La battaglia più dura del campione di nuoto Luca Marin? Quella contro la vitiligine, la malattia della pelle che lo condiziona da quando aveva 11 anni. Ecco cosa ha raccontato a OK Salute e Benessere.
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Mia mamma si è accorta che non mi abbronzavo in maniera omogenea
Una chiazza di pelle più chiara sulla fronte. Un ciuffo di capelli bianchi sulla mia testa corvina. La paura di vedere in poco tempo il mio corpo coprirsi di macchie. Così, a 11 anni, è iniziata la mia battaglia contro la vitiligine. La prima ad accorgersi di quelle macchie, che si manifestavano soprattutto in estate, è stata mia madre. Già, perché io, abituato a trascorrere giornate intere nelle spiagge del ragusano, avevo una larga zona della fronte che non si abbronzava nemmeno sotto il nostro solleone.
Per curare la vitiligine ho iniziato a fare lampade con raggi ultravioletti e ad applicare creme
È stato un dermatologo di Catania, dove mia mamma mi ha accompagnato per una visita approfondita, a diagnosticarmi la vitiligine. I melanociti, cellule presenti nella pelle, non producono più la melanina, la sostanza da cui dipende la pigmentazione. Fortunatamente sapevamo già di cosa si trattasse, visto che anche alcuni miei cugini hanno lo stesso problema. Ho cominciato a seguire una terapia con frequenti sedute sotto i raggi ultravioletti e l’applicazione di creme, talune al cortisone. Ogni mese, poi, mi recavo a Catania dal dermatologo per accertarmi che la malattia non progredisse. Perché lo specialista era stato chiaro: dalla vitiligine non si guarisce. Avrei solo potuto evitare che le macchie si estendessero ad altre zone del corpo.
Durante l’adolescenza mi sono sentito a disagio
I primi anni non facevo troppo caso alla vitiligine, poi, verso i 17, ho cominciato a sentirmi a disagio. Lo ammetto, sono vanitoso e tengo al mio aspetto. In quel periodo alcuni miei amici hanno iniziato a chiamarmi «dalmata», come i cani della Carica dei 101. Così non ci ho pensato due volte e mi sono deciso a tingermi quella macchia di capelli bianchi sulla tempia destra. Non che le ragazze mancassero o che qualcuna mi abbia mai messo in imbarazzo. Il bisogno di sentirmi uguale agli altri nasceva dentro di me.
La vitiligine non è progredita negli anni
Oggi, a distanza di anni dalla diagnosi di vitiligine, posso ritenermi fortunato perché il mio problema è limitato. Purtroppo conosco persone che hanno intere zone del viso e delle mani completamente decolorate, mentre i miei disturbi sono relativamente lievi. Inoltre, con il tempo, quella della lampada è diventata un’abitudine più che un fastidio. Tanto è vero che la malattia non è progredita, le dimensioni della macchia sulla fronte e della mia chiazza canuta sui capelli sono rimaste le stesse. Adesso, addirittura, il colore della pelle della fronte si sta uniformando con quello del resto del viso. E da qualche anno ho deciso di smettere di tingermi i capelli.
Luca Marin