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Roberta Morise: «Per curare un calazio ho rischiato il glaucoma»

«Le pomate a base di cortisone usate per eliminare la cisti sulla palpebra mi avevano fatto impennare la pressione oculare, oggi tornata perfettamente nella norma grazie a una corretta terapia farmacologica»

Il mio tallone d’Achille sono gli occhi. Dopo quasi due anni di problemi non ho più dubbi: quando vivo periodi di forte stress e le difese immunitarie si abbassano, il mio organismo reagisce manifestando problemi agli occhi. Questo perché, come dice scherzosamente il mio oculista di fiducia, ho la retina «birichina», cioè più sottile della media e con la tendenza a soffrire di disturbi. Ma, da qui a dire che sto diventando cieca, come riportato da molti siti internet che hanno «gonfiato» una mia passata intervista, ce ne corre. Io ci vedo bene, benissimo, devo solo tenere sotto controllo questi occhi troppo sensibili. Un’eredità lasciatami probabilmente da nonno Cacà, l’unico in famiglia ad avere qualche acciacco agli occhi.

Un occhio lacrimava in maniera anomala

Andiamo per ordine. Ho scoperto l’esistenza del problema nel 2017, quando conducevo su Rai 1 il programma dedicato al mondo dei motori Easy Driver. L’occhio destro aveva iniziato a lacrimare in maniera non normale. Va detto che io non sono ipocondriaca, anzi… esattamente l’opposto. Andare dal medico al primo dolorino non appartiene al mio modo di pensare e per prendere una medicina devo stare proprio male. Ma quella volta di due anni fa era diverso: la lacrimazione mi costringeva a rimettermi davanti allo specchio appena mezz’ora dopo essermi truccata, un inconveniente non da poco per il mio lavoro. Perciò sono andata da un oculista, che mi ha sottoposta a una visita accurata. Il fatto che l’occhio lacrimasse non era preoccupante – in pratica era dovuto al condotto lacrimale un po’ stretto – ma il danno era nascosto da un’altra parte, nella retina: più fragile della media, presentava fori. Insomma, rischiavo il distacco. Lì è iniziato il mio calvario legato agli occhi.

Gruppo San Donato

Con il laser ho risolto il problema

La mamma aveva insistito perché sentissi più «campane», con gli specialisti consultati che alla fine si erano divisi in due scuole di pensiero: ricorrere subito a un intervento con il laser o aspettare monitorando la situazione. Alla fine la mia scelta è ricaduta sulla prima opzione. I buchini sono stati cicatrizzati con l’argon laser e lì si è conclusa la mia prima «disavventura» oculistica.

Poi è stata la volta dell’orzaiolo

Il secondo tempo è iniziato alla fine dello scorso anno con un orzaiolo nella palpebra sempre dell’occhio destro. «Così com’è arrivato, se ne andrà», è stato il mio primo pensiero. E non mi sono rivolta al medico neanche dopo una decina di giorni durante i quali il mio ospite indesiderato non aveva minimamente dato segno di voler togliere il disturbo. Eravamo a ridosso delle festività natalizie e io me ne sono andata in vacanza: «Tanto adesso passa». Del resto il «cecino» era piccolo, non mi dava preoccupazioni. Peccato che in quei giorni di ferie si sia ingrossato… Appena tornata da Roma, ho rimesso piede nello studio oculistico in cui avevo effettuato l’intervento: l’orzaiolo, non curato, si era trasformato in calazio, una piccola cisti.

Glaucoma: conosci la malattia oculare che spesso causa cecità?

Mi sono curata con il cortisone, ma…

Così, per curarlo ho fatto ricorso a pomate a base di cortisone, inconsapevole – l’ho scoperto solo a danno avvenuto – del fatto che sono una «cortico-responder», cioè una paziente nella quale l’uso prolungato di tali farmaci fa aumentare il tono oculare. Morale: la pressione dell’occhio è schizzata alle stelle. Ho davvero rischiato che si formasse un glaucoma, una malattia che può portare alla cecità! Questo fortunatamente non è accaduto perché, stavolta facendo di sola testa mia, ho deciso di smettere di passare da un esperto all’altro e di affidarmi alle cure di uno solo, quello che più mi dava fiducia ed era in grado di tranquillizzarmi: Romolo Appolloni, il primario del Sant’Eugenio di Roma. Oggi la pressione oculare è tornata nella norma, ma ovviamente il calazio è ancora lì. Stiamo provando a eliminarlo con una terapia farmacologica (ogni tre giorni metto pomate e faccio impacchi di acqua calda): se non otterremo effetti, dovrò farmelo incidere e togliere, ma, nel caso, questo sarà possibile solamente con la fine dei miei impegni televisivi stagionali alla conduzione con Giancarlo Magalli de I Fatti Vostri su Rai 2. Ammetto che è una bella seccatura, soprattutto per me che, a telecamere spente, amo andare in giro struccata, un modo anche per far respirare la pelle. Ebbene, senza la copertura del make up, quel «cecino» si nota. Ma ormai me ne sono fatta una ragione, del resto nella vita ci sono problemi ben più gravi.

Roberta Morise (testimonianza raccolta da Marco Ronchetto)

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