Meno male che a trent’anni mi sono venuti i brufoli. Esordisce così Vittoria Belvedere nella sua confessione. Altrimenti chissà quando avrei scoperto di essere affetta da ipertiroidismo. Una patologia con cui si può convivere a lungo senza neppure rendersene conto, perché i sintomi, almeno all’inizio, sono praticamente irriconoscibili. E invece a me è andata diversamente.
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Vittoria Belvedere: il medico mi aveva diagnosticato un’acne giovanile tardiva
Il dermatologo aveva identificato come una sorta di acne giovanile tardiva quelle orribili pustolette che da qualche tempo mi comparivano sul viso, soprattutto intorno alla bocca e sul mento. Ero sorpresa: non le avevo mai avute neppure da adolescente. Tanto più che erano grosse e secernevano pus. Ciò nonostante assumevo gli antibiotici che mi aveva prescritto per combatterle, ma ogni volta, però, si rivelavano una soluzione solo temporanea. Dopo al massimo un paio di mesi dal termine della cura, puntualmente quei foruncoli tornavano a manifestarsi.
In realtà era la tiroide
Così, dopo un paio d’anni ho finalmente deciso di rivolgermi a un’altra specialista, che mi ha subito prescritto le analisi del sangue, comprese quelle specifiche per la tiroide. E che hanno rivelato valori del tutto fuori norma. La mia ghiandola lavorava in maniera troppo accelerata, generando una produzione eccessiva di ormoni tiroidei. Sono rimasta senza parole. Mi sentivo bene, lavoravo moltissimo, ero sempre affamata e piena di energia. Forse addirittura troppa. Tutti sintomi inequivocabili, mi ha spiegato l’endocrinologo a cui mi sono immediatamente rivolta. Così come quell’irascibilità che mi accompagnava sempre, e quel tremore alle mani che pensavo dovuto a troppi caffè e sigarette.
Vittoria Belvedere: i disturbi sono aumentati con la nascita del primo figlio
Perché di quelli, in verità, mi ero resa conto. Ma lo attribuivo al fatto di aver avuto da poco il mio primo figlio, e all’ansia di trovarmi a essere madre per la prima volta senza il manuale di istruzioni, che mi aveva addirittura provocato per i primi tre mesi una lieve depressione post partum. Lo stress può giocare un ruolo molto importante nel malfunzionamento della tiroide, e sicuramente nel mio caso lo ha fatto. Anche perché potevo invece escludere l’altra causa fondamentale, l’ereditarietà. Ho costretto tutti i miei familiari a sottoporsi alle analisi e nessuno di loro ne è risultato affetto.
Mi sono curata perché volevo altri figli
Lo specialista mi ha prescritto una cura di farmaci antitiroidei per riequilibrare il funzionamento della ghiandola, e per qualche anno mi sono stabilizzata. Cercavo solo di non fare troppo caso alla lieve sporgenza del bulbo oculare e del gozzo, tipica dell’ipertiroidismo. Avrei potuto proseguire così tutta la vita. Ma avrei anche dovuto rinunciare ad avere altri figli. Non solo questa patologia può influire negativamente sul concepimento e sulla gravidanza, ma nel mio caso il rischio che reagissi nuovamente con troppo stress avrebbe certamente aggravato la situazione.
Io però volevo a tutti i costi allargare la famiglia, e d’accordo con mio marito, sono rimasta incinta per la seconda volta. Durante il periodo gestazionale nessun problema. Ma tre mesi dopo la nascita della bimba, la tiroide si è improvvisamente ingrossata, il gozzo è diventato evidentissimo e il collo si è gonfiato a dismisura. Mi ero aggravata, e i soli antitiroidei non bastavano più. Necessitava l’intervento chirurgico.
Alla fine mi sono dovuta far operare
Due mesi dopo, dopo una terapia a base di iodio per ridurre la massa della tiroide che ormai aveva quasi raggiunto le dimensioni di un pompelmo, sono stata operata al Policlinico Gemelli di Roma dal professor Rocco Bellantone, che mi ha praticato una tiroidectomia totale. L’intervento in anestesia totale è durato circa tre ore, e dopo quattro giorni ero a casa. Ma le conseguenze non sono state facili. Ho dovuto lavorare combattendo contro una forte perdita di capelli, ero anche costretta a togliere il cerotto chirurgico che serviva ad attenuare l’evidenza della cicatrice, per coprirla con foulard e sciarpine.
Vittoria Belvedere: ora ho trovato la cura giusta
E soprattutto, guai a dimenticare la terapia sostitutiva degli ormoni tiroidei, una pastiglia quotidiana a base di levotiroxina sodica che dovrò prendere per sempre. Ne assumo una da 125 mg ogni mattina mezz’ora prima della colazione, e ogni sei mesi rifaccio le analisi del sangue per verificare che i valori siano nella norma. Nel giro di un anno e mezzo mi sono ristabilita. E a distanza di dieci anni, i miei figli sono diventati tre.
Vittoria Belvedere
Testimonianza raccolta da Grazia Garlando
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