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Lorella Cuccarini: «Quando rimango seduta a lungo sono dolori»

Anni di danza possono portare la cartilagine delle ginocchia all'usura. Unico rimedio per frenarla: integratori e moderata attività fisica.

Se c’è qualcosa che proprio non è nella mia indole, è la vita sedentaria. Ballo da quando avevo nove anni. Con il tempo, ho aggiunto ai già lunghi e intensi allenamenti quotidiani, anche un bel po’ di palestra e di corsa all’aria aperta. E adesso, a un passo dai cinquant’anni, il mio fisico ha cominciato a presentarmi il conto. La cartilagine delle mie ginocchia si sta usurando. Anche se per fortuna in maniera ancora del tutto gestibile.

Ho cominciato ad accorgermene un paio d’anni fa, notando che sempre più spesso mi accadeva qualcosa di strano. Potevo fare lunghe ore di attività fisica senza alcun problema. Ma quando smettevo e, nel giro di qualche ora, i muscoli si raffreddavano, venivo colpita da un fastidioso disturbo proprio in corrispondenza delle ginocchia. Non un dolore, piuttosto una sorta di insofferenza fisica che mi imponeva innanzi tutto di stendere le gambe per procurarmi un po’ di sollievo. E poi di alzarmi e camminare. Cosa decisamente problematica e irritante nel caso, per esempio, di una serata al cinema, o di spostamenti in auto neppure troppo lunghi. Tanto che il primo vero campanello d’allarme è suonato proprio in un’occasione simile. Ero andata a teatro per godermi serenamente lo spettacolo di un collega. Ma a pochi minuti dall’inizio, lo spazio ristretto tra le due file di sedute che mi costringeva a tenere le gambe molto piegate ha iniziato a provocarmi una sorta di frenesia incontrollabile. Ovviamente non potevo stenderle, né muoverle senza alzarmi continuamente. Ho sopportato e resistito, ma è stato un vero supplizio. E così, quando il disturbo ha iniziato a manifestarsi con sempre maggiore frequenza e intensità, ho deciso che non potevo più ignorarlo.

Gruppo San Donato

Alla mano esperta dell’ortopedico è bastato tastarmi le ginocchia per capire di cosa si trattava. Ma mi ha comunque sottoposta a una serie di ecografie che non hanno lasciato dubbi: usura delle cartilagini articolari. Vale a dire, un processo degenerativo che le rende sempre più sottili e inconsistenti, aggravato dalla loro scarsissima capacità di rigenerazione. Nel mio caso, dovuta indubbiamente alle sollecitazioni e al sovraccarico a cui le sottopongo da sempre. Mi ha spiegato che con il mio lavoro ho costretto il mio fisico a un carico di stress superiore ai livelli di norma, e che questa non era che l’inevitabile conseguenza. Per questo sembra quasi paradossale che, invece di impedirmi di muovermi, mi renda difficile stare a riposo. Ma tant’è.

Lo specialista mi ha prescritto delle bustine di integratori che assumo tuttora in cicli di tre mesi per due volte all’anno: servono a rafforzare la cartilagine e a rallentare il processo di usura. E ovviamente mi ha esortato a darmi una regolata con l’attività fisica. Che è sempre salutare, ma solo se praticata nel rispetto del proprio fisico. Devo farlo, se non voglio, in futuro, andare incontro a uno stop forzato. E conoscendo ormai alla perfezione i segnali che mi manda il mio corpo quando esagero, e le differenze con cui risponde rispetto al passato, sto imparando a gestire la situazione con una certa abilità.

Tanto per cominciare, ho rinunciato a correre tutti i giorni: me lo concedo solo un paio di volte alla settimana. Gli altri giorni vado in palestra, dove mi dedico maggiormente a far lavorare gli altri gruppi muscolari, come braccia o addominali, o agli esercizi di danza come la sbarra a terra. Attualmente, poi, sono impegnata nelle prove del musical Rapunzel, che debutterà il 18 dicembre al Teatro Brancaccio di Roma, ma fortunatamente il mio ruolo non richiede sforzi coreografici particolari. Come del resto, avendo lavorato in questi ultimi due anni soprattutto come conduttrice, ripercussioni a livello professionale non ne ho mai avute. Naturalmente continuo a sottopormi a controlli periodici. Non voglio certo rischiare che l’usura degeneri in artrosi, come può capitare nei casi più estremi. Perché se ho una certezza nella vita, è che finché potrò non smetterò mai di ballare.

Lorella Cuccarini

[da Ok Salute e Benessere, dicembre 2014 – testimonianza raccolta da Grazia Garlando]

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