Sembra incredibile, ma c’è ancora chi crede che per la pulizia delle parti intime basti un po’ di acqua e un sapone qualunque. Ma c’è anche chi elimina fino all’ultimo pelo, chi ricorre al bidet con accanimento, chi utilizza acqua e bicarbonato. Nonostante le campagne informative e gli ammonimenti degli esperti, qualcuno attribuisce a questi gesti addirittura un potere preventivo nei confronti di gravidanze e malattie sessuali. La buona notizia è che l’attenzione è cresciuta: oggi ben il 94% delle donne ritiene l’igiene intima la routine di cura del corpo più importante, al pari della doccia e del lavaggio dei denti, rivela un sondaggio di Edelman per Mylan. Ma permane la vergogna di informarsi su quali siano le pratiche più corrette e i prodotti da usare: per il 57% i genitali sono ancora tabù, anche di fronte allo specialista. Il 66% non è a proprio agio a parlare “di certe cose”. Consigli di amici e passaparola battono le dritte dei professionisti (73% contro 65%). Social e internet sono interpellati da una donna su tre.
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Dilaga il fai-da-te, con pericolose conseguenze
«È provato dagli studi che il diffondersi di abitudini sbagliate, figlie di informazioni fuorvianti ricavate da fonti non scientifiche, è correlato con minori controlli ginecologici, maggior rischio di patologie genitali e di malattie sessualmente trasmesse, nonché diagnosi più tardive di queste ultime», spiega Alessandra Graziottin, direttore del centro di ginecologia dell’ospedale San Raffaele Resnati di Milano. «Al contrario, una buona qualità dell’igiene intima, sempre secondo le evidenze, è specchio di un rapporto equilibrato con il proprio corpo e la propria sessualità, anche di coppia». Le ricerche mostrano che chi la esegue correttamente è in buona salute, si sente a proprio agio con sé stessa e gli altri e ha una soddisfacente intimità. Per questo il 96% delle donne si preoccupa di insegnare le pratiche corrette anche ai bambini. Un aspetto importante, se si pensa che una scarsa igiene nel periodo che precede il menarca (la prima mestruazione) può condizionare la suscettibilità alle infezioni in futuro.
Le donne scelgono detergenti sbagliati
Errori e fake news arrivano innanzitutto da una scarsa conoscenza di sé. «Le donne chiamano “vagina” la vulva, confondendo i genitali esterni con un organo interno», prosegue Graziottin. «Si lavano più spesso del solito se sentono prurito o infiammazione (peggiorando la situazione) o dopo un rapporto non protetto, ma così facendo la lesione del film che protegge la cute e la mucosa, causata da lavaggi frequenti e aggressivi, aumenta la probabilità di aggressione dei germi. Scelgono detergenti profumati e schiumogeni, che sono quelli che allergizzano di più, oppure optano per prodotti naturali, convinti che siano più innocui, mentre sappiamo che essenze, profumi e tensioattivi aggressivi sono agenti irritanti comuni, nonché potenziali allergeni vulvari. Non è tutto: si depilano completamente “perché è più igienico”, mentre poche sanno che l’assenza di peli facilita l’aggressione da parte di agenti irritativi e infiammatori. Eliminarli raddoppia il rischio di bruciori, dolore vulvare e di infezioni, in particolare da Hpv, come indicano recentissimi studi scientifici, e aumenta il rischio di follicoliti e dermatiti». «Uno studio ha rilevato inoltre che le donne ricorrono all’igiene intima specialmente dopo situazioni specifiche come un rapporto sessuale, la defecazione o durante il ciclo mestruale: tutto corretto», aggiunge Filippo Murina, responsabile del servizio di patologia del tratto genitale inferiore dell’ospedale Buzzi – Università degli Studi di Milano. «Tuttavia, molte vi ricorrono anche “per sentirsi più fresche” e ciò spinge a scegliere prodotti che provocano un’eccessiva disidratazione. Altre hanno dichiarato di farlo per eliminare le fastidiose secrezioni vaginali, che tuttavia sono fisiologiche e rivestono un ruolo di protezione. Sottovalutate anche le finalità di questi gesti: l’igiene intima non è solo pulizia, ma serve a preservare le difese della pelle e a e supportare in caso di problematiche».
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Qual è il detergente ideale?
Ancora elevata (88%) la percentuale di chi usa prodotti generici, come bagnoschiuma o saponette. «Gli studi hanno dimostrato che questa consuetudine è all’origine di disturbi come secchezza, prurito, rossore, ma anche maggiore vulnerabilità alle infezioni», sottolinea Graziottin. Meglio un prodotto specifico. «I comuni saponi determinano una reazione di tipo basico e rischiano di alterare il pH della regione vulvare», chiarisce Murina. «Serve un detergente specifico per quest’area, con un pH acido tra 4,5 e 5 e dotato di proprietà lenitive e idratanti. Deve essere privo di conservanti, profumi o agenti battericidi. Ricordate: l’azione pulente non è proporzionale alla quantità di schiuma», sottolinea. Anche l’uomo può contrarre patologie di derivazione batterico-micotica a causa di scarsa o scorretta igiene intima. «La fisiologia delle sue parti intime è diversa da quella femminile, per esempio il pH è meno acido», ricorda Murina. «Quindi anche lui deve utilizzare prodotti ad hoc». Le formule di nuova generazione hanno attivi dalla certificata azione antibatterica, come il timolo, estratto da Thymus Vulgaris, efficace su diversi microorganismi (mentre lascia pressoché inalterato il Lattobacillus, che ricopre una funzione protettiva), ma anche su funghi come la Candida Albicans (che colpisce ben il 70-75% delle donne). Tra la erbe medicinali il timo è quella con più elevate capacità antiossidanti. Arricchiscono i formulati estratti vegetali dalle proprietà lenitive, calmanti ed emollienti come aloe vera, camomilla, calendula, fiori di tiglio e malva, ma anche acido lattico, allantoina e pantenolo ad azione idratante. Complessi di prebiotici e probiotici naturali vengono aggiunti per nutrire e proteggere i lattobacilli naturalmente presenti nella pelle. Il mercato offre una scelta vastissima, come regolarsi? Chiedendo al ginecologo: la scelta dipende da tanti fattori.
Ogni quanto lavarsi?
La frequenza ideale di lavaggi è di due-tre volte al giorno. Solitamente non serve la diluizione del prodotto, ma occhio alle dosi: ne basta una noce. Fondamentale la manovra di pulizia, da davanti a dietro e non viceversa per evitare la contaminazione vaginale da parte di microorganismi intestinali, seguita da un adeguato risciacquo e da un’accurata asciugatura (l’umidità favorisce la proliferazione batterica). «Alcune donne ricorrono in modo inappropriato a lavande e ovuli», spiega l’esperto. «Si tratta di una pratica dannosa, che distrugge i meccanismi fisiologici di protezione». Attenzione anche alle salviettine umidificate. «Sono impregnate di sostanze profumate e conservanti che espongono al rischio di dermatiti irritative e da contatto, inoltre il materiale che le compone può indurre microlesioni traumatiche di alcune aree della regione vulvare», conclude Murina. «L’uso deve essere limitato a particolari condizioni (come un lungo viaggio), con prodotti testati e acquistati in farmacia».
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