Avevo solo sei anni quando una tonsillite trascurata ha cambiato per sempre la mia infanzia, causandomi una grave malattia. Ma, nonostante abbia tanto sofferto, devo proprio a lei quello che sono diventata. Quel pomeriggio di marzo mi stavo divertendo al luna park dell’Eur quando, allungando un braccio per prendere un bastoncino di zucchero filato, il maglioncino si è alzato scoprendo una parte della schiena. Proprio lì mia mamma ha notato uno strano sfogo: un puntino attorniato da piccoli cerchi rossi. Ma non mi doleva né prudeva, quindi non abbiamo dato importanza alla cosa.
Il “puntino” si è presto trasformato
Qualche giorno dopo, però, quello sfogo ha cominciato a estendersi alle gambe, con un dolore via via sempre più intenso che mi ha addirittura costretta a letto: non riuscivo quasi più a camminare. All’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, gli accertamenti hanno decretato una diagnosi del tutto inimmaginabile: si trattava di un grave reumatismo articolare acuto con eritema nodoso in fase avanzata, dovuto a una tonsillite mal curata (una delle tante che da bambina mi colpivano) e quindi gravemente degenerata. Necessitavo di un ricovero d’urgenza, perché quella patologia mi stava pericolosamente attaccando le ossa.
Quattro mesi in ospedale
Io ero troppo piccola per capire, ma ricordo ancora le lacrime di mia mamma mentre, tornando a casa, cercava di spiegarmi che dall’indomani avrei dovuto trascorrere un bel po’ di tempo in ospedale. E infatti il giorno dopo sono stata ricoverata al San Camillo, sempre a Roma. Sono rimasta ricoverata per quattro lunghi mesi, sottoposta a una terapia quotidiana, prima di cortisone in iniezioni o in flebo, poi di aminocillina, un antibiotico. Tutti i giorni mia mamma mi portava da mangiare carne di cavallo. E i miei cuginetti venivano a salutarmi fuori dalla finestra della mia stanza, perché, a causa del rischio di malattie infettive, ai bambini non era permesso entrare.
Vivere sotto a una campana di vetro
Di quel periodo, però, conservo anche bei ricordi: i nuovi amichetti ricoverati con me con cui giocavamo e ci nascondevamo sotto i letti per non fare le punture, la cena e il Carosello tutti insieme, le favole che ci raccontavano le suore prima di dormire. Il peggio è venuto quando sono stata dimessa, perché, nonostante fossi guarita, fino al momento dello sviluppo qualunque infezione avrebbe potuto riattivare la malattia. E quindi, per proteggermi, avrei dovuto vivere fino ad allora sotto una sorta di campana di vetro. Così, mi sono ritrovata a fare ogni settimana un esame del sangue e un’iniezione di penicillina, poi sostituita dall’aminocillina, oltre a quelle dolorosissime di cortisone: col tempo, per fortuna, diminuivano tutte progressivamente, e si dilatava la frequenza delle analisi. Ma, soprattutto, non potevo correre, sudare e fare sforzi di alcun genere, vale a dire tutto quello che piace ai bambini, e al mare mi era consentito solo un bagno velocissimo per evitare freddo e umidità. Potevo fare solo danza classica, l’unica disciplina abbastanza tranquilla.
Così ho scoperto la mia passione per il canto
E così, in cerca di qualcosa da fare, ho iniziato a frequentare la chiesa sotto casa, dove c’era un coro di bambini. Mi sono unita a loro e a otto anni ero già diventata la voce solista: i miei duetti con il parroco erano davvero memorabili! E ho scoperto la mia passione: trascorrevo ore in camera con lo stereo a cantare di tutto, e finalmente mi
sentivo soddisfatta. Come previsto, con lo sviluppo, arrivato all’età di 11 anni, rischi e problemi si sono azzerati. Per qualche anno mi sono sfogata giocando a pallavolo, arrivando fino alla serie B. Ma poi a 18 anni ho realizzato che la passione per la musica era più forte. E l’incontro in un piano bar con Renzo Arbore ha dato il via alla mia carriera.
Il mal di gola mi spaventa ancora
Però, non ho mai smesso di fare una cura di aminocillina durante i mesi più freddi, per assicurarmi una sorta di copertura, perché il mal di gola sempre in agguato mi spaventa ancora. Col tempo ho anche tolto le tonsille, anche se mi è rimasta una piccola imperfezione, che tuttavia conferisce alla mia voce quel suono particolare che la caratterizza. Insomma, se non fosse stato per il reumatismo articolare acuto, ora
non farei questo mestiere che amo tanto. A volte le strade della vita sono davvero inimmaginabili.
Tosca (testimonianza raccolta da Grazia Garlando per OK Salute e Benessere)
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