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Nicolas Vaporidis: «Soffro di demofobia, la gente mi fa paura»

«La gente mi terrorizza, non riesco a stare alle feste e nei luoghi affollati, rischio un attacco di panico»

«Il terrore è cominciato quando ero ragazzo: odiavo le discoteche», racconta Nicolas Vaporidis. «Crescendo, la nevrosi è peggiorata, non riesco proprio a stare alle feste o alle occasioni pericolose. La gente mi fa paura: soffro di demofobia. I miei amici sostengono che dovrei farmi curare…».

La gente mi fa paura
«Avete presente le piazze romane? Grandi, ariose, piene di ragazzi, allegria, casino. Nella città eterna si vive in strada, così si fa amicizia, così si passano i sabato sera.
O, meglio, li passano gli altri. Io in mezzo a quel delirio non posso stare. Non è che non voglia, non ci riesco proprio. Sono agghiacciato dalla folla, la gente mi terrorizza.

Gruppo San Donato

No, fermi, cosa state pensando? Non è il capriccio della star che non vuole concedersi
ai fan perché sennò la stropicciano troppo. La mia è una paura vera, una di quelle cose che ti rendono la vita un inferno se non impari a gestirle. Sono demofobico, per usare la parola giusta.

È cominciata da ragazzino. Esempio: odiavo le discoteche con le sale anni Ottanta, quelle gremite di gente dove, appena ti giri e molli gli amici, perdi il senso dell’orientamento. Gli altri ballavano, io mi irrigidivo. Mi trasformavo in un altro: prima scorbutico, infastidito, quindi schiavo della paura, bloccato.

La nevrosi è peggiorata
Crescendo, la nevrosi è peggiorata. E il successo di Notte prima degli esami mi ha messo alle strette. Vale a dire: per lavoro, per contratto, perché questo è il mio ruolo, ci sono circostanze che non posso evitare.

Prima di una conferenza stampa, dove so che incontrerò persone estranee, in uno spazio che percepisco come nemico, devo respirare profondamente per convincermi che non mi succederà nulla e che finirà presto.

Se mi impegno, riesco pure a trasformare le immersioni in pubblico in esperienze adrenaliniche, che mi danno emozioni bellissime. Purtroppo capita in casi rari.
A volte la situazione degenera. Come agli Mtv music awards, nel 2007.

Ottantamila persone e io lì come in vetrina, con chissà quanti occhi addosso e un nodo alla gola. Ragazzi, ho avuto come un attacco di panico. Minuti di paura. Sudore freddo, voglia di scappare. Per fortuna i produttori e quelli che gestiscono la promozione dei miei film hanno imparato presto quali sono i miei limiti, hanno verificato loro stessi le mie reazioni e sanno che non scherzo quando dico che in un posto del genere io sto male. Male davvero.

Se uno sconosciuto mi toccasse perderei le staffe
Dopo quell’episodio ho detto stop a tutte le occasioni potenzialmente pericolose, sia nella vita pubblica che in quella privata.

Non mi parlate di feste da cento persone in una sala. Se ci andassi, finirei per passare per lo stronzo di turno. Quello che si guarda attorno sospettoso, teso come una corda di violino, impacciato. Quello che fatica a salutare e che non sorride. Ma per me è un meccanismo inconscio, di difesa. Se un estraneo avesse la pessima idea di toccarmi, di richiamare la mia attenzione in modo un po’ brusco o impetuoso, rischierei di scattare, di perdere le staffe come un cavallo chiuso in un recinto.

Non è che me la tiro. È che vivo meglio se non ci finisco in un posto così. Gli amici dicono che mi dovrei far curare. Per adesso non se ne parla. Riesco a gestire queste minicrisi, ce la faccio ad autoregolarmi. Non ho mai pensato di prendere psicofarmaci, e non parlatemi di lettino alla Woody Allen. Temo che se entrassi in terapia da un analista perderei una parte di me. Chissà, magari anche la più preziosa. Per adesso, Nicolas si va bene così, con le sue paranoie. Poi si vedrà».

Nicolas Vaporidis

Testimonianza raccolta da Francesca Gambarini nel marzo 2009 per OK La salute prima di tutto

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