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Vademecum del certificato medico sportivo: quando e per chi è obbligatorio

L'esperto di Ok Sergio Lupo spiega quando è obbligatorio il certificato medico sportivo ma suggerisce anche quanto sia importante come 'fattore prevenzione' in chi, da sedentario e sovrappeso, inizia a fare sport.

Il certificato medico per l’attività sportiva non agonistica, meglio conosciuto come certificato di sana e robusta costituzione, ha cambiato faccia. O meglio, si è evoluto e adattato alle diverse tipologie sportive. Chi si deve sottoporre alla visita? Questa la domanda principale, ma i quesiti sono tanti. Abbiamo fatto chiarezza sull’argomento con Sergio Lupo, medico specialista in Medicina dello sport (puoi chiedergli un consulto).

Il decreto legge 69 del 2013 ha soppresso l’obbligo di certificazione per l’attività ludico-motoria e amatoriale, ma rimane per quella sportiva non agonistica e agonistica. Qual è la differenza tra le tre attività?

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A questo proposito il ministro Lorenzin ha pubblicato questa estate le “Linee guida in materia di certificati medici per l’attività sportiva non agonistica”, proprio per ovviare a problemi interpretativi. Sostanzialmente, l’attività ludico-amatoriale è quella svolta da soggetti che non sono iscritti a società sportive o enti di propaganda sportiva o federazioni, chiunque pratichi sport come il jogging o il nuoto “in libertà”, senza obblighi burocratici. Per questi soggetti il certificato medico sportivo non è più richiesto.

Devono invece presentare il certificato quanti svolgono attività sportive non agonistiche e quindi, per citare le linee guida: “gli alunni che svolgono attività fisico-sportive parascolastiche, organizzate cioè dalle scuole al di fuori dell'orario di lezione; coloro che fanno sport presso società affiliate alle Federazioni sportive nazionali e al Coni (ma che non siano considerati atleti agonisti); chi partecipa ai Giochi sportivi studenteschi nelle fasi precedenti a quella nazionale.

Resta l’obbligo del certificato medico per tutte le attività sportive agonistiche, definite tali dalle diverse federazioni sportive.

Quali sono i punti deboli del decreto legge e del successivo intervento del ministro Lorenzin?

Il nuovo decreto, che giustifica la scelta di abolire il certificato per le attività ludico-amatoriali “… per non gravare cittadini e Servizio Sanitario Nazionale di ulteriori onerosi accertamenti e certificazioni …” in realtà non considera il fattore “prevenzione”: sono proprio le persone che si dedicano a questo tipo di attività a essere più a rischio e bisognose di un controllo. Spesso chi inizia uno sport a livello ludico-amatoriale è sedentario, in sovrappeso e inattivo da tempo, al contrario di un atleta agonista che è allenato e sottoposto periodicamente a esami.

Viene da sé che, per queste attività, un controllo medico sportivo è più che necessario e tra l’altro il costo dello stesso sarebbe irrisorio (circa 50 euro) rispetto alle spese che vengono sostenute, ad esempio, per comprare l’attrezzatura sportiva.

La seconda anomalia, a mio parere, riguarda chi può rilasciare il certificato per le attività sportive non agonistiche: il proprio medico di base o il pediatra di base. Credo che lo specialista in medicina dello sport sia più idoneo ed esperto nel rilevare eventuali anomalie e nell’indicare il corretto approccio al tipo di sport che si pratica, altrimenti che senso avrebbe una specializzazione post-laurea di quattro anni?

Elettrocardiogramma sì o no?

Secondo il decreto, per il rilascio del certificato per le attività sportive non agonistiche, occorre presentare un elettrocardiogramma “a riposo effettuato almeno una volta nella vita”. Soltanto dopo i 60 anni è necessario sottoporsi a questo tipo di esame annualmente. Questo significa che una persona di 59 anni può presentare un elettrocardiogramma fatto a 30 anni. Anche questo punto non tutela la salute degli sportivi: se bastasse un esame strumentale effettuato una volta nella vita a garantire il nostro stato di salute, non avrebbero un senso i check up e i controlli medici periodici. La procedura corretta sarebbe richiedere l’elettrocardiogramma a ogni rinnovo del certificato.

Molte strutture sportive richiedono comunque il certificato.

Sì. Per fortuna molti impianti sportivi lo richiedono comunque, anche quando non è obbligatorio, come nel caso delle attività ludico-amatoriali. Il problema in Italia è che non esiste il concetto di prevenzione e a rimetterci sono i cittadini. È inutile rivolgersi allo specialista in medicina dello sport dopo che si è svolta un’attività fisica nociva per la propria salute e inadatta, ma molte persone non ritengono la prevenzione un punto importante del loro benessere.

Quali sono i passi da compiere per chi comincia un’attività fisica?

Il primo è sottoporsi ad un controllo con lo specialista in medicina dello sport, che ha le giuste competenze non soltanto per accertare lo stato di salute di chi inizia uno sport, ma anche per consigliare il corretto approccio e svolgimento dell’attività. Può correggere eventuali errori di alimentazione, di postura, può suggerire lo sport più indicato per soggetti con disturbi o patologie. L’attività fisica previene malattie e disturbi, ma se non viene svolta nel modo corretto fin dall’inizio, allora può diventare un’arma a doppio taglio, capace anche di causare patologie e non solo di prevenirle o curarle.

Eliana Canova

 

 

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