Alcuni ce l’hanno lungo quasi 60 centimetri, altri appena pochi millimetri. L’uomo, invece, lo ha perso completamente, e per uno scherzo del destino, proprio nel periodo in cui era Homo erectus. Stiamo parlando dell’osso del pene, o baculum, l’osso più variegato che ci sia nel mondo animale.
La sua lunghezza, come dicevamo all’inizio, può variare dai sorprendenti 60 centimetri del tricheco ai pochi millimetri dei nostri “parenti” più stretti, scimpanzè e bonobo. Comparso nella storia evolutiva tra 145 e 95 milioni di anni fa, per facilitare la vittoria nella competizione riproduttiva tra maschi, il baculum sarebbe scomparso nell’uomo proprio a causa della sua virata verso la monogamia. A suggerire questa ipotesi è uno studio dell’University College di Londra pubblicato su Proceedings of the Royal Society B.
Per scoprire il motivo di questa “assenza eccellente” nell’uomo, i ricercatori britannici hanno provato a ricostruire l’evoluzione dell’osso del pene mettendo a confronto i comportamenti riproduttivi degli animali che lo presentano.
Dall’analisi statistica dei dati raccolti, è emerso che il baculum si sarebbe sviluppato nei mammiferi più di 95 milioni di anni fa, e sarebbe stato già presente anche nei primati più primitivi che sono comparsi circa 50 milioni di anni fa. Il suo compito è quello di favorire rapporti sessuali più prolungati in modo da aumentare le chance di riproduzione del maschio all’interno di comunità poligame dove la competizione per la femmina è molto alta.
Questa funzione è diventata inutile quando al tempo dell’Homo erectus, circa 1,9 milioni di anni fa, i nostri antenati hanno scelto la monogamia: avere un rapporto di coppia privilegiato ha ridotto la competizione tra maschi e ha portato ad avere rapporti sessuali sempre più brevi che non richiedevano il supporto fisico di un osso.
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