Stefano D’Orazio ha raccontato di acute fitte a schiena, reni e fianchi. Mai provate prima. È questo il ricordo di quella sera in cui, dopo un concerto a Novara con i Pooh, ho cominciato a non stare bene. Era il 1994, mancava poco a Natale. Il giorno successivo, a Bergamo, il dolore era diventato talmente forte da non riuscire a muovermi senza avvertire spasmi.
Che cosa mi succedeva? A dicembre insieme a Roby, Dodi e Red avevo percorso l’Italia per oltre 2mila chilometri con il «Treno Pooh della Solidarietà». Un vagone speciale agganciato al convoglio di Telethon che si trasformava in un palco per concerti. Ovviamente, dormivamo e mangiavamo direttamente sul mezzo, dotato anche di cucina e ristorante. Tra una fitta e l’altra, mi sono ricordato che a fine viaggio uno dei cuochi aveva dovuto abbandonare la carovana per un’intossicazione alimentare.
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Stefano D’Orazio: che anche il mio malessere fosse provocato da una forma di avvelenamento?
Più passavano le ore, più la situazione degenerava, così mi sono recato al pronto soccorso per conoscere e affrontare la cause di quell’intollerabile dolore. Che esperienza! Mi hanno condotto in una stanza nei sotterranei dove è arrivata una signora simile alla protagonista del film La dottoressa del distretto militare, con tanto di camice aperto e stetoscopio in vista. La farò breve: dopo qualche domanda di rito, indossa un guanto in lattice e, senza proferire parola, mi infila un dito nel sedere! Potete immaginarvi la mia perplessità, mentre lei serafica esponeva la diagnosi: «Urge un ricovero immediato per rimuovere i calcoli renali e scongiurare lo sviluppo di una pielonefrite».
Ho insistito a lavorare
Impossibile! Due giorni dopo dovevo incontrare Papa Giovanni Paolo II per poi esibirmi con i Pooh nella Sala Nervi della Città del Vaticano. Così ho firmato tutte le carte necessarie e, nonostante la disapprovazione del medico, sono tornato in hotel imbottito di antidolorifici e spasmolitici. Ho continuato a convivere con il dolore fino al grande appuntamento, tamponando il malessere con i medicinali e con metodi assolutamente non scientifici che sul momento mi arrecavano però leggero sollievo. Per esempio? Sdraiarmi sul pavimento gelido o fare docce alternando getti di acqua calda e fredda. Il giorno dell’udienza papale ero bianco come un panno e talmente stravolto dal dolore da sentirmi rimbambito.
Stefano D’Orazio: Ne ho parlato persino al papa
Nonostante la mia pessima forma fisica, comunque, l’incontro è stato splendido. Sembrava un raduno degli Alpini, tanto umano e conviviale era il clima instaurato con Sua Santità. Poi, al momento dei saluti, il Papa guardandomi dritto negli occhi mi consiglia di dormire di più. Gli ho raccontato, allora, che i calcoli renali mi impedivano di riposare tranquillo e lui, per tutta risposta, mi ha fatto regalare dal suo medico personale una boccetta, priva di etichetta, con un liquido verde dal sapore di menta, che lui stesso aveva usato in passato per risolvere il medesimo problema. L’indicazione era di mettere poche gocce su una zolletta di zucchero appena mi fossi sentito male. Non ho esitato a usarlo alla prima avvisaglia di colica.
Mi è sembrato un miracolo
Che vi devo dire? Forse vi sembrerà un miracolo, ma grazie a questo intruglio misterioso i problemi sono scomparsi. Sette mesi dopo, in auto verso Rimini, all’improvviso ho percepito un fastidio sul glande provocato da un’anomala protuberanza comparsa in cima al pene. Ovviamente, appena arrivato a destinazione mi sono fiondato in bagno e ho urinato nel lavandino per vedere cosa uscisse insieme alla pipì. Con mia grande sorpresa, ecco una pietruzza color ambra grande come l’unghia del mignolo e simile a una stalattite. Ero stupefatto!
Ho espulso il calcolo in modo naturale
Gli specialisti mi hanno confermato che si trattava di un calcolo renale che avevo espulso in modo indolore. Da allora, non ho avuto più problemi. Tra l’altro, il liquido della boccetta si è seccato: se dovessi soffrire di nuovo di calcoli, dovrei tornare a fare visita al Papa! Battute a parte, credo che l’atteggiamento mentale sia essenziale per affrontare al meglio qualunque malattia: sarà anche scontato, ma di fronte alle difficoltà vi consiglio di essere sempre ironici e un po’ scanzonati. Mai drammatizzare e deprimersi. Sono convinto che, almeno in buona parte, la mente è artefice del nostro benessere fisico.
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