L’osteopatia può rappresentare una soluzione efficace nel miglioramento delle condizioni cliniche dei bambini prematuri, sia durante il ricovero sia dopo la dimissione. A ribadirlo in occasione della Giornata Mondiale della Prematurità del 17 novembre è il ROI – Registro degli Osteopati d’Italia, la più rappresentativa e storica associazione di categoria in Italia con oltre 4.000 iscritti. Oggi, infatti, sono sempre di più gli osteopati presenti all’interno delle strutture ospedaliere pubbliche, che lavorano in sinergia con gli altri professionisti sanitari dell’area pediatrica.
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I benefici dell’osteopatia sui neonati prematuri
Stando all’ultimo rapporto sull’evento nascita in Italia, a cura dell’Ufficio di Statistica del Ministero della Salute, nel 2019 sono nati, nel nostro Paese, 421.913 bambini: di questi, il 6,7% sono venuti al mondo pre-termine (poco più di 28.200 casi). I nati prima del termine incidono sulla mortalità neonatale per il 50% e su quella infantile per il 40%, con un forte impatto sul Servizio Sanitario Nazionale.
«Il miglioramento della qualità di vita nel prematuro è stato definito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità un obiettivo essenziale da raggiungere entro il 2035», interviene Paola Sciomachen, Presidente del ROI. «Diverse pubblicazioni scientifiche riportano che con il trattamento manipolativo osteopatico è possibile ottenere un miglioramento clinico evidente per questi bambini, accorciandone i tempi di degenza in terapia intensiva neonatale». Alcuni studi hanno evidenziato un aumento del peso ponderale dei bambini trattati con una conseguente riduzione dei tempi di permanenza in ospedale. Nei reparti di terapia intensiva neonatale l’osteopatia si è rivelata molto utile per cercare di aumentare le performance di tipo respiratorio e gastro-intestinali e nel trattamento delle particolari posture che assumono i bambini che stanno molto tempo all’interno delle incubatrici in posizioni obbligate.
Un percorso che prosegue anche a casa
La gestione del prematuro prosegue spesso anche dopo le dimissioni dal reparto, per il trattamento di alcuni degli esiti più frequenti legati alla prematurità quali plagiocefalie e dismorfismi cranici posizionali, asimmetrie posturali infantili, coliche e reflussi, disturbi respiratori e promozione del corretto sviluppo neuromotorio.