Un castano classico e affidabile, un intenso e seducente rosso, un insolito e ribelle strawberry blonde. «I capelli hanno un preciso linguaggio che utilizza come codici non solo il taglio e l’acconciatura ma anche il colore», spiega Michela Francia, psicologa e psicoterapeuta cognitivo-comportamentale a Città di Lecce Hospital. «È questa una delle ragioni che spiega il grande successo della colorazione, che rappresenta un modo semplice e immediato per esprimere quello che si è, si vorrebbe essere o solo sembrare. Basti pensare ai cambi plateali di tinta che spesso servono a comunicare all’esterno un sentimento privato, magari doloroso, oppure al desiderio di coprire i capelli bianchi vissuto come un antidoto al tempo che passa».
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Quando la tinta è un problema
Ma se colorare i capelli è un desiderio per così dire universale, tradurlo in pratica non è alla portata di tutti. Ci sono infatti categorie di persone a cui la colorazione tradizionale, formulata con componenti chimici, resta preclusa per una serie di varie ragioni.
In gravidanza
«Si può partire innanzitutto dalle donne in attesa», spiega Fulvio Bonali, chimico e consulente tecnico formulistico per il settore capelli. «In un momento particolarmente delicato come la gravidanza, caratterizzato da fluttuazioni ormonali che possono portare a una maggior sensibilità e a risposte inattese anche a prodotti cosmetici da sempre utilizzati, la prudenza suggerisce di non ricorrere alle tinture chimiche e lo stesso si può dire anche per la fase dell’allattamento».
Reazioni avverse
Resta poi il problema delle possibili reazioni alle tinte. «La sostanza maggiormente incriminata in questa direzione è la parafenilendiammina, non un vero e proprio pigmento ma un componente (intermedio primario) che viene impiegato in moltissime tinture cosiddette a ossidazione come uno dei componenti principali per lo sviluppo del colore», precisa l’esperto. «Se in passato nella produzione delle colorazioni non si prestava particolare attenzione alla eccessiva quantità di parafenilendiammina inserita nella formula, oggi la sua presenza viene ridotta al minimo necessario, ed in modo bilanciato rispetto a tutti gli altri componenti (intermedi secondari o copulanti) restando sempre all’interno dei limiti previsti dalla severa normativa europea in materia.
Questo comunque non esclude, come del resto per qualsiasi altro tipo di cosmetico, che persone predisposte possano sviluppare reazioni irritative e allergiche alle tinture con bruciori, arrossamenti, sensazioni di pizzicore fino a manifestazioni più severe». Tra le categorie che si indirizzano verso le tinte vegetali va ricordato da ultimo il gruppo sempre più numeroso di donne conquistate dalla cosmesi «verde», un settore che, come confermano i dati di Cosmetica Italia, ha un fatturato in costante crescita con un 33,1% del giro d’affari rappresentato proprio dalle vendite di prodotti per i capelli.
Tinte naturali a base di erbe tintoriali
Per venire incontro a tutte queste esigenze oggi è possibile ricorrere alla colorazione naturale a base di erbe definite tintoriali proprio per il loro potere colorante. «Parlando di polveri tintorie si pensa subito alla più conosciuta, l’henné rosso, ricavata dall’arbusto Lawsonia inermis, che regala ai capelli sfumature rosso rame», spiega Michele Rinaldi, esperto nella colorazione vegetale e titolare del salone Spa per capelli a Senago (Milano). «Il regno vegetale in realtà custodisce un intero patrimonio di erbe, piante, semi e radici che già i popoli antichi come i Maya e gli Egizi riducevano in polvere e utilizzavano per colorare i capelli a scopo di abbellimento.
La lista è molto lunga e parte dalle sostanze più note come la camomilla che illumina le ciocche con riflessi di un biondo caldo e il mallo di noce che scurisce per arrivare a quelle meno conosciute nel mondo della cosmetica. Tingono di rosso, ad esempio, la robbia, il sandalo rosso, l’arancio e il campeggio, un’erba dell’America Centrale chiamata anche sangue del diavolo proprio perché la sua capacità di regalare sfumature ramate. Ravvivano il biondo il rizoma della curcuma, il rabarbaro e la frangula, il frassino esalta il castano, il crespino aggiunge riflessi di un biondo freddo, la kamala accordi di un caldo albicocca mentre il karkadè dà ai capelli una nota sul viola».
Miscele personalizzate
In genere non basta una sola pianta per colorare i capelli, ma se ne usano diverse in combinazione. «La scelta richiede innanzitutto una grande conoscenza dell’azione colorante di ciascuna polvere», precisa Rinaldi. «Un esempio per tutti: l’indigofera usata da sola dona un colore verde-blu mentre in sinergia con altre piante permette di ottenere sfumature di un castano caldo, con altre ancora regala alla capigliatura riflessi di un castano freddo che può arrivare al biondo. Il mix di erbe tintorie viene selezionato anche sulla base di altri fattori che sono il tipo di capello, il colore di partenza, la condizione della fibra, il risultato finale che si vuole ottenere.
Potere trattante sul capello
Alla miscela di erbe tintoriali se ne aggiungono poi in genere altre che hanno un potere trattante sul capello: il meliloto e l’altea, ad esempio, agiscono contro l’inaridimento, l’hamamelis e la spirulina aiutano a dare brillantezza, l’eucalipto rinfresca il cuoio capelluto, la bardana e l’erba medica rinforzano la fibra, il cacao ha azione nutriente e antiage. Al mix si possono aggiungere anche erbe come la moringa che protegge dall’inquinamento, lo spinacio e la cannella che contrastano i metalli pesanti come il rame: questo aiuta a preservare la luminosità della chioma anche quando è esposta alle radiazioni Uv e allo smog che possono renderla opaca. Infine, l’aggiunta di altre piante come l’altea e il catecù, che agiscono da collanti, permette alla miscela di aderire meglio al capello e al colore di avere una maggior presa durante il tempo di posa». Richiede tecnica non solo la scelta delle erbe ma anche la loro preparazione.
«Una volta mescolate tra loro, vengono amalgamate al momento dell’utilizzo semplicemente con acqua calda aggiungendo limone oppure bicarbonato quando serve cambiare il pH della miscela così da arrivare a un particolare riflesso. Anche il tempo di posa, infine, incide sul risultato: può variare infatti dai dieci minuti alle tre ore in base alle erbe usate e ai riflessi che si vogliono ottenere», aggiunge Rinaldi.
Come prolungare la durata delle tinte naturali
«Le tinture classiche a ossidazione hanno un pH basico che apre le squame di rivestimento del capello facendo in modo che i pigmenti colorati penetrino fino a quella porzione profonda definita corticale: riescono così a modificare il colore della capigliatura con un risultato che viene definito permanente in quanto non viene portato via dai lavaggi, anche se ripetuti», spiega Diana Dashi, chimica cosmetologa, con un percorso di ricerca sui coloranti alternativi per capelli. «Questo consente di variare a piacere la tonalità dei capelli, passando dal chiaro allo scuro ma anche, attraverso un processo di decolorazione, dallo scuro al chiaro.
Le erbe tintorie si depositano sui capelli senza un processo ossidativo, hanno quindi una minor durata con un risultato che scarica progressivamente con i lavaggi». Bisogna comunque tener conto che, miscelando ad arte le erbe e aggiungendo nella miscela polveri fissative vegetali, si riesce a dilatare la durata della tinta fino a un paio di mesi: l’effetto naturale che si ottiene, poi, rende meno evidente la ricrescita e permette di ritardare la necessità di ritocchi.
Serve un test preliminare
«Con le erbe tintoriali, come con qualunque altra sostanza, anche naturale, che venga a contatto con la pelle, non è possibile escludere a priori la possibilità che in soggetti predisposti si sviluppino fenomeni irritatiti e allergici», precisa Bonali. «Alla luce di questo e proprio perché a ricorrere alle tinte vegetali sono spesso donne che hanno già problemi di allergia, è fondamentale che il professionista preveda sempre un test preliminare che consiste nell’applicare all’interno del polso una piccola quantità della miscela di erbe per la tintura; dopo pochi minuti si toglie l’eccesso di prodotto e si copre il tutto con un cerotto: se dopo 48 ore la zona non presenta arrossamenti o altri segnali di disagio, si può procedere alla colorazione», spiega Rinaldi.
Che cosa si può ottenere
Da chiaro a scuro
Precisa Diana Dashi: «Con le erbe è possibile variare il colore dei capelli al massimo di due toni, passando da una tonalità chiara a una più scura. Non è possibile invece decolorare la fibra e passare quindi da un capello scuro a uno biondo». Puntualizza Rinaldi: «Se è vero che cambi drastici verso il chiaro non sono consentiti, occorre però tener presente che giocando con i riflessi e passando, ad esempio, da un tono freddo a uno caldo è possibile, per un effetto ottico, far sembrare più chiaro un biondo scuro o un castano di partenza».
Anche su capelli già tinti
Le tinte vegetali si possono fare sui capelli naturali e su quelli precedentemente tinti, anche con tinture a ossidazione. «Permettono di coprire i capelli bianchi se non superano il 70% della capigliatura; in questo caso proprio perché si parte da una base chiarissima è possibile arrivare alla tonalità di biondo desiderata, più o meno intensa, con riflessi a piacere caldi oppure freddi», prosegue l’hair colorist.
Colorazione intera o parziale
Con le polveri tintoriali è possibile cambiare colore all’intera capigliatura, aggiungere riflessi mantenendo il tono naturale, coprire la ricrescita oppure tingere solo qualche ciocca.
Frequenza libera
La colorazione con le erbe può essere ripetuta con la frequenza che si desidera. «Non solo è delicata, ma grazie alla presenza nelle miscele di erbe con funzioni trattanti ha effetti benefici sulla fibra che risulta idratata e rinforzata dopo il colore», conclude Dashi.
Prolunga la tinta
Biokap Nutricolor Crema Balsamo Capillare (11 euro, in erboristeria e farmacia) nutre a fondo la fibra con olio di argan, con oli essenziali di eucalipto e rosmarino esercita un’azione tonificante sul cuoio capelluto mentre con l’estratto di salice protegge dai raggi Uv preservando la tenuta del colore.
Per chi ama il rosso
100% naturale, l’Henné Capelli Rosso Egiziano di Naturaverde (5 euro, grande distribuzione) è pura polvere ottenuta dalle foglie della pianta di Lawsonia inermis: dona ai capelli riflessi ramati o mogano secondo la base di partenza rendendoli più forti e amplificandone la lucentezza.
Per lavaggi salvacolore
Nello Shampoo Protettivo per Capelli Colorati di L’Erbolario (12 euro, in erboristeria e su erbolario.com) ci sono l’idrolizzato proteico di quinoa che rende lo stelo più elastico avvolgendolo in una pellicola protettiva e le proteine del limone che danno compattezza al fusto riducendo lo scarico del colore.
Dalla tradizione ayurvedica
100% Vegetal di Schwarzkopf (10,99 euro, nella grande distribuzione) è una colorazione in polvere a base vegetale con erbe e piante della tradizione ayurvedica che colora i capelli con riflessi intensi e duraturi e in più se ne prende cura lasciandoli sani e lucenti. In otto nuance.
Nutrimento e protezione
Color Maintainer Mask della linea Clean Care Eslabondexx (27 euro, in salone e su shop.hsacosmetics.com) si usa dopo il lavaggio: nutre il capello tinto e aiuta a mantenere vivace e brillante a lungo il colore con le proteine della quinoa ricche di aminoacidi ristrutturanti e protettivi sulla fibra.
Aggiunge riflessi
B Lungavita Color Balsamo Riflessante Violetto Rosso di Bottega di LungaVita (12 euro, in erboristeria e su bottegadilungavita.com) con una sola applicazione regala una riflessatura luminosa nutrendo e ammorbidendo il capello con oli di jojoba, vinacciolo, pesca e albicocca.
Dedicato ai capelli biondi
L’estratto di jagua, frutto colombiano, con il suo colore blu-indaco bilancia i riflessi, ravviva e illumina i capelli biondi. Si trova in Heart of Glass Rich Conditioner di Davines (26,50 euro, in salone e su it.davines.com) insieme con l’estratto di baobab dal forte potere nutriente e condizionante.
Sfumature modulabili
La miscela Arte d’Erbe Nocciola Phitofilos (8 euro, erboristeria e negozi di prodotti naturali) a base esclusivamente di erbe tintorie permette di ottenere nuance castane fredde su fondi cenere e castano chiari. Usata su biondi chiari intensifica il colore, su basi scure le rende più lucenti.
Consigli per il lavaggio
La colorazione ottenuta con le polveri vegetali, al pari di quella delle tinte classiche, richiede una manutenzione accurata per rimanere intensa e luminosa nel tempo. «La prima attenzione riguarda il lavaggio, per il quale è preferibile uno shampoo delicato, meglio se specifico per capelli tinti, capace di lavare senza impoverire la fibra capillare che più diventa secca, più tende a perdere in lucentezza», suggerisce l’hair colorist Michele Rinaldi. «Dopo ogni shampoo è importante usare un balsamo o una maschera ad azione nutriente e restitutiva per apportare idratazione e mantenere ben compatte le squame del capello in modo che la luce riflettendosi faccia apparire vivo e lucente il colore». Attenzione poi a non esagerare con la temperatura dell’acqua durante il lavaggio e con quella del phon all’asciugatura nonché a limitare al minimo l’uso della piastra: il calore intenso e diretto ha una forte azione inaridente e porta la tinta a sbiadirsi più velocemente.