Ho appreso di avere un tumore benigno al cervello nel 2007, a 30 anni, quando finalmente mi sono sottoposta a una visita medica specialistica. Da un anno, ormai, soffrivo di frequenti mal di testa, perenne stanchezza e sensazione di mancamento. Disturbi mai provati prima che, con il passare del tempo, invece di risolversi, o quanto meno ridursi, si erano fatti sempre più insistenti e invalidanti.
All’inizio non volevo andare dal medico
Perché ho aspettato tanto a fare un controllo? Perché il mio compagno di allora sdrammatizzava: secondo lui stavo benissimo, dovevo solo riposare di più. E io, ingenuamente, gli davo retta: non avevo ancora capito di avere accanto un narcisista, che tra l’altro mi aveva anche allontanato dalla famiglia e dagli amici, privandomi di qualunque ulteriore confronto. E pensare che, per fare un figlio con lui, mi ero presa persino una pausa dalla musica… Che errore! Sono stata sciocca e incosciente: non mi sono preoccupata nemmeno quando ho iniziato a gonfiarmi come un palloncino e a vedere doppio. È stata solo la scomparsa del ciclo mestruale ad aprirmi gli occhi: a quel punto non potevo più trascurare il problema.
Poi è arrivata la batosta
La diagnosi è arrivata con la risonanza magnetica con mezzo di contrasto liquido: si trattava di un prolattinoma, o adenoma ipofisario, un tumore benigno dell’ipofisi, una piccola ghiandola situata alla base del cervello. Ero scioccata, terrorizzata, incredula. Per fortuna il mio oncologo è stato bravissimo, sensibile e attento. Mi ha spiegato che la caratteristica peculiare di questo tumore è quella di produrre una quantità eccessiva di prolattina, il cui effetto principale è la diminuzione dei livelli degli estrogeni nelle donne. Ecco perché era insorta l’amenorrea!
Ho iniziato la cura farmacologica
Nonostante mi avesse suggerito di trattare il prolattinoma con un cliclo di radioterapia, io mi sono rifiutata. Non so esattamente perché, ma ero sicura che sarei guarita anche solo con l’ausilio della terapia farmacologica. E per fortuna avevo ragione. Ho iniziato quindi a prendere una pillola, un equilibratore ormonale, e a fare controlli ogni sei mesi. La lotta contro il tumore è stata lunga e faticosa, soprattutto sul piano morale. Ma grazie alla forza della fede e al sostegno della famiglia e degli amici, con cui ho recuperato i rapporti dopo aver lasciato il mio fidanzato, non sono caduta vittima della depressione. Chi la dura la vince, recita un proverbio. Ecco, io ci credo. E infatti, finalmente, se non erro nel 2012, ho ricevuto la bella notizia: l’adenoma ipofisario era scomparso! Non sono mai stata tanto felice nella mia vita: mi sono sentita miracolata. Ricordo che la notte precedente avevo
sognato Padre Pio e Papa Wojtyla, un segno premonitore.
Ho anche ripreso a fare sport
Detto questo, a parte i controlli che devo fare con regolarità e questa pillola che comunque devo prendere, la mia vita non è cambiata molto. Per recuperare il peso forma mi sono affidata a un nutrizionista che mi ha prescritto una dieta ad hoc e fornito alcune indicazioni di massima per un regime alimentare sano. Così da qualche anno evito dolci e alcolici, consumo poca carne, pizza e carboidrati e mangio tanto pesce e verdura. Anche lo sport è un toccasana: da ragazza ho praticato danza, pallavolo e tennis. Oggi cammino molto e mi alleno in palestra anche quattro volte alla settimana. Risultato? Gli esiti degli ultimi esami sono andati bene. Insomma, sono stata fortunata, anche se forse non potrò avere figli, e la mia esperienza mi ha fatto capire quanto sia importante la prevenzione. Sempre, fin da giovani. Lettori, mi raccomando, non seguite il mio esempio, fatevi controllare con regolarità e rivolgetevi subito al medico se notate dei malesseri anomali. A me è andata bene, ma ho rischiato grosso.
Lisa (testimonianza raccolta da Nicole Cavazzuti per OK Salute e Benessere)
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