gli ormoni sono centrali, soprattutto in due fasi molto delicate della vita della donna: la gravidanza e la menopausa.
- Quando si è incinta, l’aumento del progesterone favorisce il rilascio della muscolatura della vescica, facilitandone l’apertura dall’esterno verso l’interno. Inoltre si ha un vero e proprio schiacciamento, dovuto all’espansione dell’utero, che rende difficile il completo svuotamento della vescica.
- Durante la menopausa, invece, si ha un calo degli estrogeni. Questo comporta un innalzamento del pH della vagina e una riduzione dei lattobacilli, cioè dei batteri “buoni” che la proteggono. A questo si somma il calo del tono muscolare, con il rilasciamento del collo della vescica e dell’uretra che facilita l’invasione dei batteri provenienti dall’esterno.
La cistite può colpire anche gli uomini
Il fattore più importante che predispone all’infezione è dovuto alla diversa conformazione anatomica della donna rispetto all’uomo, l’uretra. La brevità dell’uretra femminile che misura circa 3-4 cm e la vicinanza alla vagina e al retto costituiscono fattori di maggior rischio e maggiore prevalenza delle infezione delle vie urinarie nella donna.
È per questo, infatti, che anche i batteri provenienti dall’intestino possono raggiungere il condotto uretrale e da qui risalire in vescica. La colonizzazione può essere favorita dalle secrezioni normalmente presenti in vagina. Comunque i dati più recenti parlano di 1-2% di uomini colpiti almeno una volta nella vita da cistite. Qui il fattore di rischio principale è soprattutto la scarsa igiene intima dopo rapporti sessuali non protetti. Altre volte può essere sintomo di un problema alla prostata.
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Quanto dura?
La maggior parte delle infezioni guarisce entro una settimana con cure mediche appropriate. Le ricadute sono comuni in certi bambini con anormalità urinarie, o in generale nelle persone che hanno abitudini poco igieniche.
Quando continua a tornare
Per alcune donne la cistite è un incubo ricorrente. Gli esperti pensano che ci possa essere una predisposizione genetica, che rende la mucosa della vescica suscettibile all’attacco dei batteri.
In questi casi gli antibiotici servono a poco. Il vero obiettivo della terapia deve essere quello di ricostituire l’integrità della mucosa vescicale e della sua pellicola protettiva, che fanno “scivolare” via i batteri. Si può ricorrere a terapie innovative come quelle a base di acido ialuronico, per via orale o intravescicale, che ripristinano la sottile pellicola protettiva.
Nel caso di infezione da Escherichia coli, invece, sono molto utili gli integratori contenenti il D-mannosio. Una volta raggiunta la vescica, questo zucchero forma una specie di “gomitolo” in cui rimangono impigliati i batteri che vengono successivamente espulsi. Un ultimo consiglio per tutte è quello di assumere dei probiotici per regolarizzare l’intestino, perché la stitichezza e il ristagno delle feci favorisce la crescita dei batteri invasori.
La cistite interstiziale
Il nome scientifico è quello di sindrome del dolore vescicale. Si tratta di una condizione infiammatoria cronica della vescica, la cui causa è ancora ignota. A differenza della cistite batterica, più frequente, la cistite interstiziale non è causata da batteri e non risponde alla terapia convenzionale con antibiotici.
La cistite interstiziale non è un disturbo psicosomatico e non è causata da stress. Al contrario il dolore continuo, lo stress che ne deriva e la mancanza di diagnosi possono causare un disturbo psicologico di ansia e depressione. La cistite interstiziale può colpire persone di qualsiasi età, razza o sesso. Tuttavia ne sono affette molto più frequentemente le donne. Clicca qui se vuoi approfondire l’argomento.
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