Una cosa ho imparato: anche se la pendenza è minima, mai mettersi davanti al cofano nel tentativo di fermare un’auto priva di conducente e senza freno a mano. Perché, per quanto possa essere piccola e leggera, da soli è difficile riuscirci. In compenso, è quasi certo infortunarsi. Anche in modo grave. Io, per esempio, ho passato due mesi su una sedia a rotelle per la frattura di due piccole ossa tra l’anca e il pube, che mi sono procurata proprio cercando di evitare lo schianto della mia auto contro la serranda del garage. E poteva andarmi pure peggio.
Mi sono fratturata le branche ileo e ischio pubiche
È accaduto nel 2013, a Rieti, per colpa di un guasto del freno a mano. Ed è stata questione di un attimo: proprio mentre stavo aprendo la porta del box sotto casa dei miei genitori per parcheggiare, ho sentito un rumore improvviso e visto con la coda dell’occhio la macchina avanzare verso di me. Prima, istintivamente, ho tentato di bloccarla con le mani. Inutile. Quindi, per non essere investita, ho fatto un balzo verso la parete. Risultato? Ho scampato il pericolo di trasformarmi in una sardina, ma ho preso una bella botta al bacino. E non senza ripercussioni! Già dopo pochi minuti, infatti, ho iniziato ad avvertire un dolore lancinante. Senza avvisare mamma, adorabile ma molto ansiosa, mi sono fatta accompagnare da mia sorella al pronto soccorso, dove dagli esami strumentali mi è stata diagnosticata la frattura delle branche ileo e ischio pubiche del bacino. Insomma, due piccole ossa del bacino che non sono ingessabili.
Non è stato facile nemmeno muoversi in sedia a rotelle
Il medico mi ha spiegato che, per permettere alla frattura di ricomporsi perfettamente, c’era solo una cosa da fare: trascorrere due mesi di assoluto riposo. Ero allibita, atterrita e incredula. A sentire lui, mi era bandita persino la sedia a rotelle, ma io me ne sono fregata, perché non riuscivo proprio a restare sdraiata a letto tutto il giorno. È stato un periodo davvero complesso: nervosa, capricciosa e insofferente, riversavo la mia frustrazione su famiglia e amici intimi. Di carattere iperattiva e indipendente, mi sentivo oppressa dalla forzata sedentarietà e dalla necessità costante di avere qualcuno accanto. E non è stato semplice nemmeno imparare a manovrare la sedia a rotelle.
Ho imparato a dare valore alle cose
Ma il peggio, per me, è stato percepire nello sguardo della gente quel mix di compassione, curiosità e pietà quando mi muovevo in carrozzina. Che nervi! Dopo quegli infernali 60 giorni, quando finalmente il dottore mi ha detto che ero guarita e che potevo camminare senza correre più alcun pericolo, mi sono messa a piangere per la gioia. Finalmente ero di nuovo autonoma! Da questa esperienza sono uscita comunque più forte e positiva, perché ho imparato a dare valore alle cose che realmente contano nella vita. Come la salute, il dono più prezioso. Concludo con un consiglio: se anche a voi capitasse di essere obbligati a un lungo riposo, cercate di essere forti, pazienti e sereni. Più di quanto non sia stata io. E, poi, accettate l’aiuto altrui e, soprattutto, seguite le indicazioni dei medici.
Tiziana Buldini (testimonianza raccolta da Nicole Cavazzuti per OK Salute e Benessere)
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