Solitamente si incorre nella lussazione di un’anca in seguito a un infortunio traumatico. Io invece sono proprio nata così, con una displasia all’anca destra che nel tempo ha determinato l’intero corso della mia vita. Quando si dice il destino!
Le mie gambe non erano simmetriche
Ho iniziato a camminare intorno ai due anni, quindi più tardi rispetto agli altri bambini. Ed è stato proprio quando muovevo i primi passi che mia mamma si è accorta che qualcosa non andava: le mie gambe non erano perfettamente simmetriche. Il motivo è stato subito svelato all’Istituto ortopedico Rizzoli di Bologna, dove gli specialisti hanno riscontrato la lussazione congenita. E così ho cominciato a sottopormi a una serie di visite e di terapie fisiche cicliche, che mi costringevano a spostamenti continui tra Cremona, la mia città, e il capoluogo emiliano. Ho brutti ricordi di quei tempi, anche perché alla mamma non era consentito entrare durante le sedute e stare sola in mezzo a tutti quei camici bianchi non mi piaceva affatto.
Dovevo portare un divaricatore
Non solo: dovevo portare un fastidioso divaricatore d’acciaio, che a una bimba così piccola appare come una sorta di strumento di tortura. Ricordo ancora i due buchi nel passeggino per far posto a quell’aggeggio! È stato un periodo decisamente difficile, ma fortunatamente tutti quei disagi si sono rivelati efficaci: due anni dopo ero notevolmente migliorata, e potevo finalmente smettere con fisioterapia e divaricatore. A una condizione, fortemente consigliata dagli ortopedici: iscrivermi a un buon corso di danza classica, che a quell’età, ovviamente, consiste semplicemente in una serie di esercizi propedeutici,
utilissimi, nel mio caso, a restituire alle mie gambette tono ed elasticità muscolare, oltre che forza e stabilità.
Dalla danza classica a quella moderna
Così a quattro anni ho indossato per la prima volta tutù e scarpette (che ancora conservo gelosamente nell’armadio) e ho varcato la soglia di una scuola di danza. Non potevo immaginare che quel momento avrebbe indirizzato tutte le mie future scelte professionali: sarà che a causa dei miei precedenti problemi di deambulazione non ero abituata a stare più di tanto assieme agli altri bambini, fatto sta che frequentare quel corso, dove le compagne sembravano tutte più brave e la maestra mi dava ordini, non mi piaceva affatto. E ogni volta tornavo a casa in lacrime. Fino a quando, giorno dopo giorno, me ne sono letteralmente innamorata. Dalla classica sono passata alla danza moderna, trasformandola nella mia professione e dimenticandomi completamente di quel vecchio problema che ormai era del tutto superato.
A 40 anni è tornato il dolore all’anca
Di tanto in tanto mi sottoponevo a qualche seduta dall’osteopata e dal posturologo per trattare correttamente il mio fisico e controllare che tutto funzionasse a dovere, ma non avevo bisogno di nient’altro. O, almeno, così credevo. Perché, superati i fatidici quarant’anni, ha iniziato a farsi sentire un dolore all’anca. E credo che la colpa sia solo
mia: non avvertendo più alcun problema, mi sono buttata a capofitto anche in altre discipline impegnative, come ad esempio il crossfit, imponendo al mio fisico sforzi e movimenti forse eccessivi. Avrei dovuto intervenire ai primi nuovi sintomi, ma non l’ho fatto, lasciando aumentare il dolore sempre di più: al massimo mi riposavo qualche giorno, per poi tornare subito ad allenarmi appena me la sentivo. Soltanto un anno fa, non potendo più sopportare il dolore, ho ripreso a sottopormi regolarmente a sedute di tecarterapia, fisioterapia e ginnastica posturale, che stanno cominciando a sortire i loro effetti.
Dormo senza cuscino
E intanto metto in atto piccoli accorgimenti pratici, come dormire senza cuscino perché mi dà sollievo alla schiena e alle gambe, fare piccoli esercizi di stretching quando il fastidio aumenta e alternare continuamente, anche più volte al giorno, l’altezza dei tacchi delle scarpe, passando dalle sneakers al tacco alto a seconda di come mi sento. Insomma, sto finalmente imparando a fare attenzione a tutti i segnali che mi manda il corpo, anche i più piccoli. Senza più sottovalutare niente.
Roberta Lanfranchi (testimonianza raccolta da Grazia Garlando)
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